Hanno bisogno di modelli adulti che al di là delle parole gli facciano vedere come si fa, per tentare di capire se possono credere in una vita diversa. Hanno bisogno di qualcuno che li aiuti a costruire le loro spalle, invece di piangere sulla loro condizione.
Il loro bisogno di spiritualità,finisce per non esser portato dentro alla Chiesa, e quando va bene,trova altre forme forme spirituali per essere coltivato.
Una legittima e dovuta chiarezza del Papa su questioni che attengono la fede e la morale finisce per essere percepita dai miei studenti, come spesso accade, per una invasione di campo e l'imposizione di una visione dell'uomo per loro inaccettabile.
"Prof. ogni materia cerca di rispondere a delle domande. Se non ho capito male, la sua cerca di rispondere a quella domanda che nessuno dice e che tutti si fanno: cosa ci stiamo a fare qui? Lei ha un bel coraggio a parlarne chiaramente qui in classe, ma fuori da qui, mi scusi se lo dico, sarebbe preso per un pazzo".
La scommessa vera è di fronte a chi pensa di avere già un senso sufficiente alla vita, anche senza di Dio.
Credo sia meglio sostare in ascolto di questi ragazzi. Ci dicono molto su come oggi loro sentono la vita e il suo epilogo.
"Ma quando dico "ti voglio bene", uso un nome o un avverbio?"
Possibile che la fede che proponiamo sia così poco "percepibile" e l'esperienza del sacro debba passare per forme di spiritualità al limite del "magico"?
Si parla del bene comune, dentro alla dottrina sociale della Chiesa. Argomento duro, ma più stimolante di quanto si creda, soprattutto perché gente come Marco trova modo di essere ascoltato nel proprio desiderio di opposizione e di cambiamento.
L'indicazione del "bell'amore" fatta dal Cardinale Scola in termini teologici è affascinante, ma poi resta il problema di tradurre questo nella vita pastorale. Come si possa cioè passare da una sessualità frantumata e mercificata così diffusa, al riconoscimento e l'accettazione di una verità intera sull'amore umano.