Buona Pasqua all’ombra dell’outlet

Salviamo la festa, dimensione della vita - privata e sociale - che rende l'uomo umano, le relazioni autentiche, la società più felice
15 Aprile 2017

Vorrei fare gli auguri di Pasqua ai lavoratori che sabato e domenica 15 e 16 aprile saranno in sciopero, per protestare contro la decisione della direzione del Serravalle Designer Outlet di tenere aperto anche per Pasqua, oltre che per pasquetta. È la prima volta che succede, nella storia di questo mega tempio dedicato alla fede nel dio denaro, dove le celebrazioni sono segnati dai colori liturgici dei bilanci, ma i sacrifici si compiono ogni giorno, bruciando sull’altare il tempo, le relazioni, la vita dei lavoratori.

Buona Pasqua ai lavoratori, cui auguro di essere in tanti e di avere la solidarietà di tanti altri come loro (per ora si sa che scenderanno in campo anche quelli del Serravalle Retail Park e dell’Iper-McDonald’s della zona). I duemila lavoratori dell’outlet sono Davide contro Golia, e in mano non hanno neanche la fionda: in grande percentuale precari o precarissimi, sanno che, se perderanno il lavoro, faranno molta, molta fatica a trovarne un altro. Eppure la loro lotta ha un alto significato simbolico e culturale: non chiedono un’assunzione, un aumento di stipendio, un benefit. Chiedono di riconoscere che i lavoratori sono persone, uomini e donne che, oltre le braccia, hanno un cervello, un cuore, un’anima. Ci dicono che fare festa è un diritto.

Buona Pasqua anche ai sindacati, che anche loro appaiono sempre più piccoli di fronte a quel Golia che è il mercato. Sfiduciati dal numero crescente di lavoratori precari, che li accusano di difendere solo chi è già ricco di diritti acquisiti; vittime della disintermediazione (quel modo di pensare per cui si rifiutano i corpi intermedi: i partiti in politica, i sindacati nel lavoro, le associazioni nel volontariato, la Chiesa nella fede…); con le ossa rotte dalla difficoltà di immaginare il futuro, i sindacati almeno questa volta sono dalla parte giusta e per obiettivi che tutti possono comprendere.

Buona Pasqua ai consumatori, cioè a tutti quelli che nei giorni di festa vanno a fare compere e a svagarsi nei Centri commerciali. Spero che si ricordino, il 25 Aprile o il 2 giugno, di essere, oltre che consumatori, cittadini, e nelle feste religiose si ricordino che sono occasioni, anche per chi non ha fede, di condividere con i credenti un momento di gioia, farsi qualche domanda, confrontarsi con la propria storia, cercare un senso nella vita e nei giorni. Spero insomma che riescano a dimenticarsi, almeno per due giorni, di essere consumatori e che riscoprano le altre dimensioni della propria identità.

Buona Pasqua alle famiglie dei lavoratori: alle mogli o fidanzate, ai figli, ai genitori, agli amici. Spero che non smettano di credere che ci sono momenti che vanno trascorsi tutti insieme, facendo cose semplici come condividere un ricco pasto, versare il caffè al nonno, fare una passeggiata al parco, una visita al nonno. Perché è festa, non per altro.

Buona Pasqua a tutti i credenti, per i quali la Pasqua non è una festa qualsiasi, ma un momento fondante. Perché nel viverla preghino per questi lavoratori, per la loro felicità, per il loro futuro. La Chiesa locale ha già espresso la propria solidarietà (anche questo è essere Chiesa in uscita), rendiamola fattiva non andando a far compere nella festa religiosa più importante.

Buona Pasqua ai proprietari e ai gestori dell’Outlet, sperando che quel giorno non lavorino e che abbiano qualcuno con cui passarlo, qualcuno che non lavori. A loro dedico le parole che Papa Francesco ha pronunciato il 12 agosto 2015: “Il vero tempo della festa sospende il lavoro professionale, ed è sacro, perché ricorda all’uomo e alla donna che sono fatti ad immagine di Dio, il quale non è schiavo del lavoro, ma Signore, e dunque anche noi non dobbiamo mai essere schiavi del lavoro, ma “signori”».

Salviamo la festa, dimensione della vita – privata e sociale – che rende l’uomo più umano, le relazioni più autentiche, la società più felice. «La festa è un prezioso regalo di Dio», dice Francesco, «un prezioso regalo che Dio ha fatto alla famiglia umana: non roviniamolo! Grazie”.

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