Il cententenario della nascita di don Lorenzo Milani è l'occasione per parlare di scuola e, con la scuola, del disagio, degli studenti e pure dei docenti
Spargeva seme buono, don Tonino Bello. Quello serve che a noi, suoi giovani, che il cambiamento d'epoca dobbiamo attraversarlo.
Anche in una festa che sembra mettere a tema la geografia, si può provare a parlare di tempo e storia. Lo spunto viene dall'annuncio del giorno di Pasqua.
La provvisorietà di quanto si realizza sulla scena del mondo. La rinuncia a imporre sempre la propria cifra. Interrogativi e pensieri in libertà, suscitati da un dettaglio del Giudizio Universale di Giotto
Lo stesso epiteto, che il graffito blasfemo associa al Messia crocifisso, ritorna oggi, riferito a chi sradica i santi segni cristiani, portandoli fuori del contesto della fede. Che guazzabuglio è la storia…
“Oltre a buongiorno e buonasera, esclamavi sempre 'evviva', come se anche solo l'incontrarsi fosse già una vittoria”(G. Sassoli). È solo fame di incontri? Oppure 'evviva' ci risuona bellissimo perché siamo “persone”, perché “esistiamo davvero” solo nella relazione con gli altri?
"Ma comprendiamo bene che cosa significa che Gesù Cristo è Re e Signore?"
Come ci ricordano le parole di Quasimodo, siamo sempre la stessa generazione, alle prese con tribolazioni, angoscia e segni da scrutare, in attesa del convenire dei giusti dai quattro venti
Gesù pronuncia parole sferzanti nei riguardi degli scribi. Dovunque ci si piazzi, tra i notabili o tra quelli che, in qualche modo, se li tengono buoni, oggi potremmo uscirne con l'impressione di non essere all'altezza della situazione.
Gesù accoglie ed integra il comandamento antico di amare Dio. Il comandamento, insistente come un martellamento, si apre con l'invito all'ascolto, che ci rinvia alla stagione sinodale.
Ci troviamo al ciglio della strada, o sprofondati sul divano. Speriamo di cogliere le molte occasioni di rialzarci e rimetterci in cammino.
Il servo prende atto dello squilibrio e lo accentua a suo svantaggio. Il servo prende la croce che nessuno si prende; ed è perfettamente consapevole che i dritti quella croce non la toccheranno con un dito. Ma se non ci fossero servi ...
L’abbandono dai beni terreni sembra essere l’ultimo gradino della morale: oltre le richieste del Decalogo, la “perfezione”. Ma chi sono i chiamati a questa perfezione? Tutti o solo alcuni? In che forme?
Non siamo obbligati a stare insieme, ma da soli non stiamo bene, e non possiamo stare bene solo noi.
Siamo “condannati” a camminare sempre su un doppio binario: da una parte il carattere persino inconsapevole della testimonianza, dall’altra il richiamo al nome di Gesù; in mezzo c’è la varietà delle forme, suggerita dalla fantasia dello Spirito Santo.
La cronaca e la vita quotidiana ci provocano, ci aprono gli occhi, ci interpellano e ci mettono in crisi. L'attenzione e l'inquietudine sono i primi atteggiamenti necessari. Ma possono bastare?
Il discorso sull’identità di Gesù ci ha accompagnato per diverse settimane e finalmente siamo chiamati in causa. Ma sappiamo che non sarà semplicemente questa risposta a decidere della nostra vita: la risposta conta, ma insieme alle opere che le corrispondono.
Forse è proprio attraversando le moderne Decapoli in compagnia di Gesù che otteniamo la grazia di ascoltare e la grazia di parlare.
Sono severe le parole del Signore nei riguardi di chi riduce la fede alle pratiche religiose. Ma anche questo binomio finisce per stare stretto.
Parole cesellate nel memorabile scambio di battute tra Gesù e Simon Pietro, ma il vissuto è molto più ricco di chiaroscuri. Il brano di Paolo agli Efesini ha echi di attualità e ci provoca sul modo in cui leggiamo la Scrittura
Celebrazione del mistero glorioso dell'Assunzione: le letture proiettano un evento del passato al futuro di tutta l'umanità, ma intanto sollecitano attenzione e impegno nel presente.
C'è la mormorazione di chi la sa lunga. E ci sono le parole di Elia che, prima o poi, sono parole di tutti. La confessione di debolezza non rimane inascoltata e riapre il cammino, che è missione.
Una frase attesa, dopo il tran tran dei mesi lavorativi. Non importa a chi sia rivolta, perché, in definitiva, è rivolta a tutti. Ma spicca anche l'atteggiamento del Pastore, con dedizione instancabile ai bisogni di chi gli sta accanto.
La missione dei Dodici, tutta nella logica dell'incarnazione. E poi il grande inno tratto dalla Lettera agli Efesini con il mistero di ricondurre ogni cosa al Cristo, un mistero così grande da trascendere tutti i piccoli progetti di instaurazione della cristianità.
Accettare il cambiamento inatteso come parte della "fisiologia cristiana" e, connesso a questo, accettare la provocazione della profezia e poi, magari, farsi profeti.
Può avere qualche senso leggere il vangelo di oggi con la lente deformante (o rivelatrice) del rotocalco?
I discepoli invocano il Maestro, che, stranamente, dorme. Un maestro può insegnare a prendere la rotta giusta, a navigare anche con venti contrari, a venir fuori dalle secche o a vincere la deriva. Ma nella tempesta?
E' possibile che l'Eucaristia, fonte e culmine della vita cristiana, si trovi esposta al rischio di passare in secondo piano, non nel dibattito teologico, ma nella sensibilità del cristiano "ordinario"?
Per quanto sia eccedentemente luminoso il mistero, "in casa Trinità abitiamo pure noi"
Agli apostoli è richiesto di aspettare il dono dello Spirito. Anche a noi può essere richiesto di attendere che questo dono fruttifichi. Ma, d'altra parte, non dobbiamo neanche indugiare nel Cenacolo.
Con l'ascensione si chiudevano gli anni più straordinari nella storia dell’umanità, perché il Dio dei cieli aveva calcato i sentieri della Palestina. Eppure, nel Vangelo, c’è l’annuncio di qualcosa ancor più straordinario...
Il racconto degli Atti ci ricorda che le prudenze, per quanto fondate, non devono mai mettere a tacere gli input e le domande
Un pochino me lo chiedo se lo sentiamo come un graffio che sanguina il dolore per i tanti che, alla spicciolata, si allontanano dalle nostre comunità...
Un incontro, tra già e non ancora (cioè di Avvento), per le strade di Bari.
Nel giorno in cui si fa memoria degli Angeli Custodi, un ricordo delle vacanze appena trascorse in Abruzzo. E cosa possono suggerire tre angeli in una chiesa non più in uso
Uno spazio di origine religiosa, anche non (più) occupato, se trattato con rispetto, nel segno della bellezza, può (ri)svegliare nelle persone domande e consapevolezze
Prima che passi la settimana del seminatore, ancora qualche parola su una delle parabole più famose, sperimentata in casa.
Un dialogo in famiglia, un canto "vintage", parole da prendere sul serio
Al termine della "Settimana italiana dell'Insegnante", raccontare come vanno le cose in un settore solo a parole strategico può essere utile per quando si tornerà alla normalità.
Con la quarantena le nostre case erano come navi bloccate in rada, ora che tutto volge al termine, ci volgiamo indietro ....
L'Amazzonia, tanto lontana, ci sfida a fare un passo in avanti, anzi in profondità, nella fede... i "temi amazzonici" rimangono come richiamo alle nostre responsabilità, sociali e rispetto al mondo che abitiamo.
Chi ascolta il vicino nelle sale di aspetto, chi offre ospitalità agli amici, chi anima le serate quando la conversazione in famiglia langue, chi fa da tramite tra condomini che non si parlano: non sono questi i tanti ministeri complicati che si esercitano tra casa e lavoro?
esiste uno spazio per dirsi le cose come vanno e come stanno? Potrebbe essere lo spazio della parresia, del parlarsi con il cuore in mano, con il fuoco della passione
Questa dolcissima Madonna con Bambino del Bergognone racconta diverse storie. Almeno tre.
Se la fame dell'uomo a piedi conti più della fame dell'uomo in bici rimane domanda senza risposta
"Uno davanti al quale ci si copre la faccia... uno che fa ribrezzo a guardarlo...". E finalmente è stato il mio turno, e ho guardato.
La messa per obbedienza al precetto, magari un po' svogliata, con l'occhio all'orologio, mi sembra un'interessante metafora della ferialità della vita cristiana. Una cosa all'antica: attendere con (santa) perseveranza ai doveri del proprio stato.
Possiamo fare a meno della grammatica? Possiamo lasciare le giovani generazioni a digiuno di grammatica? Ma esiste una sola grammatica? Forse dobbiamo fare proprio come lo scriba di Mt 13,52
Nella notte può capitare di dover condividere il dolore altrui. E sembra di tornare proprio a quella notte, nell'orto degli ulivi
Un "Santo" celeberrimo e il suo ripiegamento musicale come metafora???
È solo splendore il creato? E che dire del dolore dell'uomo, del dolore innocente? Misterioso è il disegno di salvezza
Breve cronaca di un evento, una galleria di immagini ed una preghiera: che quando la parola è estenuata, o involuta, o inadeguata, il nodo della lingua si sciolga nei gesti; che, nel Tempo Ordinario, a parlare siano i gesti che fanno belle e credibili le persone.