I verbi del bene comune

Si parla del bene comune, dentro alla dottrina sociale della Chiesa. Argomento duro, ma più stimolante di quanto si creda, soprattutto perché gente come Marco trova modo di essere ascoltato nel proprio desiderio di opposizione e di cambiamento. 
6 Ottobre 2010

“Ma prof. lei da per scontato che esista ancora qualcosa di comune in questa società? Non vede che le persone sono così tutte egoiste e ognuno pensa solo ai fatti suoi?” Marco farebbe la sua “porca” figura, come dice lui, in qualsiasi programma televisivo dove c’è da dire contro. Anche l’anno scorso me lo ha fatto capire che gli piace il contraddittorio, a volte solo per gioco, a volte seriamente, e senza volerlo anima la lezione. Fa la quarta, ma dovrebbe fare la sesta, ha perso due anni in giro. E quest’anno ha ripreso. Si parla del bene comune, dentro alla dottrina sociale della Chiesa. Argomento duro, ma più stimolante di quanto si creda, soprattutto perché gente come Marco trova modo di essere ascoltato nel proprio desiderio di opposizione e di cambiamento.  E sul bene comune ci è andato giù di brutto: “Smettetela di sognare che esista qualcosa che unisca le persone, qui chi può prende tutto, e gli altri si arrangiano!” Ovviamente altri sono meno drastici, ma in linea di massima si ritrovano con lui.

 Allora ho chiesto alla classe di fare un gioco. Scrivere su un foglio di carta, ognuno per sé, la propria giornata tipo, scrivendo a margine i verbi all’infinito che qualificano l’azione descritta. Alla fine abbiamo riportato sulla lavagna l’elenco di questi verbi e ci siamo accorti che sono di gran lunga di più quelli comuni di quelli individuali. Era ovvio. 

“Va bèh prof. mica ci voleva tanto ad arrivarci!”. Marco incalza: “Tutti vogliamo mangiare bene, tanto e spendere poco, ma chi ha soldi lo può fare gli altri.. ciccia!” “E secondo te si può fare qualcosa per far si che ci sia più condivisione su questo?” Mi sono meravigliato! Erminia è una ragazzina timida e silenziosa, quando parla diventa tutta rossa e un po’ incespica sulle lettere, ma si vede che dentro macina e ci prova. E oggi evidentemente ha vinto il timore è si è buttata, sudata e impacciata, ma lo ha detto: “Io faccio parte di un gruppo di acquisto e da due anni spendiamo meno per comprare cose che sono migliori e sappiamo che diamo una mano anche a chi produce rispettando la natura”. “Un gruppo di ché?” risponde Marco. Gli occhi si sono alzati e anche nell’ultimo banco sono usciti dalla tana. “Un gruppo di acquisto, si!” E ce lo ha spiegato, anche bene direi. 

Ovviamente Marco non ha cambiato idea, ma non è questa la cosa importante. Mi piace che possano vedere dal vivo e nel concreto, dalle parole di una di loro, che qualcosa si può fare e che non è vero che il bene comune non esiste più. Ma a questo punto il confronto diventa arduo se allargo con loro l’orizzonte e guardiamo l’agenda politica che in Italia da un po’ domina la scena. Dei problemi legati ai verbi che hanno trovato c’è davvero poca cosa: mangiare bene, consumare meglio, produrre meno rifiuti, andare ad scuola che funzioni, stare per strada sicuri, prendere l’autobus o il treno sapendo se e quando arrivi, usare le tecnologie per comunicare senza esserne schiavo, ballare senza sballare, ascoltare musica che nutre anche la mente… Ma anche altri verbi, assenti dalla politica, che inaspettatamente ho trovato in alcuni di loro: pensare a cosa faccio, capire chi sono, chiedermi il senso di essere qui, cercare di essere onesti, innamorarsi, credere…. nascere serenamente, morire dignitosamente… le due cose più comuni a tutti in assoluto. 

Di cosa si sta occupando allora la politica? Proprio in questi giorni il Card. Bagnasco ha avuto parole dure e preoccupate per la situazione italiana “L’Italia, nel suo complesso, ha bisogno di riscoprire la bellezza del bene comune, perseguito nell’azione politica come nella vita quotidiana dei cittadini”. E mi ha colpito proprio questa ultima frase che mette in relazione l’azione politica con la vita quotidiana dei cittadini. Di cosa si dovrebbe occupare la “Settimana sociale” dei cattolici, che si terrà dal 14 al 17 ottobre a Reggio Calabria? Ho dato un’occhiata al documento preparatorio e ho avuto l’impressione che anche in quella agenda questi verbi e i loro problemi siano poco rappresentati. Non lo sanno, ma Erminia e Marco fanno più politica di chi si occupa di politica oggi. Meritano di saperlo, ma rischiano che il loro futuro sia deciso da chi non si occupa dei loro verbi.

 

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