«Ora staremo sempre insieme. Nessuno ti strapperà dalla mia mano»

Un racconto nel tempo pasquale, incentrato sugli affetti, alla vigilia della Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia.
16 Maggio 2025

Una notte intera, coi capelli sudati, a raccogliere ricordi, sfogliarli, custodirli, come fiori tra le pagine di un libro. D’ora innanzi non vivrò che di questo, non avrò che questo. Avevi detto che saremmo stati insieme nel seno del Padre. Invece – ci sei tu, e questo mi dà fiducia – ma non ci stiamo insieme. E tu avevi detto che ci saremmo stati insieme.

Poi è arrivata Maria, gridando – «L’hanno portato via!» –, e ci siamo messi a correre. No, ti prego, anche questo no. Non togliermi anche il suo corpo. L’ultima cosa a rassicurarmi che è stato vero, che davvero lui è esistito, che mi ha amato, mi ha abbracciato.

Arrivo per primo, ma aspetto Pietro per entrare. «E vide, e credette» – che cosa? Che non te ne eri andato, né il corpo era stato rubato. Mi guardo intorno con sorriso impaziente, che scalpita: sei vivo, e sei qui, da qualche parte. Ti nascondi come un melo tra gli alberi del bosco, come un cerbiatto timido e ferito. Forse ti sei nascosto dai Giudei, ma poi verrai a trovarmi, verrai a trovarci, e staremo insieme, e potremo tornare al lago. Mi condurrai di nuovo nella cella del vino, e potrò tornare a baciarti.

Non torno dagli altri, ma corro a dirlo a tua madre – «Non è morto!», grido mentre sfondo la porta. Intanto, alla tomba, Maria Maddalena non riesce a smettere di piangere. Provo a consolarla. Ma lei non è stata nel seno di Gesù, non ha passato le sue sere con la testa poggiata sul suo petto, non ne ha sentito i battiti, lei non capisce, lei non ha ricevuto le promesse che ha fatto a me prima di morire, nel Getsemani: «Nessuno ti strapperà dalla mia mano».

Sarà questo il nostro destino fino alla fine della storia. Essere ad un tempo Maddalena e “quello che Gesù amava”. Lui, pieno di fiducia che lui c’è, e si fa baciare, e mi bacerà – fiducia di bambino che è stato nel suo seno. L’altra, solo morsa dalla sua mancanza, non lo vede, non lo sente – vorrebbe sentirlo di più – sentire quasi fisicamente le sue labbra. Una è «voglio cercare l’amato del mio cuore», l’altro è «l’ho trovato e non lo lascerò più». E noi saremo sempre sia l’uno che l’altra.

«Maria!», la chiama Gesù. Non è il custode del giardino: è molto di più; guarda, è lui. E nessuno ci dice che Maria non l’abbia toccato. Prima ancora che lui dice il suo «Non mi trattenere», lei già si getta ai suoi piedi, a stringerlo. Gesù ride e la solleva, ma lei ancora lo stringe forte, come si stringe forte la persona che amiamo quando una serata insieme sta per finire, e l’altro va via.

Il suo «non mi trattenere» è «non mi stritolare così – non hai bisogno di stringermi così, perché io non me ne vado, perché ora non me ne vado – non hai bisogno di trattenermi – ora saremo sempre insieme».

Così Maria corre, va dai discepoli, con la fatica di chi non ce la fa a non voltarsi indietro a guardarlo ancora. Quando sarà lontano, potrò uscire io. Lui mi fissa, fermo, in piedi, con le braccia lungo il corpo. «Come stai, Gesù?». Sorride, mi abbraccia, e io lo bacio ovunque – il capo madido di rugiada e i riccioli di gocce notturne. «Te l’avevo detto che nessuno ti avrebbe strappato dalla mia mano».

Tutt’intorno odore di melograno. «Ora staremo sempre insieme?». «Ora staremo sempre insieme. Io ti fisserò sempre e tu potrai fissare sempre me; io mi prenderò cura di te sempre, e tu potrai prenderti cura di me sempre; sul lago, o in qualsiasi luogo, staremo sempre insieme. Non dovrai più rattristarti la sera quando ci lasceremo».

E infatti, alla fine di questa lunga domenica, stiamo ancora insieme. Io steso, con la testa ancora sulle tue gambe, mentre tu mi passi la mano tra i capelli. Te la bacio e non smetterei mai. Ci sono ancora le ferite – ci saranno sempre le ferite – per me, «perché se non avessi amato fino alla fine, ora non potremmo stare così, per sempre insieme».

Sei bellissimo. Riccioli neri come grappoli; guance profumate; labbra che stillano mirra; le tue mani – da cui nessuno mi ha strappato; il petto d’avorio; le gambe d’alabastro; il palato dolce – quindi significa che ti sto baciando, se posso sentirne il sapore. Ed è questo, Gesù, il momento in cui di solito si comincia a fare l’amore.

2 risposte a “«Ora staremo sempre insieme. Nessuno ti strapperà dalla mia mano»”

  1. Agnes Thery ha detto:

    Non interpreto così la vicenda di Maddalena. Così vicina a Gesù nella morte e Risurrezione. Apostolato degli apostoli.

  2. Giorgio Del Vecchio ha detto:

    Grazie Luigi,
    Mi ha emozionato tanto questa lettura narrativa del Vangelo.

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