Natale: ricominciare, ripartire, rinascere

L'uomo si rialza, riparte, riprende il cammino, perchè è calamitato verso una realizzazione piena della sua vita e della sua storia personale, fatta di relazioni e di affetti.
26 Dicembre 2024

“Alzati e cammina” è un’espressione che si ripete tante volte nel Vangelo: condensa in sé il senso autentico del Natale, che è rinascita a vita nuova, e coglie un bisogno profondo del nostro animo.  Tutta la nostra vita è costellata di cadute e fallimenti: una malattia, la perdita di una persona cara, una separazione, una delusione nell’amicizia, un insuccesso professionale, un trasferimento non voluto, un progetto personale o una speranza collettiva, andati a monte: dentro, però, sentiamo sempre una forza più grande, che spinge a rialzarci e a riprendere il cammino. Chi non sente, ogni volta, il bisogno di ricominciare e di ripartire, cioè il bisogno di una rinascita, sia personale che collettiva? “Nascere non basta. È per rinascere che siamo nati” (Pablo Neruda).  Apriamo le pagine del Vangelo e scopriamo che tutta la vita e il messaggio di Gesù contengono un tessuto continuo di ripartenze: per venti volte ricorre la parola: “alzati” (dal paralitico alla figlia di Giairo, dal figlio della vedova di Nain a Lazzaro, ecc.). Dopo la malattia, la colpa, il fallimento, la morte, nessuno è perduto per sempre. “Dove l’uomo dice: ‘perduto’, Dio dice: ‘trovato’. Dove l’uomo dice: ‘finito’, Dio dice: ‘nuovo inizio’. Dove l’uomo dice: morto, Dio dice: tornato in vita” (D. Bonhoeffer). Il segreto nascosto rivelato dal Vangelo è che “c’è un movimento di amore, dentro la vita, che non le permette mai di stare ferma e che la rimette in moto, dopo ogni morte e la rilancia dopo ogni scacco” (E. Ronchi).

L’uomo si rialza, riparte, riprende il cammino, perchè è calamitato verso una realizzazione piena della sua vita e della sua storia personale, fatta di relazioni e di affetti.  Natale ci dice che “il verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi”: Dio nasce come uomo, perchè l’uomo nasca a figlio di Dio e si apra ad una esistenza nuova. La volontà di Dio coincide con la massima aspirazione dell’uomo: la vita felice e la vita totalmente realizzata.  La molla che scatta dentro, per ricominciare e ripartire, nasce da questo bisogno di vita piena, che abbiamo nel nostro DNA. Nel colloquio con Nicodemo, Gesù spiega come realizzare questa nuova nascita: l’uomo può rinascere solo “dall’alto”, se si apre all’azione dello Spirito e si lascia attirare dall’amore del Padre. Se la religione è lo sforzo dell’uomo per raggiungere Dio e obbedire alle sue leggi, la fede, invece, è rispondere all’innamoramento di Dio per l’uomo. “Io sono la vite, voi i tralci”: cioè uno stesso tronco, una stessa vita, un’ unica radice, una sola linfa. “Rimanete in me ed io in voi”: Dio cerca la comunione con l’uomo; questa è la sconvolgente rivelazione del Vangelo.  In questo mondo, ormai secolarizzato e indifferente alle domande di senso sulla vita e sulla morte, e dove il discorso sulla fede diventa sempre più irrilevante, noi cristiani possiamo rendere “ragione della speranza che è in noi”, offrendo semplicemente la nostra testimonianza: quanto mai necessaria, oggi, contro i rischi crescenti di disumanizzazione dell’uomo.

La Parola del Vangelo porta alla luce un desiderio che noi esseri umani portiamo dentro, perchè corrisponde e coincide con quello che sentiamo, nel profondo di noi stessi.  Quante volte, ascoltando il Vangelo, abbiamo sentito proprio quelle parole che avremmo voluto sentirci dire: “Beati i miti, perchè erediteranno la terra” – “Non vi chiamo più servi ma vi chiamo amici” – “Voglio che la vostra gioia sia piena” – “Voglio che abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” – “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato” – ed altri innumerevoli passi.  La Parola di Dio, inoltre, mi dà il carburante, per iniziare un cammino nuovo; mi dà la passerella, per attraversare i burroni che incontro,nel tragitto della mia esistenza; mi dà uno sguardo alternativo sulla realtà; mi fa andare oltre il cortile dei miei bisogni; mi fa vedere l’immensa prateria dei bisogni e delle sofferenze altrui; mi fa capire che il culto dell’avere e del possedere corrode alle basi la società e la fraternità umana; mi fa vedere che il valore di una persona sta al di là della funzione o del ruolo, che occupa; mi fa capire che tutte le diversità sono preziose, perchè rendono più tolleranti ed umani; mi fa sperimentare che la felicità non sta in quello che gli altri possono fare per me ma in quello che io posso fare per gli altri; mi rivela che l’imperfezione e la fragilità possono essere delle opportunità, per creare altre qualità di vita; mi fa vedere che anche la vecchiaia è una grande opportunità e ricchezza; mi fa capire che ognuno di noi è un filo, che fa parte di un unico grande arazzo e, se un filo si spezza, si deturpa o si rompe tutto l’arazzo. E mi fa capire che Natale è ricominciare e ripartire per una nuova nascita.

(ph: Cristo in fasce, particolare, Maestro del Palazzo, 14° secolo, MFA Boston)

Una risposta a “Natale: ricominciare, ripartire, rinascere”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Effettivamente quando ci si trova sprofondati in un momento drammatico e il solo aiuto può venire dall’alto, e per grazia diDio in quanto da solo l’ essere umano non ha forza ne capacità sufficienti a rialzarsi. Grande cosa è la Fede, essa salva; un aiuto cercato e ricevuto apre a nuova vita. Proprio da news quotidiane si constata come al contrario, senza la Fede sia difficile non solo rialzarsi ma addirittura si pensi al suicidio! E questo atto estremo fa provare tristezza grande, pena per quella solitudine senza aiuto! Ecco dunque che quanto il Vangelo invita a vedere il fratello in difficoltà e a farsi prossimo, quell’aiuto può salvare anche la vita di una persona. a non farlo sentire solo e disperato. l’indifferenza può favorire certi gesti estremi. .Il mondo in questo Natale è estremamente provato e ha bisogno dell’aiuto di tutti mirando a creare la Pace, portando in dono solidarietà fraterna

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