Non vedere e far vedere

Con l'ascensione si chiudevano gli anni più straordinari nella storia dell’umanità, perché il Dio dei cieli aveva calcato i sentieri della Palestina. Eppure, nel Vangelo, c’è l’annuncio di qualcosa ancor più straordinario...
16 Maggio 2021

Dopo i brani di Giovanni, torniamo ad ascoltare Paolo con la lettera agli Efesini. Il brano costituisce una specie di contrappunto al racconto dell’ascensione: la visibilità della Chiesa viene a bilanciare l’assenza corporea di Cristo. Espressioni ricorrenti: un solo, una sola; per due volte ritorna la parola corpo. Unità nella diversità, infatti sono proprio i diversi ministeri che configurano la comunità dei credenti come un organismo vivo, che può crescere e servire nel mondo. Ma oltre la Chiesa visibile c’è una tensione escatologica: finché arriviamo tutti, … fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo. Mi piace pensare che quel tutti voglia dire veramente tutti, anche quelli che oggi vediamo lontani; e questo è il cammino dell’umanità fino al ritorno di Cristo.

Nel frattempo, in attesa di questa pienezza, spunti per il presente vengono dal duplice racconto dell’ascensione. «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere…» Verrebbe da dire che siamo alle solite: da una parte, le attese di noi uomini, dal sapore terreno, magari con sottaciute aspettative personali; dall’altra, la risposta di Gesù di tenore ben diverso. A margine di questo dialogo, tenuto a tavola, possiamo spigolare un dettaglio. È esperienza di tutti che ci si dia arie per ogni briciola di potere, spesso effimero, che ciascuno riesce ad intestarsi, a costo di millantare. Non così il Figlio; lui tiene a sottolineare che il “potere” (qualsiasi cosa voglia intendersi) è/sarà del Padre. Anche di questo atteggiamento dobbiamo essere testimoni, l’atteggiamento adulto di chi sa porre il baricentro fuori di sé, in una relazione, in una donazione.

La scena si sposta all’aperto con un dettaglio umanissimo: gli Apostoli stanno fissando il cielo mentre egli se ne andava. Di fatto era un addio; qualcuno avrà avuto un groppo in gola, come accade in tutte le partenze. Ma colui che andava via non era uno dei tanti. In quel momento, si chiudevano gli anni più straordinari nella storia dell’umanità, gli anni in cui il Dio dei cieli aveva calcato i sentieri della Palestina.

Eppure, nelle parole del Vangelo di Marco c’è l’annuncio di qualcosa ancor più straordinario: Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno. Tutti segni prodigiosi. Se oggi non riusciamo a vederli, probabilmente dobbiamo cambiare lenti, ossia fare uno sforzo di interpretazione. Il segno delle lingue nuove si capisce quasi subito. Ogni volta che un cristiano vede un fratello dove gli altri vedono estranei o nemici, non sta forse parlando una lingua nuova? E quando un cristiano continua a seminare il bene, anche nelle situazioni in cui altri vedono una storia che si ripete inesorabile e ineluttabile, di cosa si tratta? È una lingua nuova, oppure possiamo considerarlo un demonio che viene scacciato? oppure una guarigione che ci viene offerta? Certo ci sono state e ci saranno guarigioni fisiche inspiegabili, ma molte di più sono le mani tese, il tempo donato, anche solo ad ascoltare un fratello e la sua pena. Oggi, giornata delle comunicazioni sociali, dobbiamo ricordare l’azione dei giornalisti che scovano e condividono gli esempi di lingue nuove e guarigioni, riferiti anche ai nostri giorni. Ieri, ad esempio, abbiamo letto la riflessione dell’amico Giorgio sul conflitto in Terra Santa; così come mi piace ricordare i “fatti di Vangelo” raccontati dall’amico Luigi Accattoli.

Rimangono, infine, i serpenti e i veleni. Oso pensare alla possibilità di camminare borderline, nelle situazioni a rischio. Non penso che il Risorto voglia autorizzare il “liberi tutti e tutto”, senza regole e prudenze; ma sicuramente ci invita ad imitare il suo atteggiamento coraggioso: sporcarsi le mani, come si dice comunemente. Rimanendo legati a lui, il Risorto assicura la possibilità che il cuore resti puro anche nelle situazioni esposte a contaminazione, tossicità. Mi sembra di scorgere la Chiesa in uscita, addirittura a rischio di incidenti, come ricorda spesso il Papa; invito che vale per la comunità nel suo complesso e vale per le scelte quotidiane dei cristiani.

 

Una risposta a “Non vedere e far vedere”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Cristo che sale al cielo e la Chiesa che è in uscita perché sia e porti il Vangelo di Lui in tutto il mondo. La sua voce, Parola e’ luce ma come a Gaza oggi è stata bombardata la sede della comunicazione, anche quella di Cristo e’ sovrastata da rumours e fatica a farsi sentire, ma viene anche cercata è tenuta alta per essere lampada dei passi dell’umanità.Gli sconvolgimenti cui stiamo assistendo nella natura ma anche scontri di popoli in atto per odi reciproci che neppure una pandemia perdurante riesce ad annullare, induce a pensare che neppure lo Spirito di Cristo trovi residenza in terra. La Chiesa si trova ad operare in borderline, oltre c’è il baratro per questo come Mose innalza al cielo preghiera e supplica attraverso tutt quei canali di comunicazione tecnologica perche a tutti arrivi la Parola di speranza che un’altra terra esiste un Dio vivo è vero ha a cuore il destino di ogni uomo, lo ama ed è pronto ad accoglierlo ; chi ha fede in Lui il Risorto

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I commenti devono essere compresi tra i 60 e i 1000 caratteri. I commenti sono sottoposti a moderazione da parte della redazione che si riserva la facoltà di non pubblicare o rimuovere commenti che utilizzano un linguaggio offensivo, denigratorio o che sono assimilabili a SPAM.

Ho letto la privacy policy e accetto il trattamento dei miei dati personali (GDPR n. 679/2016)