Mi interessa , perchè mi interessate voi e voglio conoscervi.
Se “l'insegnamento della Chiesa non è espresso con le parole dell'amore vuol dire che stiamo sbagliando”
La scuola è lo specchio moltiplicatore della società. Sia nel bene che nel male.
Lì per lì nella mia mente l'ho giudicata. Ma se un giorno scorrendo quella foto trovasse il coraggio di lasciarsi guardare davvero...
Lo dice sorprendentemente una generazione cresciuta in un tempo e in una cultura che ha fatto dell'assoluta libertà la propria bandiera.
Qualcuno si è accorto che nel catechismo della Chiesa cattolica non esiste la parola innamoramento?
Giovanni Paolo II e alcune parole ascoltate senza troppa attenzione a Tor Vergata. Scoperte all'improvviso decisive per la propria vita.
Se la fede vuol provare a dire qualcosa di ricevibile per questa generazione, sulla sessualità, per prima cosa deve tornare a dire bene del piacere sessuale in chiave evangelica, invece di tacerne o, peggio, dirne male.
Una storia così, a un primo sguardo, non può che sembrare una tragedia senza senso scritta da un dio malvagio. Eppure...
Per la prima volta Giovanni - durante questa Pasqua - è come se fosse morto e risorto anche lui, assieme a Cristo e a suo papà.
Un musical, ma non solo: così un gruppo di giovanni di Novara sta cercando di far diventare vita vissuta l'appello di san Giovanni Paolo II.
Non so che cosa si siano appena detti, là per terra. Di una cosa però sono sicura: in quei minuti lui si è lasciato amare.
Quello che manca, sia sul fronte laico che cattolico è la testimonianza di una sessualità intera, che oltre a “bruciare” il gusto del presente apra, proprio dentro a questa esperienza istantanea, il senso di una trascendenza orizzontale
San Valentino ai tempi delle convivenze diffuse: confrontiamoci sui ritardi e sulle novità dell'attenzione pastorale ai fidanzati
"Vogliono fare gli animatori. Vorremmo aiutarli a scoprire di più, far emergere la dimensione spirituale che è alla base di una vocazione come questa"
Non posso certo risolvere io il problema di Deborah. Mi limito a mostrare come dentro alla sua questione si nasconda la necessità di rivalutare il ruolo del piacere, sul quale spesso resta un atroce silenzio ecclesiale.
“Bisogna venirci una volta nella vita, per capire cosa è successo … per capire che l’uomo può fare anche queste cose … ricordarlo forse ci protegge un po’ dalla violenza che abbiamo dentro”.
"Ma nessuno di voi spenderebbe tempo a salutare per bene le persone a cui vuole bene?”
“La chiesa cattolica nasce e cresce nella venuta di Gesù sulla terra, basandosi sui suoi insegnamenti. O non più?” Piccola domanda che centra il problema di fondo: il recupero della centralità di Cristo.
La distanza tra Dio e l’uomo non sta nel suo stra-potere e nella sua perfezione logica, ma nel suo stra-amore e nella sua perfezione estetica, che ci attrae senza chiudere la nostra libertà.
Sono alla ricerca incessante, sotterranea e invisibile, di una fede da credere con il corpo, attraverso la testa, centrati sul cuore. Ce la faremo ad accompagnarli?
Ci accorgiamo che per loro Dio sta dove c’è un’emozione che sa di vita, una sorpresa che smonta quanto gli adulti mostrano loro ordinariamente, una esperienza fuori asse che apre il senso gratuito dell’essere al mondo.
«A me, adesso e con loro, basterebbe riuscire a promuovere un esercizio di igiene linguistica, da applicare nel nostro gruppo e magari da portare a casa»
Non hanno bisogno di una Fede chiara e precisa che rassicuri, ma di un mistero intrigante che li stani.
E se fosse ora di pensarlo invece come il di più che, partendo dal piacere, attraverso la pace e la gioia ad esso collegati, ci apre l'esperienza della felicità dell'amore?
Con la macchina fotografica in mano per aiutarli a capire meglio il senso della preghiera con cui invochiamo Gesù Eucaristia di donarci la sua capacità di guardare oltre l'ordinario
Ho sempre pensato che non bisogna lasciarsi prendere dalla nostalgia e bisogna guardare avanti. Ma al funerale del Giuli, dentro la chiesa piena in una città semivuota, ne ho sentita tanta
Senza musica ci mancherebbe davvero un linguaggio speciale per parlare di Lui
Un pezzettino al giorno, un passettino dopo l'altro, rendiamo impossibile ai nostri giovani pensare ad un futuro possibile e umano. Ma noi non c'entriamo davvero nulla? Noi che stiamo sicuri dentro i nostri schemi esistenziali e non ci rendiamo conto di quanto sia cambiato il mondo e di cosa sia in ballo.
Come si fa ad accettare che una intera generazione rifiuti la fede perché la Chiesa che conosce sa di sacrificio, di dovere, di regole e basta?
Invece di educarli a chiudere i propri desideri, dovremmo aiutarli ad ripristinare la possibilità per loro di rendere il proprio desiderio qualcosa di realizzabile davvero.
Credo che si dovrebbe davvero ragionare, come Chiesa, sulla possibilità di formare dei preti che siano capaci di ascoltare davvero, prima che di voler dire qualcosa. Perché questa oggi, almeno per i giovani, è una priorità sociale assoluta.
"Dopo 13 anni mi alzerò e non avrò cose organizzate da fare. Non so prof., ma un po' mi spaventa finire la scuola".
Sono ancora capaci di sentire che vivere in pezzi non è bello, e che l’amore li chiama a qualcosa di più, ma non sanno come fare, perché sono dentro ad un sistema culturale e sociale in cui la normalità è vivere parzialmente, a tempo, senza compromettersi.
Oggi gli adolescenti vivono un sacco di emozioni, ma pochissimi sentimenti e non sanno distinguere le due cose. Ma se comincia ad aprirsi una strada...
Hanno bisogno di modelli adulti che al di là delle parole gli facciano vedere come si fa, per tentare di capire se possono credere in una vita diversa. Hanno bisogno di qualcuno che li aiuti a costruire le loro spalle, invece di piangere sulla loro condizione.
"Prof. ogni materia cerca di rispondere a delle domande. Se non ho capito male, la sua cerca di rispondere a quella domanda che nessuno dice e che tutti si fanno: cosa ci stiamo a fare qui? Lei ha un bel coraggio a parlarne chiaramente qui in classe, ma fuori da qui, mi scusi se lo dico, sarebbe preso per un pazzo".
Possibile che la fede che proponiamo sia così poco "percepibile" e l'esperienza del sacro debba passare per forme di spiritualità al limite del "magico"?