L’abito della festa

Ci viene chiesto di entrare nel "mood" della festa, perché è una festa universale, ma non da cialtroni. E, dopo che si è entrati, far entrare gli altri e combattere la tentazione della sciatteria
15 Ottobre 2023

Ancora una controversia con i notabili di Israele: ci viene raccontato di invitati rivelatisi non degni dell’invito al palazzo reale e della conseguente ira del sovrano. Parole dure, come nelle domeniche scorse, con una chiusa severa. Ma in mezzo c’è quella convocazione universale, quella che apre il nostro cuore alla speranza.

Venite alla festa, come nella canzone del Gen Rosso, con il suo sound vintage del 1973.

Scende ormai la sera nella casa ancora vuota del re. Gli amici han rifiutato, al banchetto non verranno, ma la festa oggi si farà. Dalle strade e dalle piazze e dai campi più lontani arriveranno gli invitati, e saranno ciechi e zoppi che dai servi hanno sentito l’invito del re.

Voi che dalla vita non avete avuto niente e siete soli. Venite alla festa! Voi che avete fame di giustizia e soffrite nel silenzio. Venite alla festa! Tutti voi che siete umiliati e disprezzati dalla gente. Venite alla festa…

La prima lettura e il salmo ci confermano in questa interpretazione. Il profeta Isaia ci parla di una convocazione universale per un lauto banchetto sul monte del Signore; e con il banchetto arriva la consolazione: veli di dolore strappati via, lacrime asciugate, salvezza che si compie. E il salmista ci propone parole tra le più dolci di tutta la Scrittura: un giusto cammino, che conduce a pascoli erbosi ed acque tranquille. Ma anche le valli oscure, e chi è quell’uomo che non le attraversi nel cammino della vita? E cosa ci può essere di più confortante dei segni della presenza del buon Pastore; nel vangelo (Gv 10) si parlerà di voce del Pastore, perché nell’oscurità solo la voce ci è dato di udire.

Torniamo al tema principale, quello del banchetto: pochi mesi fa, qui su VinoNuovo scrivevo di un episodio a cui avevo assistito durante un pranzo “di gala” ed esattamente le letture proposte oggi costituivano l’ossatura della mia riflessione.

Oggi, dopo aver ricordato che la convocazione è universale (“servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni”), tocca osservare che non è una festa da cialtroni, se poi il padrone di casa si rivela esigente in fatto di etichetta. Tutti siamo invitati, ma tocca cambiarsi d’abito. Il banchetto non è precluso ad alcuno, ma ci viene chiesto di “entrare nello spirito della festa”, nel mood della festa direbbero i giovani: ci viene chiesto un segno di cambiamento. E nel cambiarsi d’abito, in attesa della festa ultima, quella senza tramonto, si può affermare che nella festa siamo introdotti già da oggi.

I discorsi, a questo punto, possono prendere varie strade.

Si potrebbe ricordare che qualcuno, spesso nell’indifferenza altrui, non riesce proprio a vederla la possibilità di una festa (oggi si parlerà di banchetto nuziale nelle case segnate da qualche dolore, o nelle regioni martoriate dalla guerra?).

Per noi che viviamo in terre secolarizzate, si pone il problema di farlo arrivare a tutti l’invito, con le parole o con la testimonianza.

Infine, ripiegando sulla coscienza di noi battezzati, rimane una domanda: che ne sarà di quell’abito? Per quante portate resisterà senza schizzi, candido come la veste battesimale? Allargando la metafora, dopo che si è entrati, quanto riusciamo a rimanere nel mood della festa? Impariamo ben presto che gli schizzi sono immancabili e che ci tocca combattere la tentazione della sciatteria, sempre in agguato. Per ogni schizzo, ci dovrebbe essere pronta una salvietta inumidita; e magari riuscissimo ad essere, con delicatezza, l’uno attento all’altro. Tutti in attesa della smacchiatura finale.

Una risposta a “L’abito della festa”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Siamo invitati a una festa e di cosa ci preoccupiamo in genere? Di avere l’abito adatto, se proprio non nuovo, almeno il nostro migliore”della festa”. Gesù dunque sa questo di noi, e nella parabola chiarisce che agli invitati è richiesto l’abito adatto. il Signore che invita e Dio, ci invita alla festa e banchetto a festeggiare le nozze con l’agnello, Suo Figlio. .Veniamo qui a sapere, in questa parabola, che al banchetto così preparato di tante delizie siamo tutti invitati ma si accede soltanto indossando l’abito della festa; sarà candido perché lavato ogniqualvolta che avremo superato sacrifici, con prove e lacrime, ma sempre fidenti in Cristo Salvatore, il quale lui stesso toglie ogni macchia con il perdono per le nostre cadute,. Egli stesso e’ il dono grande di amore nei nostri confronti, la sua vita donata in riscatto della nostra.per la salvezza dell’umanità.

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