Il “miracolo” della Domenica delle Palme

Quante volte i pregiudizi ed il sentirsi giusti ci portano lontano dal Vangelo, a puntare il dito, ad essere più farisei che discepoli.
11 Aprile 2022

Nel giorno della Domenica delle Palme si rinnova in diverse chiese il “miracolo” della moltiplicazione dei fedeli e così è stato almeno dove io ho partecipato e partecipo spesso alle celebrazioni: una chiesa piena, per la maggior parte persone che non si vedono in altre domeniche, per lo più adulti e anziani.

Forse è stato normale questo riversarsi in massa dopo un periodo tanto difficile e con limitazioni, persino riempiendo i banchi e sedendosi accanto a sconosciuti; oppure è stato il “miracolo” suddetto sostenuto dalla corsa alla benedizione dei ramoscelli di ulivo e delle palme!

Gli anni vissuti senza questo momento non hanno cambiato il modo frenetico in cui si vive la commemorazione di Gesù a Gerusalemme: chi spinge per farsi avanti, chi solleva chili di ramoscelli, chi rischia di accecare il vicino con tutte le forme possibili di palme, chi passa in mezzo a vendere gli uni e gli altri, chi in occasione dell’aspersione sgomita pur di farsi raggiungere da una goccia d’acqua.

Mi ha fatto sorridere il vedere che si trattava di persone di una certa età, gente d’altri tempi, di quelli prontissimi a puntare il dito contro i giovani accalcati per la movida o agitati nella folla.

I bambini, pochi veramente, sono stati quelli più ordinati, a cui la catechesi, l’ora di religione, l’oratorio hanno presentato probabilmente una maniera diversa e vera di vivere questa celebrazione, dunque c’è speranza per il futuro!

Il celebrante, serafico come la famiglia religiosa a cui appartiene, ha benedetto tutti, vicini e lontani, più volte chi si ripresentava davanti a lui non contento della precedente aspersione, soprattutto l’ha fatto sorridendo sotto la mascherina che ogni tanto si abbassava; si avvicinato anche a me che ero rimasto devotamente a distanza, quasi isolato, che non avevo neanche alzato i miei ramoscelli, ma chinato solo la testa, e mi sono sentito cercato.

Confesso di aver pensato nei momenti di maggior confusione, mentre la folla si lamentava e si agitava, che sarebbe meglio modificare o abolire questo rito che ancora troppo è sentito come una superstizione; poi, raggiunto incredibilmente il silenzio, mi si sono fissate in mente le parole finali del Vangelo di Luca: «Alcuni farisei tra la folla gli dissero: “Maestro, rimprovera i tuoi discepoli”. Ma egli rispose: “Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre”».

Ho capito che è facile e comodo sentirsi discepoli, ma difficile e scomodo riconoscersi farisei!

2 risposte a “Il “miracolo” della Domenica delle Palme”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    È’ vero che l ramo d’ulivo da portare a casa ancora esercita un fascino di benedizione quasi estesa, ma non si può giudicare ciò che ogni persona pensa o ha nel cuore,se per esempio infonde un sentirsi nella parte giusta di un vivere, di un credere, di un sentirsi cristiani. Quindi ognuno i tiene o rigetta a seconda che questo semplice ramo di foglie, anche un po’ secche come quelle del cesto della mia chiesa ma asperse di una benedizione che va alla persona presente estesa a tutte quelle che essa ha nel cuore. Oggi pochissime, rare persone apre bocca ai canti rituali, ci si ostina a affermare che il canto vale se l’assemblea partecipa, questa oggi ha tanti motivi: ho male di gola, non ho più voce, non esistono cori se non raccogliticci a Natale e Pasqua?..E’ anche vero che viene ringraziata colei che osa supportare il sacerdote in questa preghiera che le note eleva sembrando così portare quella di tutti. Andrebbe dunque fatto chiarezza perché oggi non è più ieri

  2. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Marco!
    Desidererei leggere un tuo commento a quanto presentato da Iannaccone sabato sera su RAITRE SU PALERMO VECCHIA”.
    Riesci a farmi capire ” come sia possibile??

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