Quando due genitori litigano fra loro duramente davanti ai figli, il danno immediato o nel tempo sarà notevole per gli ultimi sul piano della coerenza. Quando due insegnanti si beccano davanti agli studenti, ne perderanno entrambi in credibilità. Quando due educatori danno indicazioni contrastanti e opposte, cosa capiranno i bambini o i ragazzi affidati a loro?
Qualcosa di simile accade nella nostra società, soprattutto intorno a celebrazioni importanti per tutti. Infatti, in occasione del 25 aprile e in vista del 1° maggio, si sentono le prime deleterie strumentalizzazioni ideologiche da diverse parti; ciò accade nei luoghi della politica, della cultura e sui mezzi di comunicazione. Avere idee diverse è normale, così come analizzare la storia da vari punti di vista, ma il problema è come ciò viene espresso con le parole, le riflessioni, i post. Gli adulti abbiamo enormi responsabilità e queste aumentano in base al ruolo che ricopriamo, al servizio che svolgiamo e all’esposizione mediatica che oggi più che mai si traduce in capacità di influenzare chi ci segue. Come se non ci bastassero guerre, battaglie e assedi con le armi, si aggiungono liti, discordie, violenze verbali, querele, minacce, scambi di accuse anche per questioni che invece dovrebbero unirci quali la liberazione della patria e il lavoro.
Molti di coloro che dovrebbero dare l’esempio, ci offrono invece uno scempio! Chi ne soffre maggiormente sono le nuove generazioni che rischiano di disamorarsi della politica, di perdere il contatto con l’attualità, di abbandonare i luoghi della cultura per chiudersi in modi paralleli, cedere agli estremismi, scegliere l’indifferenza o la violenza. La passione ardente nei discorsi non spaventa nessuno, anzi desta l’ascolto; tuttavia, va arricchita di contenuti e quest’ultimi devono essere alleggeriti dagli slogan e dalla propaganda. Quando parliamo di beni comuni e di valori universali, non si può giocare al tiro alla fune, sia perché non si va mai avanti, sia perché la corda può spezzarsi. Per il bene dei giovani bisogna cercare ciò che unisce, non ciò che divide, facendo ognuno un passo indietro rispetto a stantie posizioni ideologiche e un passo avanti per costruire o ricostruire in armonia.
Abbiamo visto e vedremo politici, sindacalisti, personaggi della cultura, donne e uomini di spettacolo in manifestazioni pubbliche, sfilate, celebrazioni, concerti; li abbiamo ascoltati e li ascolteremo convinti, compiti, appassionati, commossi, coinvolti, ma spesso solo per sé stessi o al massimo per la propria parte. Celebrano l’unità nazionale e la liberazione della patria, e un attimo dopo contro l’avversario politico; cantano per la pace e poco dopo parlano contro qualcuno. Purtroppo, hanno sempre un nemico da additare, come se non esistessero senza questo nemico.
Nell’elegia Eunomia (Buon governo), Solone (Atene tra VII e VI secolo a.C.) non canta le gesta degli eroi, né la virtù del lavoratore, ma la virtù della legge che instaura la giustizia e l’armonia tra gli uomini, realtà di cui abbiamo bisogno anche oggi:
«La nostra città non rovinerà mai per un destino sancito da Zeus e per volontà degli dèi beati immortali: perché una tale magnanima custode e protettrice, figlia di padre tremendo, Pallade Atena, dall’alto vi tiene sopra le mani; ma sono proprio gli stessi cittadini che vogliono, nelle loro manifestazioni di demenza, distruggere una grande città, persuasi da brama di soldi, e l’ingiusto disegno dei capi del popolo, per i quali è già disposto che per questa grande arroganza subiscano molti dolori; perché non sanno proprio contenere la smisurata fame, né ben armonizzare tutto ciò che dà gioia e che è già qui nella serenità del banchetto , e si arricchiscono, invece, persuasi da ingiuste intraprese e non risparmiano le sacre proprietà, né alcun bene pubblico, ma rubano, rapinano con forza, chi in un modo chi in un altro, e non custodiscono i santi fondamenti della Giustizia, la quale, silenziosa, sa ad un tempo quello che sta accadendo e quello che è accaduto in precedenza, e col tempo giunge comunque, per far pagare ogni fio. Questa ferita, che non lascia scampo, ha ormai raggiunto l’intera città, che finisce rapidamente per approdare alla schiavitù miserabile; la quale a propria volta, poi, ridesta le lotte interne e la guerra dormiente, che conduce in rovina l’amabile giovinezza di molti; rapidamente, grazie a chi ci è ostile, la nostra amatissima città si sfalda in congreghe gradite soltanto a chi compie ingiustizie. Sono questi, dunque, i mali che si aggirano per il paese: molti dei poveri emigrano verso una terra straniera, venduti e legati da non più tollerabili catene. Il pubblico male, in tal modo, penetra in casa di ciascuno, né bastano più a trattenerlo le porte del cortile, ma con un balzo scavalca il recinto, per quanto alto, e scopre comunque chi pure si rifugiasse, fuggendo, nel recesso di un talamo. Queste sono le cose che il cuore mi impone di insegnare agli Ateniesi: come il Malgoverno apporti a una città mali in gran numero; il Buongoverno, al contrario, rivela ogni cosa in buon ordine e ben fatta, e frequentemente riesce ad avvincere in ceppi gli ingiusti: liscia le asperità, pone fine alla dismisura, ottunde l’arroganza, secca sul nascere i fiori della tracotanza accecante, raddrizza le sentenze deviate, affievolisce le azioni superbe, pone fine agli effetti delle divisioni civili, pone fine alla rabbia della straziante contesa, e – insomma – in suo potere, tutto, tra gli uomini, è ben fatto e assennato».
Purtroppo viviamo in questo clima freddo e caldo alterni non più stagionali, e nell’ aria e’ fremente uno spirito di ribellione, in opposti ideali i partiti politici stimolano e suscitano nei giovani il desiderio di far valere il proprio pensiero in ciò che ritengono debba cambiare e
pretenderlo perché i danni e climatici e da guerre sono realtà visibile che osta a quell’ideale di Progettare un futuro di vita sociale quale ogni gioventù aspira nel proprio tempo vivere.Gli antichi dei hanno calamitato e dato luogo a una società fragile perché solo umana. Il ritorno alla fede in quel Dio che ha scritto su pietra i valori fondanti il bene per l’uomo che il Figlio Gesù Cristo ha illuminate con Spirito di quella sapienza capace e motivata a costruire il futuro di ogni generazione, a trarre quell’impavido coraggio utile a raggiungere quegli ideali che fanno il futuro è il bello della vita