Il racconto dell’Epifania ci presenta diversi modi di usare le parole, ora in modo onesto –i Magi -, ora in modo autoreferenziale –gli scribi -, ora in modo ingannatore –Erode-. Ma l’uso della parola è segno di un modo di vivere, come testimoniava Leonardo Sciascia, che nasceva cento anni fa.
Quest’anno siamo chiamati a vivere il Natale nella pieghe più faticose della storia, desiderosi di salvezza e guarigione: non è facile, ma questa è la scelta di Dio che si fa bambino per abitare il tempo e la vita in pienezza, una scelta che continua fino a oggi ed è capace di creare l’inatteso.
Mi piacerebbe tanto che il Santo Padre aggiungesse alle 7 opere di misericordia spirituale, un’ottava opera: quella della gioia o del buon umore
Il Natale è il giorno dei poveri, degli ultimi della terra. È la notte santa, eppure laicissima, in cui i dimenticati e i lontani sorridono alla buona notizia.
Abbiamo l'occasione di metterci in ascolto dei duecentocinquanta migranti sbarcati a Natale e farci spiegare da loro cosa vuol dire attendere un Salvatore.
Con Mario Rigoni Stern il racconto di un'epifania di pace nel mezzo di una guerra. Protagonisti alcuni uomini dell'Oriente con una stella sul cappello anziché in cielo
A Natale il cristiano sa che non è il nulla ad essere con noi, ma un Bambino... a differenza di quello che credva un personaggio di Hemingway
Vorrei che non si discutesse sulla bontà di fare o no il presepe, ma su come far sì che diventi spontaneo cercare in ciascuna identità religiosa una ricchezza.