Il gusto di essere cristiani

Avvento, Natale, Epifania e Battesimo: un trionfo per le papille gustative che dice molto riguardo una sana spiritualità incarnata...
7 Gennaio 2024

Avevo cominciato le meditazioni in preparazione all’Avvento e al Natale evidenziando come Colui-che-avviene venga a noi «con un’offerta sicuramente desiderabile, perché sempre di banchetti di nozze si tratta in questo regno dei cieli». Un regno i cui inaspettati “abitanti” «godranno molto», vivendo «nell’abbondanza» e soddisfacendo «bisogni e desideri» che “toccano” innanzitutto il corpo. Una sorta di «banchetto escatologico senza fine», solo apparentemente “impossibile”, perché il suo godimento sarà perpetuato se ci si saprà predisporre sempre ad altro: “ripieni” di una sapienza che è sapere saporoso e insaporente.

Non possiamo quindi concludere il tempo del Natale e dell’Epifania se non leggendo e rileggendo, ascoltando e contemplando il brano di Isaia scelto come prima lettura della domenica odierna, godendo della bellezza e gustando della giustizia che ancora oggi emanano da esso:

«Così dice il Signore: “O voi tutti assetati, venite all’acqua, / voi che non avete denaro, venite; / comprate e mangiate; venite, comprate / senza denaro, senza pagare, vino e latte… / Su, ascoltatemi e mangerete cose buone / e gusterete cibi succulenti» (Is 55,1-2).

Nel caso qualcuno pensi di non meritare questo invito, «ritorni al Signore che avrà misericordia di lui / e al nostro Dio che largamente perdona», perché il Dio-Altro da sempre attesta che «i miei pensieri non sono i vostri pensieri, / le vostre vie non sono le mie vie» (Is 55,8). Egli infatti, squarciando i cieli, sarà il primo a compiacersi esplicitamente di Colui che, pur senza peccato e con modalità inattese (Mc 1,7-8), saprà silenziosamente mettersi in mezzo, mescolarsi ai peccatori (Mc 1,9.11); e, in fondo, si può anche riconoscere che «i suoi comandamenti non sono gravosi» (1Gv 5,3), ma leggeri come lo Spirito che plana delicatamente su di Lui (Mc 1,10).

Giustamente si chiedeva ieri Sergio Di Benedetto se «abbiamo ancora presente Gesù, la sua Parola, il suo Vangelo, la sua grazia (…) che ha una promessa per ogni volto umano, ogni esistenza, ogni storia», invitandoci poi a «tornare un po’ a Betlemme e farci conquistare da un Bambino disarmato, solo da amare». Mentre Marco Pappalardo, due giorni prima, ci raccontava di un gruppo di volontariato in cui si suggerisce di «donare una spesa natalizia gustosa» proprio per rispetto di quel «gusto» che anche i poveri hanno.

Forse non tutti la vedono così e perciò non seguiranno questi inviti. Ma, di certo, è solo per questo Signore che, forse, «accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano» (Is 55,5); ed è solo in questo Gesù che risiede la speranza che «l’empio abbandoni la sua via / e l’uomo iniquo i suoi pensieri» (Is 55,7).

L’auspicio per il 2024 – e per il tempo ordinario che comincia – è che allora, per quanto ci è possibile, possiamo ricevere l’ispirazione di pensare e vivere meglio questo cristianesimo gustoso: un cristianesimo ispirato che sappia ancora di qualcosa e che, perciò, sia ancora in grado di essere desiderabile

Una risposta a “Il gusto di essere cristiani”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Nei giorni clou di festa grande sul quotidiano veniva riportato più di un caso di persone avanti negli anni, rimaste sole, che sono ricorse per questo a chiamare il numero dei “carabinieri, i quali si sono fatti presenti a consolare e asciugare gli occhi di chi si è trovato solo mentre intorno magari si faceva luce in strada. Un fatto di come si sia distanti da quel reclamizzare di solidarietà,Viene di riflettere che manca una conoscenza capillare di reciprocità, sapere che a quel ne.civico esiste un abbandonato a se stesso. La visita dei Magi a un povero Bambino, fa scuola, un invito a fare questo a un vicino di casa o a notare se anche questo piccolo gesto non potrebbe fare il mondo più umano,: una luce rifulse quella notte a indicare il Messia a dei pastori e a dei Re lontani, il ondò di oggi non sa vedere e cercare quella luce, accende la sua artificiale e non vede oltre

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