Come noi li rimettiamo?

E' esperienza comune che la misericordia del Padre (del padrone, nella parabola) non trabocchi facilmente nei rapporti tra i figli.
17 Settembre 2023

In fondo anche questa è una storia che già conosciamo: è facile trovarsi accondiscendenti verso sé stessi, pronti a trovare giustificazioni, e quindi invocare comprensione, interpretazioni elastiche (la parola evangelica è misericordia, ma il senso non cambia di molto). Quando si tratta degli altri, invece, non sono ammesse deroghe, e si diventa inesorabili, implacabili. Ci siamo inventati anche il termine buonismo, una specie di stigma per arginare gli eccessi di misericordia.

Il racconto del debitore disumano nel brano del Vangelo (Mt 18,21-35) è pieno di tratti realistici: la prostrazione disperata di chi non ha vie di scampo (dettaglio ripetuto esattamente con le stesse parole). Anche condonare il debito è un tratto più realistico di quanto sembri. Oggi nel recupero crediti si parlerebbe di transazione: in taluni casi, se il credito non può essere riscosso, alla fine conviene metterci una pietra sopra, il debito considerarlo estinto e continuare a vivere. Poi abbiamo lo scatto d’ira: le mani al collo, il soffocamento. Abbastanza comune che l’ira scatti per cose di poco conto (i cento denari, rapportati ai diecimila talenti, “tutto quel debito”).

La coscienza, sul momento, è impedita a vedere. Gli altri no, gli altri lo vedono. Come si diceva sopra è esperienza comune che la misericordia del Padre (del re-padrone, nella parabola) non trabocchi facilmente nei rapporti tra i figli. Pur scambiandosi di volta in volta i ruoli, di creditore e debitore,  la lezione amara si impara.

La parabola si conclude con il carcere, fino a che il debito non sarà stato saldato. Il testo parla di aguzzini. Non dobbiamo pensare ai diavoli coi forconi, perché la disumanità, la mancanza di misericordia, è una malattia che rischia di consumare dall’interno. Non a caso la lettura del Siracide ci dice Rancore e ira sono cose orribili, e il peccatore le porta dentro.

Qualche fa l’amico Gian Carlo Olcuire, scrivendo di questo stesso brano, sceglieva un’illustrazione per bambini: la parabola del servitore senza cuore, di Nicoletta Bertelle (2014). Perché il cuore, per non farlo indurire, bisogna educarlo, ed è un lavoro da iniziare subito e che non finisce mai.

A conferma della sua importanza, l’insegnamento della parabola ce lo ritroviamo nella preghiera che il Signore ci ha insegnato. Nella precedente traduzione ci mancava quella parolina: “anche”. E, almeno per me, suonava come un paragone secco: rimetti a noi nella stessa misura in cui noi li rimettiamo. E forse saremmo perduti, giudicati con la stessa misura del nostro cuore duro, che prima o poi sdogana le maniere belluine. Nell’attuale versione mi suona più dolce: una richiesta di misericordia che contiene “anche” una dichiarazione impegnativa.

Siamo vicini al cuore del cristianesimo? Probabilmente si, ed ogni altra mia parola rischia di essere di troppo.

Una risposta a “Come noi li rimettiamo?”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Siamo umani, ben distanti da ogni similitudine”..le mie vie non sono le vostre vie”. Con Colui che così ha detto. Avere onesta mentale da riconoscere i nostri limiti e già qualcosa, forse non arriviamo alla misericordia verso il prossimo ma possiamo essere capace di riconoscere errori ealtro verso quel prossimo con il quale dovremmo, da cristiani, fare il possibile per non nutrire sentimenti da chiusura di rapporto. Si tratta magari di difficoltà a superare offese, e mettere “una pietra sopra” è difficile, il perdono richiede tempo. Dio e non solo amore infinito, la sua misericordia imperscrutabile, poiché è anche Giustizia e richiede almeno il pentimento, “perdonare 70×7, perché sa che l’uomo è creatura debole, e gli vuole dare chances per salvarlo. che se siamo suoi dobbiamo impegnarci a realizzare il suo regno che è di Pace, non violenza, amore non odio, il perdono porta a conversione. C’è bisogno dell’aiuto divino per questo si prega.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I commenti devono essere compresi tra i 60 e i 1000 caratteri. I commenti sono sottoposti a moderazione da parte della redazione che si riserva la facoltà di non pubblicare o rimuovere commenti che utilizzano un linguaggio offensivo, denigratorio o che sono assimilabili a SPAM.

Ho letto la privacy policy e accetto il trattamento dei miei dati personali (GDPR n. 679/2016)