Sulla solita strada che porta da Gerusalemme a Gerico il solito uomo a piedi incontra il solito uomo in bici. Sempre lui, ogni tanto si ripresenta agli occhi.
Solite richieste. Che poi, in quella lingua di immigrato, si capisce e non si capisce quello che vuole dire.
L’uomo a piedi apre il portafogli. Due banconote, una da 10 ed una da 5; quella da 5 passa di mano.
“No, ti prego, facciamo cambio: tieni la 5 e dammi la 10”; “Va bene”.
“E non ce l’hai un giubbotto come questo?”; “Stasera vedo a casa”.
E ci si dà appuntamento per il giorno seguente, all’angolo della tale scuola (Avrà capito dove???)
Al mattino dopo l’uomo a piedi si presenta con un bustone di vestiario e un sacchetto di spesa.
L’uomo in bici non ringrazia, mette fuori la solita malattia della moglie: servono soldi per le medicine (Sarà vero???). Dalla tasca vengono fuori un paio di confezioni di medicinali, “Serve questo e questo” ; “Va bene, andiamo in farmacia”.
La giovane farmacista è il personaggio più strano di questa giornata: “Guardi: questo è un antibiotico, serve la ricetta. Invece questo è un parafarmaco e mi manca, al momento. Ma NON è un vero medicinale, forse la persona che le ha chieste vuole approfittare. Grazie comunque”
Avete capito bene: la dottoressa non ha ceduto sull’antibiotico, era pure un po’ sospettosa, ma ha ringraziato l’uomo a piedi; probabilmente – lo spero – per la sola buona intenzione.
Fine della storia, non si può fare niente; i due uomini si salutano e si separano.
L’uomo a piedi va al lavoro. Sulla via del ritorno ripensa a quegli incontri mattutino. Chissà perché tornano in mente i racconti su quel giovane torinese, roba buonista. Forse lui, Pier Giorgio, si sarebbe attivato come si deve, senza lesinare; molto probabilmente avrebbe dato anche la 5 euro. (i 5 euro dovevo tenermeli: servivano per un panino e un caffè a pranzo).
Se la fame dell’uomo a piedi conti più della fame dell’uomo in bici rimane domanda senza risposta.