Stranamente quest’anno non sono emerse le solite polemiche prenatalizie sull’abolizione nelle scuole delle parole, dei canti e dei simboli cristiani. Ci aveva provato in un altro senso una direttiva Ue relativa alla comunicazione ufficiale dell’Europa gli auguri di ‘Buon Natale’, poi ritirata. Paradossalmente il rumore più forte – in buona fede e con l’intento di riflettere con maggiore consapevolezza sul senso del Natale e delle belle tradizioni che lo accompagnano – l’ha fatto Mons. Staglianò, Vescovo di Noto, in relazione alla non esistenza di Babbo Natale o meglio alle sue origini.
Il Natale, se non si vuol essere ipocriti, ha un festeggiato preciso e chiaro, con un nome ed una storia non da poco: Gesù Cristo! Certo si può non crederci, ma questi giorni si festeggiano per un evento ben preciso, per quell’incontro tra Dio e l’uomo, unico nel tempo e che allo stesso tempo si rinnova. Non ci si crede? Si colgano almeno i valori, quelli sì che possono essere condivisi e vissuti nella dimensione del dono, del presente, ogni giorno.
A questo punto posso permettermi di citare il celebre cartoon “Kung Fu Panda”, ormai di qualche anno fa, in cui c’è una frase che resta facilmente nella memoria: «Ieri è storia, domani è mistero e oggi…oggi è un dono. Per questo si chiama presente». Il Natale è tempo di doni, più o meno consistenti, ma pur sempre “presenti”! Sì, “un presente” con quel significato di “dono” che si usa ormai poco, ma è di grande effetto e valore. Essere dono può diventare uno stile alternativo, un abito elegante da indossare, un modello originale per chi al contrario mette al centro della vita l’attaccamento alle cose e l’egoismo.
Da piccoli ci dicevano che a Natale si deve essere più buoni, ma crediamo davvero ci si possa accontentare di un giorno l’anno? Jovanotti canta “o è Natale tutti i giorni o non è Natale mai” ed in fondo chi non vorrebbe essere più buono e sereno sempre piuttosto che solo in un periodo? È chiaro che non potranno sempre esserci Babbo Natale, luci colorate, alberi addobbati, esposizioni di presepi, giocate e regali, ma nel quotidiano perché non tentare di diventare ciascuno una luce per illuminare la tristezza di chi ci sta accanto, un albero forte per aiutare chi soffre, figure stabili come i personaggi del presepe per sostenere gli amici, l’asso nella manica delle nostre famiglie, un bel regalo per il mondo?
Vivere un Natale alternativo può essere la vera giocata vincente, in cui il tempo non sia rincorso o sprecato ma valorizzato e donato, in cui si viva non “contro” bensì “per” e “con”. Quando Dio entra nella storia facendosi uomo, proprio agli uomini ha fatto credito ed ha puntato tutto su quelli di buona volontà, non solo cristiani, anche in mezzo ai problemi e alle difficoltà. Del resto non c’è scommessa senza rischio, così come non c’è un sogno privo di un minimo di realtà, né una vita piena che non nasca dalla sofferenza, né amore che si realizzi senza fatica.
Il resto è tutto nelle nostre mani, anche di chi pensa di non avere niente da dare, come in quella storiella natalizia in cui il pastorello privo di doni, giungendo alla grotta di Betlemme, dinanzi a Maria allarga le mani desolato come per dire “non ho portato nulla” e in quelle stesse mani vuote riceve straordinariamente dalla madre il bambino Gesù.