Il sesto evangelista, magari il settimo

Chi ascolta il vicino nelle sale di aspetto, chi offre ospitalità agli amici, chi anima le serate quando la conversazione in famiglia langue, chi fa da tramite tra condomini che non si parlano: non sono questi i tanti ministeri complicati che si esercitano tra casa e lavoro?
6 Novembre 2019

Detto in soldoni, molto rozzamente, come può dirlo un non addetto ai lavori, sembrerebbe che uno degli esiti del Sinodo Panamazzonico possa essere una riforma, o un ripensamento, della disciplina dei ministeri nella Chiesa. Due i punti che hanno catturato l’attenzione dei media generalisti: una qualche forma di ufficializzazione per i diversi ruoli che le donne già svolgono (in presenza o in assenza dei preti), il presbiterato allargato a uomini sposati.

Pochi giorni prima avevo avuto modo di leggere pure io le parole di Simone Sereni, le stesse che Gilberto Borghi ha già ripreso. Anche qui ripeto rozzamente: l’allargamento dei ministeri alle donne e agli uomini sposati, in fondo in fondo, mantiene una sua logica “clericale”; allarghiamo le maglie di accesso, ma la struttura dei ministeri, del “potere” ad essi associato (qualsiasi cosa ciascuno voglia intendere con questa parola), sostanzialmente non cambia. La prospettiva era intrigante e così avevo iniziato a macinare tra me e me. Mi chiedevo: ma è così importante questa faccenda?

Negli stessi giorni La Stampa di Torino pubblicava gli ultimi dati sulla partecipazione degli italiani a messa: i frequentanti sono appena il 25% della popolazione. Con la “domanda di messa” in calo, non si capirebbe più di tanto, nel nostro Paese o in Europa, la moltiplicazione dell'”offerta di ministri”. Mentre le chiese si svuotano, i capelli di chi le frequenta ingrigiscono come i miei, è davvero così importante il “chi fa cosa” (nella Chiesa)?

Ma certo che importante, chi potrebbe negarlo? nella Comunità dei credenti nel Signore Gesù che noi ascoltiamo la Parola, riceviamo il Pane e gli altri Sacramenti, nella Comunità incontriamo chi come noi cerca di essere alla sequela. Della Comunità, organizzata, gerarchizzata, non potremmo fare a meno. Eppure, il discorso “alla Sereni” vorrei provare a spingerlo ancora un poco più in là.

Un appiglio lo prendiamo dal Vangelo di domenica scorsa. Una cosa mi chiedo da una vita: che ne è di Zaccheo quando Gesù se ne riparte da Gerico? Dai Cristiani d’Oriente è venerato come santo; naturalmente direi. E la domanda si fa più precisa: ma santo, come ci è diventato? Seguendo il Maestro che si era invitato a casa sua, dopo averlo fatto scendere dal sicomoro? oppure rimanendosene a Gerico e facendo onestamente l’esattore? Da laico, che fa pure un mestiere distante dal giro ecclesiale, faccio il tifo per la seconda.

Mettendo insieme i diversi pezzi del discorso, sono iniziati a venirmi in mente altri ministeri, che si svolgono prevalentemente tra casa e lavoro. Il ministero di chi ascolta il vicino nelle sale di aspetto. Il ministero di chi offre ospitalità agli amici. Il ministero di chi anima le serate quando la conversazione in famiglia langue. Il ministero di chi fa da tramite tra condomini che non si parlano. I tanti ministeri complicati, complicatissimi, nei luoghi di lavoro…

Si tratta quasi sempre di ministeri postumi, riconosciuti quando, in un modo o nell’altro, si sono estinti. Ministeri riconosciuti e ricordati con gratitudine, e che ci spingono ad essere più generosi. In qualche modo sono brandelli di Vangelo. Un Vangelo rigorosamente non canonico, magari con qualche rigo fuori posto… ma spesso non meno efficace di quelli autentici.

Dunque, ero tentato di titolare “il ministero del Quinto Evangelista”. Poi ho ripensato ad una frase del libro di Pomilio “Procura d’incontrare il Cristo e avrai trovato il quinto evangelio”; lo stesso concetto è richiamato da tante rappresentazioni allegoriche, con il Cristo contornato dai simboli dei quattro Evangelisti canonici. E allora ho ripiegato su qualcosa di meno impegnativo: il sesto evangelista, magari il settimo, … l’evangelista “inutile”, pure qui riecheggiando il Vangelo che abbiamo ascoltato di recente.

Ecco, da incompetente, oserei dire che i ministeri svolti in ambito ecclesiale, dalla semplice manovalanza fino a quelli riconosciuti pure dal Diritto Canonico, non sono fine, ma sempre e solo strumento. Infatti, anche se non potremo mai dire una parola definitiva ed esaustiva al riguardo, la presenza di Cristo nelle Gerico di tutti i tempi è affidata (soprattutto ?) ad altri ministeri. Ecco, vorrei che nel dibattito ecclesiale si ricordasse che i ministeri istituiti o riconosciuti sono funzionali a questi altri ministeri. Ministeri espressi fuori dal recinto organizzativo ecclesiale, ministeri un po’ alla buona, ma affidati a tutti gli uomini di buona volontà.

Una risposta a “Il sesto evangelista, magari il settimo”

  1. Lorenzo Pisani ha detto:

    L’articolo era scritto da qualche tempo, come forse si è inteso. Avevamo programmato la pubblicazione per la settimana dopo il Vangelo di Zaccheo.
    Poi è successa una cosa. Il giorno della pubblicazione ho saputo della dipartita di una cara vecchia amica, la signorina F.S., per tutti zia Franca.
    Ha chiuso gli occhi sazia di giorni, ho scritto sulla mia pagina FB; infatti era quasi centenaria. Era una delle colonne invisibili dell’Azione Cattolica della mia diocesi. E allora quello che ho scritto voglio dedicarlo a lei e all’Associazione che amava e in cui mi sono formato.
    Con la mente ritorno ad anni lontani, quando entrano nella testa i fondamentali: custodire l’equilibrio tra il servizio ecclesiale, l’impegno proprio dei laici e i ministeri della vita quotidiana, quelli tra casa e lavoro; il tutto poggiato su una fede matura, così si spera.
    Ad avercene sempre luoghi e formatori che promuovono questo equilibrio.
    Ad avercene ancora donne come F.S..

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