Dopo un mese passato a camminare, standosene fuori dal mondo ordinario, senza troppi contatti con chi pellegrino non è, senza troppe notizie, senza troppo internet, a Santiago si rientra nel mondo. Si ritorna a fare i conti con la realtà effettiva.
Ho sempre detto che si capisce chi si è quando si tocca il proprio limite e si accetta di non trapassarlo. Ma quando succede è dura accettare che il limite sia proprio li.
Forse è il dolore che consuma i nostri piedi. Quello che ognuno di noi si porta dentro, suo o di chi l'ha incontrato, che lentamente è attraversato e consumato.
Come sembra semplice spiegare questo vangelo in un terra così, lo sanno bene cosa vuol dire seminare e qual'è la differenza tra terreno buono, pietra, sassi, radici...