"Noi crediamo" diceva il Simbolo di Nicea. Forse si sottolineava un’identità collettiva che si sentiva assediata dalle eresie. Oggi potrebbe ricordarci che la fede di uno supplisce ai dubbi dell’altro, ed è così anche per le altre virtù. In breve “Comunione dei (beni) santi".
Un abbraccio tra fratelli, L.M. e R.F. Prevost, e i giornali hanno titolato "accantonamento del cerimoniale".
Gli abbracci non fanno forse parte della normalità dell'umano, l'umano che il Verbo ha voluto fare totalmente proprio, eccetto il peccato, e divenuto "via della Chiesa"?
Leggendo tra le righe il messaggio che il Presidente Trump manda al nuovo Papa
Non sarà la distanza tra la sua visione pastorale e il nostro cristianesimo - di rendita e di tradizioni - un marchio di autenticità della voce dello Spirito che ci chiede di uscire dalla bolla delle nostre abitudini?
Più che una Via Crucis, spigolature, contaminate con frammenti dei giorni nostri.
La notizia di un'ordinazione episcopale, in Algeria, è l'occasione per qualche riflessione sulla vita delle comunità cristiane, qui in Europa, nella prospettiva offerta dalle terre di missione.
Una musica che ti entra nella testa, la suggestione di un titolo e un occhio al calendario. Quasi una sceneggiatura...
Preso atto che nessuno potrà dirsi testimone perfetto della Parola, per tutti consegue l’invito a prendere la parola nei vari contesti, senza troppe esitazioni.
Ammesso che per davvero si riesca ad amare il prossimo, amare Dio vorrà pur dire qualcosa in più. Cosa vuol dire per me, che dico di averlo conosciuto?
Non sarà che talvolta, per occuparsi della fede e della Chiesa, si trascura il resto, quello che attiene “a Cesare”, le responsabilità rispetto alla città degli uomini?
Ci viene chiesto di entrare nel "mood" della festa, perché è una festa universale, ma non da cialtroni. E, dopo che si è entrati, far entrare gli altri e combattere la tentazione della sciatteria
L’esperienza di rimanere delusi è abbastanza comune nelle nostre vite, tanto più nelle esperienze educative, in cui ci prendiamo cura degli altri.
La parabola dei due figli inviati alla vigna si comprende facilmente. Invece la precedenza assicurata ai pubblici peccatori lascia un minimo interdetti
La parabola dei "lavoratori a giornata" si conclude con il celebre motto su primi ed ultimi. Un libro pubblicato da un amico di questo blog ci presenta una galleria di piccoli cristiani. Saranno loro i primi?
E' esperienza comune che la misericordia del Padre (del padrone, nella parabola) non trabocchi facilmente nei rapporti tra i figli.
Il metodo della correzione come contrappeso all’irruenza dei profeti. Ma soprattutto il processo che conduce al con-sentire (conservando la pluralità delle voci)
Da una parte il potere di seduzione della Parola, e il primato che ne consegue. Dall'altra l'urgenza di prenderla, la parola, assumendo i rischi che da ciò conseguono.
Nel mandato conferito a Pietro la manifestazione di una Sapienza che ci trascende
Il cententenario della nascita di don Lorenzo Milani è l'occasione per parlare di scuola e, con la scuola, del disagio, degli studenti e pure dei docenti
Spargeva seme buono, don Tonino Bello. Quello serve che a noi, suoi giovani, che il cambiamento d'epoca dobbiamo attraversarlo.
Anche in una festa che sembra mettere a tema la geografia, si può provare a parlare di tempo e storia. Lo spunto viene dall'annuncio del giorno di Pasqua.
La provvisorietà di quanto si realizza sulla scena del mondo. La rinuncia a imporre sempre la propria cifra. Interrogativi e pensieri in libertà, suscitati da un dettaglio del Giudizio Universale di Giotto
Lo stesso epiteto, che il graffito blasfemo associa al Messia crocifisso, ritorna oggi, riferito a chi sradica i santi segni cristiani, portandoli fuori del contesto della fede. Che guazzabuglio è la storia…
“Oltre a buongiorno e buonasera, esclamavi sempre 'evviva', come se anche solo l'incontrarsi fosse già una vittoria”(G. Sassoli). È solo fame di incontri? Oppure 'evviva' ci risuona bellissimo perché siamo “persone”, perché “esistiamo davvero” solo nella relazione con gli altri?
"Ma comprendiamo bene che cosa significa che Gesù Cristo è Re e Signore?"
Come ci ricordano le parole di Quasimodo, siamo sempre la stessa generazione, alle prese con tribolazioni, angoscia e segni da scrutare, in attesa del convenire dei giusti dai quattro venti
Gesù pronuncia parole sferzanti nei riguardi degli scribi. Dovunque ci si piazzi, tra i notabili o tra quelli che, in qualche modo, se li tengono buoni, oggi potremmo uscirne con l'impressione di non essere all'altezza della situazione.
Gesù accoglie ed integra il comandamento antico di amare Dio. Il comandamento, insistente come un martellamento, si apre con l'invito all'ascolto, che ci rinvia alla stagione sinodale.
Ci troviamo al ciglio della strada, o sprofondati sul divano. Speriamo di cogliere le molte occasioni di rialzarci e rimetterci in cammino.
Il servo prende atto dello squilibrio e lo accentua a suo svantaggio. Il servo prende la croce che nessuno si prende; ed è perfettamente consapevole che i dritti quella croce non la toccheranno con un dito. Ma se non ci fossero servi ...
L’abbandono dai beni terreni sembra essere l’ultimo gradino della morale: oltre le richieste del Decalogo, la “perfezione”. Ma chi sono i chiamati a questa perfezione? Tutti o solo alcuni? In che forme?
Non siamo obbligati a stare insieme, ma da soli non stiamo bene, e non possiamo stare bene solo noi.
Siamo “condannati” a camminare sempre su un doppio binario: da una parte il carattere persino inconsapevole della testimonianza, dall’altra il richiamo al nome di Gesù; in mezzo c’è la varietà delle forme, suggerita dalla fantasia dello Spirito Santo.
La cronaca e la vita quotidiana ci provocano, ci aprono gli occhi, ci interpellano e ci mettono in crisi. L'attenzione e l'inquietudine sono i primi atteggiamenti necessari. Ma possono bastare?
Il discorso sull’identità di Gesù ci ha accompagnato per diverse settimane e finalmente siamo chiamati in causa. Ma sappiamo che non sarà semplicemente questa risposta a decidere della nostra vita: la risposta conta, ma insieme alle opere che le corrispondono.
Forse è proprio attraversando le moderne Decapoli in compagnia di Gesù che otteniamo la grazia di ascoltare e la grazia di parlare.
Sono severe le parole del Signore nei riguardi di chi riduce la fede alle pratiche religiose. Ma anche questo binomio finisce per stare stretto.
Parole cesellate nel memorabile scambio di battute tra Gesù e Simon Pietro, ma il vissuto è molto più ricco di chiaroscuri. Il brano di Paolo agli Efesini ha echi di attualità e ci provoca sul modo in cui leggiamo la Scrittura
Celebrazione del mistero glorioso dell'Assunzione: le letture proiettano un evento del passato al futuro di tutta l'umanità, ma intanto sollecitano attenzione e impegno nel presente.
C'è la mormorazione di chi la sa lunga. E ci sono le parole di Elia che, prima o poi, sono parole di tutti. La confessione di debolezza non rimane inascoltata e riapre il cammino, che è missione.
Una frase attesa, dopo il tran tran dei mesi lavorativi. Non importa a chi sia rivolta, perché, in definitiva, è rivolta a tutti. Ma spicca anche l'atteggiamento del Pastore, con dedizione instancabile ai bisogni di chi gli sta accanto.
La missione dei Dodici, tutta nella logica dell'incarnazione. E poi il grande inno tratto dalla Lettera agli Efesini con il mistero di ricondurre ogni cosa al Cristo, un mistero così grande da trascendere tutti i piccoli progetti di instaurazione della cristianità.
Accettare il cambiamento inatteso come parte della "fisiologia cristiana" e, connesso a questo, accettare la provocazione della profezia e poi, magari, farsi profeti.
Può avere qualche senso leggere il vangelo di oggi con la lente deformante (o rivelatrice) del rotocalco?
I discepoli invocano il Maestro, che, stranamente, dorme. Un maestro può insegnare a prendere la rotta giusta, a navigare anche con venti contrari, a venir fuori dalle secche o a vincere la deriva. Ma nella tempesta?
E' possibile che l'Eucaristia, fonte e culmine della vita cristiana, si trovi esposta al rischio di passare in secondo piano, non nel dibattito teologico, ma nella sensibilità del cristiano "ordinario"?
Per quanto sia eccedentemente luminoso il mistero, "in casa Trinità abitiamo pure noi"
Agli apostoli è richiesto di aspettare il dono dello Spirito. Anche a noi può essere richiesto di attendere che questo dono fruttifichi. Ma, d'altra parte, non dobbiamo neanche indugiare nel Cenacolo.
Con l'ascensione si chiudevano gli anni più straordinari nella storia dell’umanità, perché il Dio dei cieli aveva calcato i sentieri della Palestina. Eppure, nel Vangelo, c’è l’annuncio di qualcosa ancor più straordinario...
Il racconto degli Atti ci ricorda che le prudenze, per quanto fondate, non devono mai mettere a tacere gli input e le domande
Un pochino me lo chiedo se lo sentiamo come un graffio che sanguina il dolore per i tanti che, alla spicciolata, si allontanano dalle nostre comunità...
Un incontro, tra già e non ancora (cioè di Avvento), per le strade di Bari.
Nel giorno in cui si fa memoria degli Angeli Custodi, un ricordo delle vacanze appena trascorse in Abruzzo. E cosa possono suggerire tre angeli in una chiesa non più in uso
Uno spazio di origine religiosa, anche non (più) occupato, se trattato con rispetto, nel segno della bellezza, può (ri)svegliare nelle persone domande e consapevolezze
Prima che passi la settimana del seminatore, ancora qualche parola su una delle parabole più famose, sperimentata in casa.
Un dialogo in famiglia, un canto "vintage", parole da prendere sul serio
Al termine della "Settimana italiana dell'Insegnante", raccontare come vanno le cose in un settore solo a parole strategico può essere utile per quando si tornerà alla normalità.