Iniziamo i giorni impervi verso la Pasqua: l’invito è a non viverli come un tagliando annuale ma come un rischio, un imprevisto: il paradosso, appunto, dell’Amore che ci provoca ad andare ‘oltre’.
Ricordiamo con affetto immutato la nostra amica trentina, autrice di VinoNuovo, che ci ha lasciato un anno fa...
A partire dal Vangelo e da alcune suggestioni di Ermes Ronchi, una narrazione pasquale
Tentiamo di prendere sul serio il mistero della resurrezione di Cristo, almeno come desiderio intimo, per prendere sul serio le nostre scelte di vita e di fede.
In un tempo nuovamente critico comincia oggi il triduo pasquale, nella speranza che possa insegnarci ancora una volta a compiere slanci imprevedibili e fuori da ogni calcolo...
La liturgia e la vita sono il banco di prova nell’oggi, il sepolcro da raggiungere, ma anche il tornare indietro per annunziare il più bel finale di ogni storia raccontata
Quante volte i pregiudizi ed il sentirsi giusti ci portano lontano dal Vangelo, a puntare il dito, ad essere più farisei che discepoli.
Io non faccio altro che puntare su me stesso, cioè puntare sul perdente, su un cavallo che corre senza un fantino esperto. Nel farlo, perdo di vista Dio e la sua misericordia, ponendo al centro me e il poco che sono.
Facciamo tesoro degli auguri donati e ricevuti, prepariamo i nostri scrigni, perché l'Epifania non porta via tutte le feste!
Le donne si incamminano verso il sepolcro tra la notte e l’alba, quando ancora è buio ma già inizia a sorgere il sole, per andare incontro all’inatteso: la tomba è vuota. Anche noi viviamo la stessa condizione, anche a noi è chiesto di dare fiducia a una resurrezione non più cessata - facendo piccoli passi di vita e mutando sguardo, come dice Tonino Guerra in una sua breve poesia.
Tommaso è il discepolo che lascia spazio alle domande, che si mette in ricerca, che, per dirla con Pierluigi Cappello, non riempie le sue inquietudini ma fa parlare ciò che manca.
Possiamo fare a meno della grammatica? Possiamo lasciare le giovani generazioni a digiuno di grammatica? Ma esiste una sola grammatica? Forse dobbiamo fare proprio come lo scriba di Mt 13,52