Chi si ricorda ancora di Gesù il Cristo?

Mentre il dibattito intraecclesiale tende a farsi sempre più sterile e autoreferenziale, misteriosi sapienti venuti da lontano ci ricordano l’essenziale, cosa conta e qual è il centro della fede cristiana.
6 Gennaio 2024

C’è una promessa, ricorda Paolo nell’epistola agli Efesini, che riguarda tutti: «le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, […] ad essere partecipi della stessa promessa, per mezzo del Vangelo». Questa parola di Paolo che ci introduce alla scena dell’Epifania: dopo l’adorazione dei pastori, è la volta dei Magi, ignoti sapienti giunti da Oriente, alla sequela di una luce. C’è un mistero che travalica i confini delle lingue, delle culture, delle etnie, delle tradizioni; c’è una luce che conduce e accompagna, fino a fermarsi in un luogo dove è possibile, per chi osa ‘entrare nella casa’, stare fermi in adorazione, di fronte a una verità che è un bambino: è quel Cristo Gesù che rende partecipi della medesima promessa, ossia una promessa di bene e di vita buona nella sequela del Vangelo.

In questi giorni di sfibranti quanto poco interessanti discussioni tutte interne al mondo ecclesiale, dove i veri problemi del mondo (salvo felici eccezioni!) sembrano essere relegati all’esterno della ‘casa’, mentre dentro ci si accapiglia per una benedizione, una formula, una norma singola che garantirebbe la salvezza, val la pena aprire porte e finestre, scoperchiare case e tetti, e far entrare la luce di una altissima stella, insieme all’aria fresca che portano questi Magi, estranei al popolo d’Israele, ma anch’essi sulla via del Cristo Bambino.
Davvero, mentre ci sfianchiamo in discussioni asfittiche che non interessano alla gran parte dei nostri contemporanei, consumando energie, tempo, serenità, l’esempio dei Magi ci può essere di aiuto: mettersi in cammino, così come si è, per giungere a vedere la persona che quella casa ospita. E così stare in silenzio, in benedetto silenzio di stupore, di fronte al Cristo Bambino.
Perché di tutto sembra essere oggi interessato il dibattito ecclesiale, meno che di quello che sta a cuore alle donne e agli uomini che compiono la loro strada per giungere a Betlemme, ossia per giungere — ognuno a suo modo — di fronte a Gesù nato a Betlemme, portando,  — ciascuno a suo modo — un dono, una parte di sé, una porzione della propria vita, forse la migliore, forse la più bella.

Sembra che oggi abbiamo smarrito la via che porta a Gesù Cristo, incarnazione di Dio, morto e risorto. Di tanto si dibatte, anche nelle chiese, tra mania censoria e dialettiche pugnaci (in rete soprattutto), ma sembra che non ci sia spazio per Gesù Cristo. Semplicemente lui, Gesù Cristo. Sono degli strani personaggi venuti da Oriente a ricordarci che il sentiero, per chi si affida a misteriosi luci, può condurre a Gesù. Ma abbiamo ancora presente Gesù, la sua Parola, il suo Vangelo, la sua grazia? Abbiamo davvero consapevolezza che il centro della fede cristiana è Gesù, il Cristo, colui che ha una promessa per ogni volto umano, ogni esistenza, ogni storia?
Mentre discutiamo di metri e misurazioni, tutti quanti, dovremmo forse tornare un po’ a Betlemme e farci conquistare da un Bambino: vagiti, pianti, sonno, accudimento, latte, espressioni strane, mormorii. Questo hanno voluto vedere e hanno visto pastori e Magi: figure a loro volta strane, ‘irregolari’. Non grandi re, non grandi filosofie. Un Bambino: disarmato, solo da amare. Così Dio si manifesta per i cristiani: è la sua epifania in questi tratti, in queste misure, in queste minime proporzioni. È questo l’essenziale della nostra fede: un Dio che si fa uomo, uomo veramente, uomo fino in fondo.
È un messaggio per tutti, quello dell’Epifania; una parola universale, che unisce l’umanità in una promessa ampia, misteriosa, oltre tempi e spazi.

Di questo era cosciente Dostoevskij, che, ricordando un giorno di Natale passato nella colonia penale, annotava nelle Memorie da una casa di morti come dalla festa discendesse un senso di dignità, di umanità riconosciuta, di valore riscoperto, perfino tra i più dimenticati della terra:

«Oltre a questa innata reverenza nei confronti del gran giorno, il detenuto inconsapevolmente sentiva che, rispettando la festività, egli entrava in rapporto con il mondo intero, che quindi non era del tutto un reietto, un uomo perduto, un brandello strappato via, che anche nella colonia penale si faceva quello che si verificava tra gli uomini. Questo lo sentivano: la cosa era visibile e comprensibile».

Tornare al Cristo, partendo dal luogo, dal momento, dalla storia che viviamo, per riconoscersi tutti destinatari di una promessa, rendendoci partecipi dei veri pesi, dei veri problemi, delle vere speranze delle donne e degli uomini di oggi. Nel dialogo, nella costruzione, nel centrarsi sull’essenziale; 60 anni fa, durante il Concilio, fu anche questa l’ispirazione di Paolo VI, umile e profetico pellegrino in Terra Santa.

Che sia questo l’augurio per Epifania.

(ph: Adorazione dei Magi, Giotto di Bondone, Metropolitan Museum of Arts)

2 risposte a “Chi si ricorda ancora di Gesù il Cristo?”

  1. Pietro Buttiglione ha detto:

    Ecco: sappiamo cosa rispondere ad in’anima in cerca??

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  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Folgorante luce:”Dio è nato perché noi possiamo Rinascere – Egli si è fatto uomo perché noi possiamo diventare figli di Dio”” (pensieri sul Natale di Benedetto XVI””. Tutto si spiega così, semplice, ma implica un farsi umili di fronte alla grandezza del dono di Lui. Implica a partire dalla ns. storia in qualsiasi fase di vita ci troviamo a ripartire sempre e di nuovo da una predisposizione all’umiltà. Perché quel neonato, qualsiasi neonato chiede amore, di essere oggetto di cure per crescere, per avere vita, per diventare “uomo” quello che è nato dal cuore stesso di Dio. Se guardiamo come è il mondo che ci circonda per averne aiuto, già ci scoraggerebbe l’idea di riuscire a provare sentimenti, quindi questo coraggio dobbiamo cercare la fonte, certa, e il Natale di Gesù Cristo e quel “segno” luce proiettata sulla vita di ogni uomo che porta a guardare sempre verso l’alto, non ai mondi visibili ma al l’esistente altro aperto da Cristo per noi

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