Il piacere e l’amore

E se fosse ora di pensarlo invece come il di più che, partendo dal piacere, attraverso la pace e la gioia ad esso collegati, ci apre l'esperienza della felicità dell'amore?
15 Novembre 2012

Con Sasha non ci si capisce perché fa ancora fatica a possedere la lingua. Con Mattia invece perché io faccio ancora fatica a possedere il suo punto di vista sulla questione del sesso

“Io già sapere che Mattia pensa a seso jajajajajaaj”. “Ah, la battuta mi piace Sasha, ma non si dice così, dillo bene dai… se no poi la prof. di italiano ti boccia”. Ci provo a correggerlo, ma se considero che sono appena tre mesi che Sasha è in Italia, direi che va già bene… E la cosa bella è che in appena un mesetto di scuola Mattia lo ha eletto a compagno di banco preferito. “Eh, dai Sasha, mi sembra logico che penso al sesso, perchè tu non ci pensi?”. Mattia sorride e prosegue col suo intervento che Sasha gli ha interrotto.

“Insomma prof. io non capisco… insomma… la masturbazione… perchè non si può? Insomma si.. ha capito?”. “E certo che ho capito, Mattia – gli dico – anche se ti sembro tuo nonno, la masturbazione esisteva anche alla mia età”. La classe sorride, ma non so se sia per l’ingenuità di Mattia o per il mio essere “nonno”. Poi riprendo: “E penso che il tuo “non si può” si riferisca a ciò che dice la Chiesa, giusto?”. “Ecco appunto, prof” mi fa lui.

Sasha a questo punto ci prova di nuovo: “Prof io sa perchè!” “Sasha si dice: Io so perchè”. “Bene prof. Io so perchè”. “Ecco, bravo, prova a dire perché” faccio io”. “Sì, prof. io dice che Chiesa è stana. Vuole seso solo se nasce bambino, ma io pensa non normale”. “Sasha, ho capito, ma proviamo a sistemare la forma: La Chiesa è strana. Vuole che il sesso si faccia solo per fare un bambino, ma tu pensi che non sia normale. E’ questo che vuoi dire?” “Si, bravo prof.” “Grazie Sasha, mi dai il voto tu?” La classe sorride, e stavolta capisco che forse non sono ancora “nonno”.

“Beh, ragazzi, la risposta di Sasha non è corretta, ma ci permette di aprire una questione molto importante: che significato ha la sessualità per la Chiesa. La risposta è chiara: il sesso esprime e realizza l’amore tra due sposi e, come dice la Bibbia nel libro della Genesi, rende concreto il loro essere “una carne sola”, cioè fa nascere un figlio che è la realizzazione concreta della loro unione. La masturbazione non è un atto di amore, non è una relazione”. “Io capito niente”. Dai Sasha – interviene Mattia – per la Chiesa il sesso vale se si fa l’amore e nasce un figlio. Quindi è come dici tu”. E Sasha: “Ho detto verità?” “No Sasha, Mattia non ha capito” dico io. “Come prof.? – riprende Mattia – Lei dice che il sesso vale se è fare l’amore e nasce un figlio, E’ come dice Sasha! Ma se una non rimane incinta allora è stato un peccato? E quelle che non possono avere figli? Tanto la Chiesa pensa che il sesso non va fatto per il sesso. Alla fine è come dice Sasha…”.

E allora capisco che con Mattia non ci si capisce. Con Sasha non ci si capisce perchè fa ancora fatica a possedere la lingua. Con Mattia invece perchè io faccio ancora fatica a possedere il suo punto di vista. Che non parte dai principi, ma dalla realtà, dalla esperienza effettiva. Non a caso la sua domanda, di quindicenne, si concentra sulla masturbazione. Mentre io, nel tentativo di tradurre, senza tradire, la Verità della Chiesa per loro, parto ancora dai principi e perciò non riesco a sintonizzarmi con lui. E d’improvviso mi rendo conto che dovrei rovesciare la frittata. Ma per farlo il problema primo da affrontare non sarebbe certo quello del rapporto tra amore e procreazione, ma quello ben precedente, tra piacere e amore.

E su questo purtroppo il silenzio dei testi magisteriali e di molta teologia è assordante. Come se sul piacere non avessimo nulla da dire. Forse perchè talmente naturale che si può dare per scontato. O peggio, come se fosse qualcosa di intralcio all’amore e alla fede, o addirittura di peccaminoso in se stesso. In qualsiasi variante vogliamo fermarci, resta comunque un’incredibile assenza di parole, anche nella predicazione e catechesi ordinaria, proprio sul punto invece più investito di interesse e di confusione che vivono i giovani (e non solo loro!) sulla questione del sesso.

La Chiesa ha accettato spesso il corpo che soffre, ma ha sempre visto con difficoltà il corpo che gode. Come mai?
Il piacere del corpo avrebbe delle assonanze incredibili con l’atteggiamento spirituale di abbandono a Dio e di fede in lui. E’ una esperienza di perdita di possesso di sé, e di fusione con l’altro tanto da farci sentire parte di un mistero infinitamente più grande di noi che chiamiamo vita, e a cui in quel momento ci affidiamo.
Nel piacere si sperimenta la rinuncia a essere padroni di sé, e si acconsente all’impressione di annientarsi, nelle mani dell’altro, vissuto come sacramento di Dio per noi. Non si dice forse: “sciogliersi dal piacere”?
E certe lingue designano l’orgasmo come “piccola morte di sé”.
E la Bibbia: “Tu mi fai perdere il senno, mia sorella, mia sposa, tu mi fai perdere il senno con un solo tuo sguardo, con una perla sola della tua collana” (Ct 4,9). Che prontamente però ci si è affrettati a interpretare in senso simbolico e spirituale.

Quanto ci metteremo a comprendere che una seria vita spirituale non può tagliare via la dimensione del piacere, anche là dove viene sublimata?
O non sarà forse che siamo così abituati a pensare Dio quasi solo come risposta a una condizione di inquietudine, sofferenza e dolore? E se fosse ora di pensarlo invece come il di più che, partendo dal piacere, attraverso la pace e la gioia ad esso collegati, ci apre l’esperienza della felicità dell’amore?
Quanto ci manca la gioia di essere salvati…

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