Giovanni ha quattordici anni, ed era un ragazzo come tanti. Divano, play, tv, calcio, Mc Donald’s… poco studio e qualche parola di troppo. Era dagli ultimi anni del catechismo tuttavia che inaspettatamente si era fatto spazio dentro di lui un grande desiderio: fare l’animatore in oratorio. Un sogno che ha realizzato, subito dopo la Cresima; un servizio in cui dà l’anima, fino allo stremo delle forze, lasciando sbigottiti tutti quanti.
Giovanni era in oratorio a fare l’animatore anche pochi giorni prima che suo papà morisse, il Mercoledì delle Ceneri. Da due settimane doveva convivere con quella terribile scoperta: quasi neanche il tempo di rendersene conto.
Poi il Giovedì Santo, con la proposta dei suoi animatori di vivere trenta minuti di adorazione, di notte, solo, a tu per tu con Dio. Era stato il primo a dire di sì. E il primo a condividere l’esperienza col resto del gruppo, il giorno dopo.
“Durante la veglia notturna personale, alla presenza di Gesù, Gli ho detto: “Mio papà mi manca troppo, perché me l’hai portato via?” Poi ho preso dalla ciotola una manciata di foglietti coi versetti della Parola di Dio, e li ho lasciati cadere tutti, ad uno ad uno, finchè non mi è rimasto in mano soltanto questo, e l’ho letto: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Né morte né vita potranno mai separarci dall’amore di Dio.” Giovanni rimette il rettangolino di carta all’interno del cellulare, tra la scheda SIM e l’involucro, perché da lì l’aveva estratto, per farlo vedere ai suoi amici e agli animatori: “Così l’avrò sempre con me, e ogni volta mi ricorderò che né mio papà né Dio mi hanno abbandonato: era proprio quello che avevo bisogno di sentirmi dire”.
Quest’anno la Quaresima per lui è stata diversa, ma anche la Pasqua. Per la prima volta, è come se fosse morto e risorto anche lui, assieme a Cristo e a suo papà.