Quando provano a guardarsi dentro

Oggi gli adolescenti vivono un sacco di emozioni, ma pochissimi sentimenti e non sanno distinguere le due cose. Ma se comincia ad aprirsi una strada...
11 Aprile 2011

Quando sono entrato in classe erano già fuori controllo. Tre giocavano a pallone, altri seduti sul davanzale si sbracavano su un video al cellulare. Uno dormiva, o almeno tentava. Un’altra piangeva sulle spalle di un’amica. Nessuno ha dato segno di essersi accorto che fossi entrato. Quando una lezione comincia così è dura raddrizzarla. E di solito poi si rischia di trascinarsi in uno strazio comunicativo fino al suono liberatore della campana. Ma per fortuna mi accade di rado. E ieri proprio non avevo voglia di uscirne frustrato. Una classe seconda difficile. Molti maschietti, ancora bambini, qualche ragazza più avanti della sua età, ormoni a “go go” e ovviamente un desiderio molto basso di seguire la lezione.

Ma a forza di provarci, dall’inizio dell’anno, con questa classe a febbraio ho cominciato a vedere qualche risultato positivo. E allora mi sono detto che forse si poteva provare ad alzare un po’ il tiro e a vedere di stanarli dalle loro maschere. E così ho deciso di puntare ancora su Muccino, inossidabile traduttore delle emozioni giovanili di oggi. Ma il primo Muccino, quello di “Come te nessuno mai”.

Lo avevamo finito la settimana scorsa e così pensavo di provare a dialogare con loro sul film. Ma sulla porta mi sono reso conto che avrei dovuto cambiare strategia. Ci ho messo quasi un quarto d’ora a rendermi presente alle loro menti, tralascio i particolari perché se no mi cacciano da scuola. E decido di provocarli con la lettura di un brano del diario di una ragazza di 16 anni che ha tentato il suicidio per una delusione d’amore. Ma succede quasi nulla. Risolini, commenti sottovoce, schiamazzi, tiri al cestino, pirulini di carta con le biro. Mi sono fermato.

“Cosa state provando in questo momento?”. La domanda li ha colti alla sprovvista, e qualcuno ha abbozzato: “Eh prof. mi sto divertendo un po’…”. “Vuoi dire che ti senti annoiato?”. “No, semplicemente non mi va di usare la testa, e mi diverto, non faccio nulla di male dai…”. “Bene ragazzi, siccome vedo che la classe sta cercando di vivere emozioni e non ne vuole sapere di pensare, facciamo un gioco. Proviamo a dare un nome a quello che sentite, alle emozioni che avete ora…”.

“Non ho voglia di stare fermo… ammette Giulio”. “Ma questo non è un nome… come si chiama l’emozione che provi quando non  hai voglia di stare fermo?”. “Non lo so prof., come si chiama?”. “Qualcuno può suggerire??”. “Io lo so prof., Giulio è eccitato… “. Risata generale. “È così Giulio?  – faccio io”. “Veramente no, quando sono eccitato mi succedono altre cose… “. Risate, ammiccamenti, battutine. Li guardo e mi sento triste. Non hanno le parole per nominare quello che vivono, e come si può pensare di parlargli di un sentimento come l’amore? E quindi il lavoro da fare è tanto.

“No ragazzi, calma, è un discorso serio. Forse Giulio è inquieto. Se non sapete dare un nome a quello che sentite come fate ad essere capaci di gustarvi in pieno quello che vivete, è come se la vostra testa fosse da un’altra parte e il vostro corpo fosse guidato da un altra, da fuori di voi, da ciò che la realtà vi fa sentire..”

“È vero prof. spesso viviamo come se fossimo delle macchine, che sono messe in moto da ciò che gli passa davanti e non sanno neanche bene dove vogliono andare…” Lara ha 17 anni, più grande degli altri, con un po’ di ferite alle spalle, e perciò costretta a guardarsi dentro più di altri. E continua. “È come se la nostra vita sia sempre decisa dal di fuori di noi. Se sei innamorata puoi cadere dalle stelle a terra in un secondo solo che lui dica o faccia una cosa che ti fa sentire nulla. Io non credo che si possa essere liberi e felici in questo modo”.

“Lara ha ragione. Secondo voi che differenza passa tra una emozione e un sentimento, ragazzi?”. “Boh, per me sono la stessa cosa” ribatte di getto Alessandro. “E quando dite che siete innamorati provate un’emozione o un sentimento?”. Eleonora smette di ridacchiare con suo vicino di banco e ci prova. “Non lo so prof. non ci ho mai pensato, ma penso che una emozione sia una roba forte, ma molto veloce, un sentimento dura di più nel tempo,”. “Posso essere d’accordo e quello che provate quando siete innamorati è più una emozione o più un sentimento?”. “Una emozione certo, prof… Ma io non so come possa essere un sentimento, magari non l’ho mai provato, ribatte Alessandro”. Ha terribilmente ragione. Oggi questi adolescenti vivono un sacco di emozioni, ma pochissimi sentimenti e non sanno distinguere le due cose.

Di nuovo Lara: “Beh se sei innamorato e lei ti chiede di andare al concerto dei Modà e tu non ne vuoi mezza, forse ci vai lo stesso perché le vuoi bene, anche se la tua emozione ti dice un’altra cosa… Forse voler bene è un sentimento, dove non solo segui l’istinto che senti, ma ci metti anche la testa a tentare di ragionare su quello che vuoi davvero…”. “E va béh, ma se mi devo stressare così per stare con una preferisco mollarla” sentenzia Alessandro. “Ma così non avrai mai una storia decente” ribatte Lara.

La frantumazione interna che vivono è davvero grande e quando trovano adulti che sono come loro, la “frittata” è fatta. Ma se possono guardarsi dentro senza paura di essere giudicati o manipolati una strada dall’eros all’agape si apre, lunga, lenta, paziente, certosina.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I commenti devono essere compresi tra i 60 e i 1000 caratteri. I commenti sono sottoposti a moderazione da parte della redazione che si riserva la facoltà di non pubblicare o rimuovere commenti che utilizzano un linguaggio offensivo, denigratorio o che sono assimilabili a SPAM.

Ho letto la privacy policy e accetto il trattamento dei miei dati personali (GDPR n. 679/2016)