Con Youcat per parlare d’amore

Sono ancora capaci di sentire che vivere in pezzi non è bello, e che l’amore li chiama a qualcosa di più, ma non sanno come fare, perché sono dentro ad un sistema culturale e sociale in cui la normalità è vivere parzialmente, a tempo, senza compromettersi.
10 Maggio 2011

Sono appena uscito da una quinta. Siamo sul senso cristiano dell’amore. L’altra volta avevamo visto le diverse radici greche della parola amore: eros, filìa, agape. Oggi ho portato con me Youcat, appena uscito, il catechismo dei giovani pensato per la giornata mondiale della gioventù di Madrid. 

“Avete mai visto questo libro?” Si avvicinano alla cattedra e con curiosità lo prendono in mano e lo sfogliano, e leggendo il retro copertina leggono il brano della prefazione di Benedetto XVI°. “Prof, ma è un catechismo!!”. “Si certo. Il catechismo pensato per voi, e da ragazzi come voi, che hanno riflettuto insieme a preti e vescovi sulla loro fede. E hanno messo per iscritto quello che ne è venuto fuori. Pensavo che sulla questione dell’amore, di cui si discuteva la volta scorsa, potevamo leggere alcune cose da qui”. 

Certo il contesto non è quello appropriato. Il catechismo è stato pensato per giovani credenti, che vogliono approfondire la loro fede. In classe non siamo in parrocchia, e ci sono anche molti ragazzi che non credono. Ma nonostante questo ho deciso ugualmente di provare a far “reagire” questo testo con le persone reali e concrete per i quali è stato pensato.

“Da quale domanda volete partire, sull’amore ce ne sono molte, ve le leggo”. E così scorro velocemente i titoli del paragrafo sul sesto comandamento, dal n. 400 in poi. “Qual è il significato della sessualità umana? Che cos’è l’amore?” “Che cos’è l’amore casto e perché un cristiano deve vivere la castità?”. “Ecco prof, questa questa… sono proprio curiosa di vedere se ci sono ancora persone che amano senza fare sesso”. Caterina è davvero sincera in questo e si avverte che per lei a 19 anni è già scontato che non si può non fare sesso con chi ami. 

“Veramente amore casto non è non fare sesso” aggiungo e mi avventuro a leggere la risposta di Youcat. “Un amore casto è un amore che si difende da tutte le forze interne ed esterne che potrebbero distruggerlo..”. “Eh prof..? Cosa sta dicendo? Cosa vuol dire?”. L’unico ragazzo presente, Luca salta su e dichiara il suo stupore… “Non capisci cosa vuol dire il testo?” faccio io. “Certo si lo capisco, ma non ha senso… Io non ho mai pensato che un amore si debba difendere, lo si vive e basta, quando non c’è più “bona”, si chiude”. “Quindi vuoi dire che l’amore è un istinto su cui tu non puoi per nulla intervenire?”. “Bèh io non credo sia così – di nuovo Sonia – mica puoi tenere in piedi una relazione solo per istinto, non duri…”. 

Allora – suggerisco io – forse bisogna fare un passo indietro e leggere la risposta alla domanda: Cos’è l’amore?”. “Ecco si, prof…”. E leggo al n.402: “L’amore è la donazione libera del cuore. Essere colmi di amore significa provare un tale piacere per qualcosa da uscire fuori da sé per dedicarsi a quel qualcosa…”. “Ecco prof., vede, è un piacere, e come si fa a dire che non è un istinto?” ancora Luca. “Si – ribatto- ma è un piacere che ti fa essere afferrato dalla persona che ami così tanto da decidere di dedicarti a lui/lei per intero, non solo istintivamente, ma anche mentalmente e sentimentalmente. Ci sei dentro per intero e non solo un parte di te. Inizia con un istinto, ma poi diventa una scelta libera e intera”. “Si, bello prof, ma sta roba è davvero difficile da vivere e io non ne ho ancora trovato uno che la vive così”. 

Due cose mi hanno colpito, una interessante novità e una triste conferma. La conferma è che l’obiezione di Caterina ci sta tutta, e dice la loro distanza esistenziale dall’equilibrio che è richiesto per vivere queste cose. Sono ancora capaci di sentire che vivere in pezzi non è bello, e che l’amore li chiama a qualcosa di più, ma non sanno come fare, perché sono dentro ad un sistema culturale e sociale in cui la normalità è vivere parzialmente, a tempo, senza compromettersi. Perciò è una enorme fatica per loro tracciare una possibilità di essere diversi in questo. Hanno bisogno di un come, di una via, di vedere che per loro personalmente è possibile. Alla chiarezza delle idee e alla precisione della dottrina ci arrivano, ma da sola questa non serve e anzi acuisce a volte la fatica perché restano sopraffatti per la distanza che sentono tra loro e questa vita indicata dalla Chiesa. 

La novità interessante è che Youcat sembra ammiccare ad uno spostamento di sensibilità antropologica su temi come quello dell’amore. Ardisce definire l’amore come un “piacere” e come una “energia”, parole davvero poco frequenti nel linguaggio ecclesiale, e soprattutto riconosce in modo esplicito il piacere come una delle finalità della sessualità umana, unitamente alla procreazione all’unione degli sposi. 

Mi piace pensare che sia un inizio interessante…

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