Sono due domeniche che ci giriamo intorno. Quale re deve arrivare? Quale suddito deve attenderlo? Saremo pronti a riconoscerlo, come i servi che hanno investito tutti i talenti? O egli sarà irriconoscibile, così come apparve agli occhi del servo impaurito? E noi, come le vergini sagge, saremo pronti a farci riconoscere? O saremo altrettanto irriconoscibili, come le vergini stolte?
Questa domenica, finalmente, l’arcano si svela: è il giorno del Cristo Re. E come nella migliore tradizione biblica l’ouverture è maestosa: gloria, angeli, trono (Mt 25,31). Quale splendore desiderare di più? A ciò si aggiunga il giudizio di tutti popoli: una netta divisione tra destra e sinistra, tra pecore e capri, tra coloro che saranno bene-detti, di cui si dirà bene, e coloro che saranno male-detti, di cui si dirà male (Mt 25,32-34.41). Quale giustizia maggiore attendere? Estetica ed etica, bello e buono si uniscono in capo a colui che conosce il vero e dice la verità. Fine della storia. In ogni senso.
Eppure, a ben guardare ed ascoltare, nessun Dio o Figlio di Dio, nessun Cristo o Messia è qui presente. Ma semplicemente il Figlio dell’Uomo (Mt 25,31). Il quadro maestoso, quindi, presentava un taglio, il grande muro una crepa, l’alta torre una feritoia. Indizi di un rovesciamento storico (preannunciato) che mi ricorda sempre l’esito della richiesta di Mosè al Signore: «Mostrami la tua Gloria!» (Es 33,18). Il Signore passa sì in tutto il Suo splendore e la Sua gloria, ma ciò che Mosè vedrà non sarà il Suo volto – coperto dalla mano di Dio – ma le Sue spalle (Es 33,19-22).
Non potrò mai dimenticare la chiosa apportata a questo finale dal compianto Paolo De Benedetti, di cui ieri e oggi si celebra il ricordo in un convegno ad Asti dedicato ad una sua domanda – «Quale Dio?» – non lontana dalle considerazioni che andiamo svolgendo. «Sì, le Sue spalle…» – ridacchiava il professore con quel timbro di voce inconfondibile ed affascinante – «…le Sue terga, la Sua parte posteriore, il Suo di dietro…». Grandioso, commovente, liberante. Sconveniente, dirà qualcuno. Una presa per i fondelli – appunto. Ma, in fondo, Michelangelo non avrebbe eternato anche quest’immagine di Dio nella Cappella Sistina?
Tale sensazione, poi, non è stata quella che provarono i primi ascoltatori del racconto di Gesù? Siamo così sicuri, infine, che anche oggi questo dettaglio non provochi identiche reazioni quando se ne colga il senso tagliente, spiazzante?
Tutta una vita passata a studiare da giusto, da santo; a cercare e (pensare di) trovare Gesù nei suoi sacramenti DOC (Eucaristia, Scrittura, Madonna, doni dello Spirito) – proprio quelli che domenica scorsa in molte chiese cattoliche, compresa San Pietro, sono stati interpretati come i «beni-“talenti”» donati da Gesù stesso – per poi s-coprire (letteralmente!) che nel giudizio finale Gesù non risiede affatto in essi, ma in un fare altro (Mt 7,12; 1Gv 3,18).
Come il Figlio di Dio spogliatosi della sua divinità (Fil 2,6-8), così il Cristo Re non si è messo al centro, ben visibile, ma si è nascosto. Nei corpi dell’affamato, dell’assetato, dello straniero, del denudato, del malato, del carcerato (Mt 25,37-39). Assumendone bisogni e desideri, tremori e paure. E chi ha sfamato, dissetato, accolto, vestito, curato, visitato – senza timore di toccarli – coloro che Gesù chiama i suoi «fratelli più piccoli», lo ha fatto a Lui (Mt 25,35-36.40). Un Lui irriconoscibile, se non alla fine – come per i discepoli di Emmaus (Lc 24,13-33). Ma più decisivo per la nostra salvezza di ogni bollino blu accumulato in vita a favore della propria identità religiosa.
Viceversa, chi ha omesso di fare tutto ciò, non lo ha fatto a Lui (Mt 25,42-45). E si è ritrovato all’Inferno – qualunque cosa esso sia (Mt 25,46) – perché non ha saputo riconoscere il Regno dei Cieli, probabilmente confuso con ciò che si considera l’Inferno. Se infatti non amo o non mi piacciono i carcerati, gli immigrati, i poveri, i malati, mi guarderò bene dal frequentare i luoghi nei quali essi si concentrano, anzi me ne andrò il più lontano possibile. Se, però, in seguito scoprirò che quei luoghi corrispondono al Regno dei Cieli, al Paradiso, non mi resterà che piangere se mi renderò conto di essere finito all’Inferno. Non per demerito, ma per autocondanna.
Io non se avete mai provato a pensare in modo costante alla possibilità che l’ennesimo barbone affamato, assetato e malvestito incontrato sulla strada sia Gesù, che l’ennesimo immigrato incontrato sulla via sia sempre Gesù, che ci siano tantissimi Gesù soli, risentiti o disperati nelle strutture ospedaliere e carcerarie italiane che aspettano soltanto qualcuno che vada a trovarli.
Per quel che mi riguarda, quando provo a pensare tale pensiero devo smettere dopo pochissimo tempo. Mi sembra un compito pazzesco, sovraumano. Certamente, a ciascuno di noi è chiesto di cominciare con il poco – il piccolo – che, come il Samaritano, incontriamo sulla nostra strada. Ma se riuscissimo ad immaginare costantemente che ciascuna di queste persone fosse veramente Gesù – il Cristo Re – allora ce ne sarebbe d’avanzo per smuovere le montagne (Mc 11,23). E, come ricordava sempre l’amato De Benedetti, in quel momento il Messia sarebbe di nuovo tra di noi: perché, come promesso da Dio, ciò che tarda avverrà o ritornerà.
Ma anche pregare significa dialogo con Cristo, interrogarsi su ciò che si sta vivendo corrisponda o meno al suo Vangelo! Questo Lui ci ha lasciato per aiutarci umanamente a capire i ns.errori, come camminare sui suoi passi, la Parola fa luce alla ns.intelligenza per meglio fare uso della liberta.. Cristo acqua viva, luce che illumina i ns. passi, coraggio di agire e forza a non indietreggiare. la Pace non
può attendere, una marea di povertà ci ha raggiunti nel silenzio delle coscienze
Il vero ” alter Cristus ,l: uomo in cui risplende il Cristo ,e’ il mite ed umile di cuore, e’ il Santo. In San Francesco d’ Assisi risplende il volto di Cristo. E anche in tanti santi sconosciuti della porta accanto: nei miti, negli umili, nei non violenti, in chi perdona ,in chi ama il nemico, in cui non uccide . La somiglianza con Cristo e’ spirituale. Hitler non potra’ mai somigliare a Cristo.
E neppure solo il ” migrante” o il disadattato sociale o il povero assomiglia a Cristo solo perche’ e’ un disadattato sociale
Se ammazza ed odia non somiglia a Cristo .
Il Re dei Re cioe’ Cristo e’ si’ un ferito dal volto sanguinante e dalla Corona di spine ,ma non è solo un uomo. Vederlo nei feriti, umiliati ed offesi e’ giusto, ma non dobbiamo fermarci al piano puramente fisico. Se a me mi flagellano ,mi torturano posso ” somigliare” a Cristo ma non sono Cristo. Non sono Cristo per he’ sono solo un uomo ,pieno di peccati e di male
E’ un paradosso teologico pensare che ” somigliare” a Cristo sia essere Cristo.
C’ ed’ una differenza ontologica.
Altrimenti anche Hitler o Stalin o Jack lo Squartatore se umiliati e offesi, torturati e picchiati, sarebbero Cristo e invece no, non sono Cristo Perc he’ la loro anima nera e corrotta,bil loro MALE non e’ l’ anima di Cristo.
In Parrocchia si fa Dottrina con il CCC, compendio. Martedî si sono letti i § sulla Chiesa.
§166 Chiesa laddove è Cristo…. Ma poi:
§168 TUTTI gli uomini appartengono o sono “ordinati” (chi mi spiega cosa vuol dire??) alla Chiesa… ma… quei battezzati che nn realizzano UNITA’ .. sono in una “certa” comunione….
qui ci vuole un teologo sofista!
§171 ogni salvezza viene da Cristo PER MEZZO DELLA CHIESA…
e NON possono essere SALVATI coloro che:
# conoscono la Chiesa (( NB NON dice Cristo!!)) come fondata da Cristo (( i.e. l’ISTITUZIONE Chiesa, IMO)… e NECESSARIA alla salvezza,
# e non vi ENTRASSERO (bollino di ingresso?) e non vi PERSEVERASSERO.
ANY COMMENT??
Per me questa è vera presa di possesso della facoltà DIVINA del Giudizio.
A parole sembra tutto una questione di disponibilità di cuore ma il male esiste e mi pare di aver letto in pagine del Vangelo degli apostoli la raccomandazione di non vicinanza, forse perché anche il male ha il suo affascino, lo vediamo bene anche negli accadimenti di oggi cosa produce la sete di potere, il prevalere in ricchezza, le conseguenze di guerre, la cattiveria che fa diventare bestiali, perché tutto quanto nell’uomo non è da Dio e contro di Lui. Solo Cristo affrontava i demoni, infatti i suoi discepoli gli domandavano in privato.”Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?. Ed Egli disse loro:”Questa specie di demoni non si può scacciarli in alcun modo se non con la preghiera”. Da umani non sempre bastano i tentativi sensati a sanare divergenze cercando risolvere problemi senza allargare il danno a persone altre: la sola possibilità che resta e’ confidare in Dio nella sua Giustizia, nel suo amore, sicuri che non ci abbandona mai.
Concordo senz’altro. Però, mi dico, se provassimo a pensare che Cristo è anche in quelli in cui Lo crediamo più lontano?
Cioè, non solo nei poveri e nei diseredati che stimolano la nostra pietà, e meno male se ancora la proviamo, ma anche in quelli che proprio non sopportiamo, in coloro che reputiamo i più distanti da noi e dal nostro sentire, e anche nei cosiddetti malvagi, nei perduti, in quelli che sembrano aver perso l’anima..
Forse potremmo vedere in una persona malvagia un vero e proprio malato, uno che non ha ancora compreso che la propria Forza sta in quella capacità tutta umana di provare un sentimento, empatia verso tutto ciò che ci circonda, più che in una dimostrazione di potere temporale. .Il vero Re aspetta di poter prendere il proprio posto nel mondo, ma per questo ha bisogno di essere riconosciuto; l’errore tutto umano è di cercarne dei segni visibili in base alle proprie codificazioni, forse..
Certo Paola. Si poteva declinare il brano anche nel senso da te proposto. Senso che condivido e che nel mio lavoro scolastico sperimento ogni giorno. Grazie.
Però a Gesù non basta che lo si invochi riconosciuto Signore, se non seguono opere secondo quanto Lui ha insegnato, ne forse pretende se non di accorgerci del prossimo e fare secondo i propri talenti. Certo Dio è stato umile facendosi vedere di spalle, evidentemente sarebbe presunzione pensare che la ns. piccolezza potesse reggere la sua vista, forse ci annienterebbe da umani non divinizzati!? Invece il vederlo di spalle, può suggerire un farsi carico, guardare a ciò che invece possiamo anche noi seguirlo nei suoi insegnamenti. Oggi tanto di male ci sta davanti; ipotizzare, presumere di tracciare Percorsi interpellando specialisti non da certezza di via sicura. Che senso ha prendere esempio da un uomo sia pure colto e intelligente, ma che comunque a causa dei suoi umani limiti.non può garantire via certa. Egli ha detto:”Io sono il solo Dio, non vi è altro all’infuori di me”, anche da non credente perché non attingere alla Sua scienza?
” Padre Pio da Pietrelcina
È capitale che tu insista su quello che è la base della santità e il fondamento della bontà, cioè la virtù per la quale Gesù si è presentato esplicitamente come modello: l’umiltà (Mt 11,29), l’umiltà interiore, più dell’umiltà esteriore.
Riconosci quello che sei realmente: un nulla, miserabilissimo, debole, impastato di difetti, capace di cambiare il bene in male, di abbandonare il bene per il male, di attribuirti il bene e di giustificarti nel male, e per amore del male, di disprezzare Colui che è il bene supremo.
Rivolgi tutti i tuoi pensieri verso il Signore, e consacragli la tua persona e tutti i cristiani.
Poi offri alla sua gloria il riposo che stai per prendere, senza mai dimenticare il tuo angelo custode, che sta in permanenza accanto a te.
Ringrazio per questo commento. Il brano del Vangelo è chiaro, ma per noi esiste facilmente la rimozione o perché quanto espresso ci sembra banale (molto meglio organizzare incontri o riunioni) o perché il coinvolgimento diretto fa paura, perché ci porta a comprometterci con l’altro (che può tradirci, manipolarci, sfruttarci). Stamattina su una chat parrocchiale è stata postata l’orazione di Papa Leone XIII per la consacrazione a Cristo Re fonte di indulgenza…mi sono chiesta: ma davvero con con una bella preghiera otteniamo il colpo di spugna e da male-detti torniamo ad essere bene-detti? Forse ancora una volta abbiamo trovato la nostra comfort zone, quella che ci permette “scomodamente” in ginocchio a risolvere il nostro problema….
Grazie per le belle e condivisibili parole, Francesca Pellarin…