«Queste omelie sono compenetrate dalla necessità di riflettere sulla direzione presa dalla nostra parrocchia, dalla mia teologia, dalla mia vita, da ciò che costituisce il vero nucleo della mia fede: cosa significa per me essere cristiano»: giace in queste poche righe il perno su cui ruota l’ultimo libro del teologo e filosofo ceco Tomáš Halík, Un tempo per piantare e un tempo per sradicare. Quaresima e Pasqua di un’epoca inquieta (Milano, Vita e pensiero, 2024, 215 pagine, €16), che si pone in continuità con il precedente Si destano gli angeli, di cornice natalizia.
Come in altri suoi testi, anche in questo caso l’autore, con parresia e coraggiosa capacità di lettura del mondo, dà respiro a ‘stanze’ chiuse, tratteggia sentieri nuovi di evangelizzazione, indica possibilità di vita cristiana aderenti all’oggi, guardando con fiducia al futuro. L’occasione che ha originato le omelie — e rappresenta il contesto entro cui si collocano – è la pandemia di covid del 2020: in quella primavera, con il mondo in confinamento, le chiese vanno a chiudersi: ecco che questa diviene l’occasione, pur nel dolore e nello smarrimento, di ricapitolare, di ipotizzare bilanci — come nella citazione prima ricordata — di vita e di fede, di chiesa e di pastorale, di pensiero e di relazione. Così, seguendo il ritmo della Quaresima e del tempo Pasquale (le omelie vanno dal Mercoledì delle ceneri alla Pentecoste), e seguendo lo stimolo della liturgia, le parole di Halík penetrano il contemporaneo, superando anche la faticosa contingenza del covid; anzi, in quelle settimane di liturgie sospese e chiese vuote, il teologo vede «una sfida e un segno» del futuro ecclesiale se non si avrà il coraggio di riforme evangeliche e accoglienze nuove, basate sulla Parole e sulla tradizione viva e generativa della chiesa.
È impossibile riassumente in poche parole la ricchezza delle 18 riflessioni racchiuse nel libro; sono però rintracciabili alcune linee portanti di pensiero e di preghiera, a partire dalla necessità di una fede pensata, che vada oltre superstizioni e fondamentalismi, che abiti il tempo e lo spazio con generosità. Ma, anche, il coraggio di sostare nel mistero di Dio, oppure di camminare lungo vie di fraternità con uomini e donne con cui si condivide il qui e ora. Ovviamente il cuore delle omelie è rappresentato dalla Passione e dalla Pasqua: qui si origina le fede dei cristiani, a partire dai discepoli, per cui «non è stata la fede dei suoi discepoli a far risorgere Gesù. Al contrario, è stata la sua vittoria sulla morte a far risorgere la fede crocifissa dei suoi discepoli». La Pasqua riassume e rilancia, squarcia e costruisce futuro, abbatte muri e dilata confini, secondo il movimento dello Spirito, perché «noi credenti non abbiamo il monopolio di Cristo».
Parole sempre fresche, stimolanti, mai scontate, quelle di Tomáš Halík, che anche nell’ultimo libro conferma la fecondità di un pensiero che rifugge la superficialità: in questi giorni che ci portano alla Pasqua e nelle settimane successive ci farà bene, nel momento della sosta meditativa e della preghiera, poter leggere qualche pagina di nutrimento, che arricchisca la nostra contemplazione di Dio. Tra queste le omelie del teologo ceco possono senz’altro condurre a nuovi sguardi di fede e di speranza, poiché la resurrezione di Cristo è «una testimonianza che Gesù non appartiene al passato, alla morte e all’oblio, che è presente in modo nuovo nel nostro mondo e che è il futuro assoluto di ciascuno di noi».
Ieri sera alla via crucis trasmessa da Roma tante luci innondavano una nutrita folla tutti con candela accesa mentre la voce del lettore illustrava le stazioni con personali riflessioni del santo Padre che per motivi di salute non era presente. Questa realtà corrisponde a quella che si sta vivendo, un Cristo re fatto segno di insignificanza da un popolo che crede in un altro potere, quello più terreno dove i pochi regnano in ricchezza e i molti vagano esasperati da problemi di sopravvivenza inesauribili tante sono le povertà anche nuove. Cristo è il Salvatore, ha lasciato segni tangibili di quanto l’amore possa a sconfiggere i mali dell’umanità ma si è scontrato con il muro di coloro che detengono il potere temporale a irridere il Suo più alto, la salvezza di ogni essere umano, fino al più derelitto sulla terra, al quale ha spalancato il suo regno di eterna salvezza. La Pasqua eterna per quelli che come il crocifisso con lui gli ha creduto