C’è un prima e un dopo Pasqua.
C’è una storia, per me ogni volta difficilissima, che attraversa questo prima e questo dopo.
Ed oggi, che vivo in questo dopo, non sono così certa di aver davvero capìto questa storia, non sono così certa di essere degna di tanto amore, di tanta luce e speranza donatami.
Rileggo spesso i testi nei Vangeli, con la paura di risentire parole sempre troppo conosciute. Rileggo perchè ho bisogno di trovare una parola, anche una sola, che mi accompagni, mi dica qualcosa di nuovo, oggi, nella mia vita di adesso.
In questo prima e dopo Pasqua, quest’anno ne ho raccolta due, bellissime, che tengo strette e che dai giorni del Triduo in poi mi vibrano potentissime e sento che mi aiutano un po’.
Rimani, resta
Sono verbi che, a prima vista, sanno di fermarsi, trattenere, sostare, non andare avanti…
Ma a me, no.
Son parole che chiamano in maniera straordinaria soltanto al linguaggio dell’amore.
Nel cap.15 di Giovanni, Gesù ripete ben dieci volte questa preghiera del rimanere:
Rimanete in me ed io in voi.
Rimanete nel mio amore… e poi anche al futuro Rimarrete nel mio amore.
Le mie parole rimangono in voi.
È una preghiera che nel distacco, invita alla gioia.
È parola di chi ama sul serio, che raccomanda in modo fraterno di tenersi stretti, di conservare le parole ed i gesti importanti vissuti, la memoria di un tempo di una vita donata fino in fondo gratuitamente.
Questo Gesù che continua a dirmi “rimani” lo sento nelle mani stanche ed aggrappate di mio padre che non riesce a lasciare andare via le mie quando esco dalla sua stanza, un rimani dolorosissimo, ma carico di un amore immenso.
Lo sento nelle vocette affettuose dei bimbi a scuola, quando suona la campanella o quando con mille domande dentro mi chiedono come sarà il loro futuro dopo la quinta elementare.
È il rimani non detto negli occhi di una figlia lontana, che non riesce ad alzarli quando parto sul treno. O quello aggrappato alle gambe del nipotino quando lo lascio all’asilo.
È il mio rimani quando cerco di stare dentro ad un cammino scelto, pur nelle fatiche, senza scappare.
Sono il mio piccolissimo rimani, incarnato e vivo, in cui Gesù mi parla e mi dice come vivere la Pasqua in questo mio oggi.
Ma è soprattutto il “resta con me” chiesto da me al Signore, come i discepoli in cammino verso Emmaus.
Resta con me, in questo dopo, in cui ho paura di non vivere tutta la speranza e la luce che tu, Signore, mi doni. Perché in questi giorni è un po’ difficile pregare. A volte, come oggi, ti ritrovo dentro le parole di una canzone, che diventa così una preghiera nuova per me.
“Resta cu ‘mme” canta Pino Daniele, nel suo dolcissimo stile, tra pop e blues, tra italiano, inglese e napoletano, come il miscuglio di lingue, diventate unica sinfonia a Pentecoste.
Sussurrare questo brano rivolgendo questo Resta cu ‘mme al Signore, stasera mi regala un tempo di Pasqua più facile da camminare.
“My name, your name
Ma che importanza ha?
E tu guardami in faccia e dimmi che è vero
I say, you say
Ognuno nei suoi giorni
Ma io e te ci incontriamo nella mente
E nessuno ci sente
Ci vuol talento per chiamarlo amore
Se chiudi gli occhi ti scoppia il cuore
E allora resta, resta cu’ mme’
E allora resta, resta cu’ mme’
Ah …resta, resta cu’ mme’
Qui sul mio cuore
Vorrei, vorrei
Essere nel tuo passato
Chissà se mi avresti cercato
Se mi avresti lasciato
My name, your name
Messi vicini per caso
Nel blu su quel biglietto che non ti ho mai dato
Ci vuol talento per chiamarlo amore
Se chiudi gli occhi ti scoppia il cuore
E allora resta, resta cu’ mme’
Oh …resta, resta cu’ mme’
Ah… resta, resta cu’ mme’
Qui sul mio cuore”
Se c’è una cosa che da nessuno altro scrittore ci si può aspettare e che il Vangelo di Cristo, le sue parole parlano a ogni singola persona in modo diverso, sono come le note musicali che arrivano al cuore alla propria sensibilità. “Quel rimanete in me e io in voi” mi suonano come di ansiosa premura perché Lui sa che solo così realizziamo il ns. bene, proprio anche perché implicito richiede magari uno sforzo che costa, un superare di lasciarci trascinare da altro che più ci attira. chi rimane in me ed io in lui molto frutto farà, se le mie parole resteranno in voi. Cio che chiedete vi sarà dato” E qui si fa più difficile, la ns. fede e debole, il dubbio si fa strada perché rimanda a un futuro e invece stiamo combattendo nel presente. Per questo al “resta cu’mme” della canzone senza del seguito “ le mie parole rimangano in voi non vi sarebbe quella certezza di un bene che si realizzerà. E corrisponde a verità certa non solo promessa
Quanta sofferenza nelle tue parole, Lella!
Ma senza QUELLE esperienze…
cosa sarebbe la ns Vita?
‘na schifezza…💞
Non è sofferenza, è semplicemente cammino, cammino pieno di Vita e di tutte le domande che si porta dietro. Chiedere al Signore di restare vicino in questo percorso, dà forza e pace!
A ogni capoverso si fa un passo dentro l’invito di Gesù immerso nella vita quotidiana di quattro generazioni. Grazie Lella! In quel restare solidi e saldi, che è gioia piena e fatica insieme. Solo se e quando siamo in relazione possiamo restare…