Attraverso le ferite si intravede la vita

Entriamo nei giorni che ci fanno camminare tra i drammi e le incertezze del nostro tempo, per scoprire “orme di risurrezione, in mezzo alle voci affannate della quotidianità.
2 Aprile 2023

All’inizio della loro storia, quando si chiese ai cristiani cosa ci fosse di nuovo nel loro vivere, se fosse una nuova religione o una nuova filosofia, essi risposero: è la via. Questo è il modo di seguire colui che ha detto: “Io sono la Via”. Rinnovando questa consapevolezza ci accostiamo alla settimana centrale dell’Anno liturgico, sorgente da cui “scaturiscono tutti i giorni santi” (come ci ricorda l’annuncio che ascoltiamo il giorno dell’Epifania). All’interno dello spazio dell’Anno liturgico – esercizio continuo di contemplazione del mistero d’amore di Cristo –, in questa settimana il tempo si dilata fino a farci rivivere in forma memoriale, rituale e reale l’esodo pasquale di Gesù.

La denominazione ambrosiana “Settimana Autentica” ci aiuta a cogliere l’aspetto storico, autenticamente narrativo di quanto celebriamo, mentre ci incoraggia a riconoscere che proprio la Pasqua è l’evento che genera ‘conversione’, cioè cambio di sguardo, di direzione, di senso del vivere. La definizione di Settimana Santa, tipica della liturgia romana, rimanda alla centralità di questi giorni in cui la liturgia ci offre l’opportunità d’immergerci negli eventi che rivelano la volontà di Dio di non perderci, ‘attraversando’ con stupore il mistero della Pasqua di Gesù.

In questa stagione storica della vita della Chiesa, l’urgenza che l’ingresso nella grande Settimana ci consegna è di lasciarci condurre – come singoli e come popolo radunato – non tanto forse dove ‘non vogliamo’ ma senz’altro dove ‘non prevediamo’ e non immaginiamo, perché il Vangelo possa davvero risuonare con forza e verità. I passi verso la Pasqua non sono un evento devozionale, racchiuso nella cornice del rito e della commemorazione, ma un’esperienza che trasforma e vivifica la coscienza e l’agire del singolo credente, dentro la comunità radunata.

«La nuova evangelizzazione e la trasformazione sinodale della Chiesa e del mondo costituiscono un processo in cui dobbiamo imparare ad adorare Dio in modo nuovo e più profondo – in Spirito e verità. Non dobbiamo temere che alcune forme della Chiesa stiano morendo: “Se il chicco di grano non cade in terra e non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12,24).  […] In ogni periodo della storia della Chiesa dobbiamo esercitare l’arte del discernimento spirituale, distinguendo sull’albero della Chiesa i rami che sono vivi e quelli che sono secchi e morti. Il trionfalismo, l’adorazione di un Dio morto, deve essere sostituito da un’umile ecclesiologia kenotica. La vita della Chiesa consiste nel partecipare al paradosso della Pasqua: il momento del dono di sé e dell’autotrascendenza, la trasformazione della morte in risurrezione e vita nuova. […]

L’esperienza pasquale della Chiesa nascente racchiude la sorpresa che la Risurrezione non è una risuscitazione del passato, ma una trasformazione radicale. Teniamo conto che anche gli occhi di quanti gli furono più vicini e più cari non riconobbero Cristo Risorto. Maria Maddalena lo riconobbe dalla sua voce, Tommaso dalle sue ferite, i pellegrini di Emmaus allo spezzare del pane.

Ancora oggi, una parte importante dell’esistenza cristiana è l’avventura della ricerca del Cristo Vivente, che si presenta a noi in molte forme sorprendenti, a volte anonime. Arriva attraverso la porta chiusa della paura; sentiamo la sua mancanza quando ci rinchiudiamo nella paura. Viene a noi come voce che parla al nostro cuore; non ce ne accorgiamo se ci lasciamo assordare dal rumore delle ideologie e della pubblicità commerciale. Si mostra a noi nelle ferite del nostro mondo; se ignoriamo queste ferite, non abbiamo il diritto di dire con l’apostolo Tommaso: Mio Signore e mio Dio! Egli si mostra a noi come lo sconosciuto sulla strada di Emmaus; non riusciamo a incontrarlo se non siamo disposti a spezzare il pane con gli altri, anche con gli sconosciuti» (T. Halìk, Introduzione all’Assemblea continentale del Sinodo – Praga, 6 febbraio 2023).

Per ognuno e ognuna di noi questa Settimana sia un cammino paziente attraverso le ferite, per giungere con umile stupore alla Luce che oltrepassa ogni attesa.

Una risposta a “Attraverso le ferite si intravede la vita”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    In questo oggi, giorno in cui Gesù entra tra gli “osanna al Figlio di Davide in Gerusalemme il Santo Padre insiste ancora e ancora di vedere il ns.prossimo sofferente; denuncia le povertà di oggi, i Cristi abbandonati alla loro situazione di sofferenza. Anche così Dio e presente e questo è un invito a farci samaritani, a non lasciare nessuno alla propria solitudine. Gesù sa cosa lo attende pur tra gli “osanna” le stesse bocche forse grideranno alla sua condanna per questo il pensiero oggi si ferma alla guerra, guerre in atto, come il corpo di Cristo sarà martoriato, ci sono uomini che si uccidono a vicenda, madri addolorate come l’Addolorata Madre Santa,. Ma se cristiani non possiamo per nessuna ragione non chiedere PACE, in ogni modo anche a costo di rinunciare a supposta Vittoria, per porre fine a questa obbrobriosa ferocia e ambire a dei passi che giustifichino l’essere aspira a civiltà .

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