E Manuel si scoprì devoto a un santo

Giovanni Paolo II e alcune parole ascoltate senza troppa attenzione a Tor Vergata. Scoperte all'improvviso decisive per la propria vita.
25 Novembre 2014

La chiesa è piena. La benedizione della nuova statua di S. Giovanni Paolo II sta per cominciare. Manuel sale all’ambone, fogli in mano come ancora di salvataggio dall’emozione. È venuto a raccontare cosa significhi essere devoti a un santo: avvertirlo come compagno di viaggio, ed essergliene grati. “In tanti modi GPII si è fatto presente nella mia vita. Penso che non sia passato per caso, ma che dietro di lui ci fosse il disegno di Dio.”

È l’agosto del 2000 quando tutto ha inizio. Manuel vede per la prima volta papa Wojtyla in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, a Roma: “Non vi dico l’emozione! Scorgevo in lui qualcosa di speciale: dal suo volto traspariva una grande fede, nei sui gesti notavi l’amore di Gesù. Ci invitava a stare con Lui e a scommettere la vita per Lui, senza paura: le sue parole ci infiammavano.”

Sono in particolare alcune frasi a rimanergli impresse, a Tor Vergata: “Cari giovani, è difficile credere in un mondo così? Nel Duemila è difficile credere? Sì! E’ difficile. Non è il caso di nasconderlo. E’ difficile, ma con l’aiuto della grazia è possibile, come Gesù spiegò a Pietro: “Né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli” (Mt 16,17).

E poi ancora quel celebre discorso: “E’ Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare.”

“Se però devo dire la verità – continua a raccontare il giovane – allora ero ancora troppo distratto per comprendere appieno questi discorsi. Poi, qualche anno fa, alcuni amici mi hanno chiesto di prendere parte ad un musical su Giovanni Paolo II. Ho cominciato allora a sentire quelle parole sempre più mie. Me le ripetevo spesso prima delle prove, e sentivo qualcosa muoversi dentro di me.”

È invece un’altra esperienza a permettergli di vivere quel desiderio espresso dal papa polacco nel discorso di Tor Vergata: “Vedo in voi le “sentinelle del mattino” (cfr Is 21,11-12) in quest’alba del terzo millennio”. Si tratta di un progetto di evangelizzazione di strada promosso dalle “Sentinelle del Mattino”: “Una luce nella notte”. Spiega Manuel: “La sentinella è colei che aspetta il sole, sempre attenta. Appena lo vede sorgere, lo comunica, perché un nuovo giorno è nato in tutta la sua bellezza. La stessa cosa succede a noi che, vedendo nell’ostia Gesù – il sole che illumina la nostra vita – non possiamo far altro che testimoniarlo ad altri giovani, perché anche in loro possa nascere la speranza”.

Una speranza che san Giovanni Paolo II ha saputo vivere e testimoniare anche negli ultimi anni di pontificato, quando ormai era “piegato su se stesso, con forti difficoltà a parlare, sofferente, arrabbiato perché non uscivano più le parole dalla sua bocca, impossibilitato a camminare… che insegnamento!”. Continua Manuel: “Il dolore c’è e fa male, ci dà fastidio vederlo, vorremmo stargli lontano… Ma lui no, lui ci ha fatto vedere che si può affrontare senza vergogna e senza paura.”

Fino a quel 2 aprile 2005, il giorno delle lacrime. “Si, quante lacrime ho versato nei giorni successivi alla sua morte, e ancora oggi a parlarne faccio fatica a trattenermi… Ti devo dire grazie, san Giovanni Paolo II, perché io ho sempre voluto fare il duro, ma tu hai saputo sciogliermi il cuore.”

Un intreccio di esperienze, parole, momenti che si rivela infine a Manuel in tutta la sua chiarezza proprio mentre, dalla poltrona di casa, il giovane sta guardando il film sulla vita di “GPII”. “Sentii nelle sue parole un invito molto chiaro: Hai vissuto la tua vita, hai fatto le tue esperienze, tutto aveva un senso… Adesso è ora di andare: Gesù ha bisogno di te, non avere paura!”.

È da quella poltrona che ha avuto inizio, due anni fa, un nuovo cammino per Manuel. Stavolta in seminario.

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