Giudizi insondabili, vie inaccessibili

Nel mandato conferito a Pietro la manifestazione di una Sapienza che ci trascende
27 Agosto 2023

È ben noto che, nel Tempo Ordinario, i brani del Vangelo procedono con una certa continuità e la prima lettura, tratta dall’Antico Testamento, viene scelta in concordanza tematica con il brano del Vangelo. Al contrario, la seconda lettura (di Paolo o altre lettere), seguendo lo stesso criterio di continuità dei vangeli, va per conto proprio. In questa XXI domenica accade una cosa non comune: anche il brano paolino sembra riecheggiare temi del brano evangelico. Quasi un allineamento astrale.

«Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» La replica è ben nota «… E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli»

Sull’immagine delle chiavi si costruisce la concordanza con il brano veterotestamentario: Sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme e per il casato di Giuda. Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide: se egli apre, nessuno chiuderà; se egli chiude, nessuno potrà aprire.

Legare e sciogliere, come aprire e chiudere. Ma, prima di questo mandato impegnativo, ci sono altre parole «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli…»

Non ho nessuna autorevolezza per dirlo, ma a me sembra proprio che l’Inno alla Sapienza della Lettera ai Romani presenti una bella risonanza O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!

Se inaccessibili sono le vie della sapienza divina, la confessione di Pietro non può che essere dono dall’alto: la carne e il sangue non bastano per cogliere in pienezza tutta la profondità del mistero. Oso dire che a Pietro mancavano i corsi di dommatica, ma la confessione di fede è piena, e questo basta e su questo si basa tutto il resto.

Lascio ai teologi e al magistero la questione dell’accessibilità della conoscenza di Dio con la ragione; non mancano autorevoli pronunciamenti in proposito. La mia impressione è che una conoscenza del mistero di Dio solo su base della ragione sarebbe cosa arida, povera. Ciò che fa ardere il cuore nel petto, come sulla via di Emmaus, proviene della autorivelazione di Dio. Dio che, per noi cristiani, non rimane anonimo ed ha un volto, quello di Gesù di Nazareth, conosciuto attraverso le Scritture e la testimonianza, pur incerta e precaria, di chi il Signore lo ha incontrato e riconosciuto, di generazione in generazione.

Insondabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Eppure, il fatto che qualcuno rimanga fuori da quelle vie, che sembri escluso dal “dono della fede”, è difficile da digerire. Nonostante i piani pastorali, la seminagione abbondante di catechesi tra i ragazzi, il buon esempio spicciolo e le testimonianze luminose, in tutti i contesti, a tutti i livelli, ci raccontiamo questa stagione di diffusa indifferenza. Non è una novità, se già nel Vangelo alcuni voltano le spalle, eppure ogni tanto facciamo fatica ad accettarlo …

E, infine, rimane oltre la nostra comprensione la scelta di Gesù di affidarsi a Pietro. Prefigurare una comunità di credenti non informe, ma con un ordinamento, il potere di legare e sciogliere, aprire e chiudere, stabilire appartenenze ed esclusioni. Un potere così grande su spalle che in qualche momento possono essere malferme, sicuramente segnate dai limiti della condizione umana. Le parole di oggi non sembrano lasciare dubbi su questa volontà, eppure non mancano altrove accenti diversi: l’appartenenza alla comunità e la professione della fede non sono la stessa cosa (Mc 9,38-40). Ritroviamo ancora una Sapienza la cui ricchezza ci trascende, possiamo esserne illuminati, ma non possederla.

3 risposte a “Giudizi insondabili, vie inaccessibili”

  1. Franco Pavone ha detto:

    Chiedo, a chi ne sa di più. Il potere di legare e sciogliere di Pietro, è arbitrario e discrezionale? O ha dei limiti? Se ci sono dei limiti, quali sono questi limiti? I Comandamenti? Il Precetti del Vangelo? Da quanto ho capito del Cristianesimo (Cattolico), tale potere, non è affatto discrezionale, ma limitato a rimettere le colpe dei peccati e le pene relative (Indulgenza). Ma da quanto si sente in giro, sembrerebbe che Pietro abbia potere di dire: “Quello che finora è stato peccato, oggi non lo è più”. Esempio, adulterio, seconde nozze, ecc. Come stanno le cose?

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Il potere di legare e sciogliere, aprire e chiudere….e molto grande, se solo uno ci pensa! Gesù Cristo ha veramente investito il Pietro delle generazioni di un potere Alto, diverso da quello dell’uomo potente, che e riconosciuto anche oggi a un Papa Cristiano, si ambisce la Sua Parola anche se poi le decisioni dei governanti sembrano prendere le distanze dal venire realizzate secondo la divina Sapienza. Ostacolo ad essa è la mancanza di Fede; con la sola ragione non si accede a esserne illuminati, e’comunque una luce che viene dall’alto e quindi da un Volere superiore il quale si manifesta quando incontra quella Fede che la volontà dell’uomo rende visibile, concreta. Tutti vediamo il buono e il bello compiuto da un uomo di Fede, e la Parola non torna indietro senza aver compiuto ciò che dice Se non posiamo l’arma che uccide, non possiamo realizzare quella Pace di Cristo e questo coraggio deriva dalla Fede, senza questa sua luce vediamo ma agiamo da vittime di cecità.

  3. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Accessibilità alla conoscenza di Dio: può la sola ragione accedervi? Forse teologi come Papà Ratzinger hanno aperto la mente di molti, ma non è da tutti e per tutti. La via vera e percorsa dai” piccoli” la vita vissuta mettendo a prova la propria Fede, nelle difficoltà li si fa vicino Dio, succede come nelle vie percorse da Cristo, si facevano avanti chi cercava aiuto e per Fede lo otteneva. La Fede nasce dall’umiltà di sentirsi bisognosi, non soltanto di un pane, ma dal desiderio più profondo, il riconoscimento di essere creature bisognose e fidenti verso un Dio che sta al di sopra, che per grazia e amore si fa vicino a chi lo invoca. Quanta cecità d’animo esiste oggi, gente che muore sola! Si rincorre il benestare e non un benessere! Si, la strada giusta la Chiesa la sta percorrendo con la vicinanza alle mille povertà, ma è l’uomo che se non cerca anche Dio rimane solo, artefice della sua povertà. Dio esiste e il credente gli rende grazie

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