Rendete dunque a Cesare…

Non sarà che talvolta, per occuparsi della fede e della Chiesa, si trascura il resto, quello che attiene “a Cesare”, le responsabilità rispetto alla città degli uomini?
22 Ottobre 2023

Il contesto dell’episodio evangelico è sempre lo stesso: scintille tra Gesù e le autorità, in prossimità della cattura e della condanna a morte. Nel corso di questi episodi che stiamo leggendo, di domenica in domenica, si presentano insegnamenti passati “in letteratura”, come il detto «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Il tema si presta a sviluppi molto ricchi, in tante direzioni diverse. Anzitutto l’opportuna distinzione tra la religione e la politica, tra la fede tutto il resto; realtà terrene con legittimi ordinamenti propri, aggiungerà il Concilio Vaticano II (GS, n. 76 riguardo la politica, n. 36 riguardo la cultura e le scienze). Autonomia rivendicata dal pensiero laico non credente, autonomia rivendicata nell’operato dei laici credenti.

Le mie spigolature rimangono, come sempre, terra terra. Ammesso, ovviamente, che Dio ha il primo posto, non sarà che talvolta, per occuparsi della fede e della Chiesa, comunità dei credenti, ci si dimentica di tutto il resto, quello che attiene “a Cesare”, le responsabilità civili e sociali, da assumere conformemente al Vangelo?

Eravamo, qui in Italia, una grande forza sociale, con le sue variegate sensibilità (da dialoganti a intransigenti), con una bella tradizione di percorsi formativi, dove iniziare a confrontarsi e capire come va il mondo, perché è camminando rettamente nel mondo che si arriva al cielo, o il mondo inizia ad assomigliare al Regno. Poi, a poco a poco, le cose sono cambiate. La parola devono prenderla gli storici del movimento cattolico, non io, ma le cose sono sicuramente cambiate. E mi sembra proprio che questo nuovo secolo, qui in Italia, ci veda dediti alle cose di sagrestia più del secolo precedente; la formazione laicale è stata tra le prime dismissioni.

«Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare …» Giusto, dunque, organizzare l’oratorio e preoccuparsi della corale; per non parlare della catechesi di iniziazione cristiana: qualcuno dovrà pur occuparsene. Ma senza dimenticare che le cose, di ogni genere, nel frattempo succedono, e che noi, donne e uomini, ci stiamo dentro. Succedono le cose brutte, quelle che ci fanno impressione, come guerre e violenze, migrazioni e cambiamenti climatici. Succedono cose inedite, quelle che ci cambiano la vita, come le nuove possibilità in campo biologico o tecnologico-informatico. Succedono le cose di sempre: le persone nascono, crescono; studiano e lavorano; percorrono mille strade, diverse da quelle di ieri; mettono su famiglia, diversa da quella di ieri; muoiono.

Io non so se il Signore Gesù quando diceva “Cesare” aveva in mente tutto questo. Ma sono abbastanza sicuro che, come cristiani, non possiamo interessarci solo di Dio e (dell’organizzazione) della comunità dei credenti qui sulla terra. Anche quella indirizzata verso la città degli uomini è una carità e, come ascoltiamo oggi da San Paolo, è una “fatica”; forse più delle altre, per l’irriducibile pluralità delle sensibilità e degli approcci.

2 risposte a “Rendete dunque a Cesare…”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Tutto quanto attiene l’agire dell’uomo se conformato da spirito cristiano va a beneficio della società, come non rubare, p.es., di pagare il dovuto -le tasse- e’ per il bene della collettività. Se si guarda alle 10 Parole, esse più di tante leggi, fanno da sole scuola di comportamento in rispetto degli uni verso gli altri. Quindi richiamare il fedele sul dovere di “dare a Dio quello che è di Dio, va oltre l’ottemperare alla osservanza di leggi , molto meglio insegna a ogni uomo il rispetto a ogni persona anche diversa, non solo l’impegno morale di assolvere ai doveri economici, e a discernere circa quale è vero bene comune, un altruismo come il vivere in pace richiede gli sforzi di evitare le guerre. I problemi climatici comportano un impegno verso la natura vita del pianeta e dell’uomo che lo abita. Quindi il dare a Cesare etc….e superato e più compiutamente impegna il cittadino a contribuire al bene della Società tutta.

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Che strano, una omelia tutta impostata al dovere laico ma anche giusto che se non si pagano le tasse a Cesare questo non giova alla comunità che necessita di poter soddisfare i bisogni della società re una cura del bene comune. Ma, dato che oggi di Cristo non sembra facile sentire Parola in quanto la sua scuola Può sembrare critica verso certe scelte di vita dell’uomo moderno che guarda più a soddisfare il proprio ego, dimentico di tanto prossimo in difficoltà, mi parrebbe più in sintonia che proprio su questo dare a Dio ciò che è di Dio, giova porre l’accento perché meglio serve la comunità. e la parabola fosse orientata!?

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