Ecumenismo e dialogo con l’Ebraismo a scuola

Quali nodi si sciolgono quando il dialogo ecumenico e con l'Ebraismo vengono praticati in ambiti che si pensano irreformabili?
28 Gennaio 2023

Il 17 gennaio scorso, in occasione della XXXIV ricorrenza della giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei, il Servizio Nazionale per l’Insegnamento della Religione Cattolica della Conferenza Episcopale Italiana ha annunciato sul proprio sito un’importante iniziativa congiunta. Si tratta dell’evento “Ebraismo e Cristianesimo a Scuola. 16 Schede per conoscerci meglio”, che si terrà a Ferrara il 15 e il 16 marzo 2023, promosso congiuntamente dalla CEI e dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI).

La scelta della data per l’annuncio è dichiaratamente simbolica: la giornata del dialogo, si legge, ha precisamente l’obiettivo di sensibilizzare i cristiani verso il rispetto e la conoscenza della tradizione ebraica.

Al centro del convegno, che si terrà presso il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS, ci sarà la presentazione di alcune schede sull’ebraismo destinate alla redazione dei libri di testo per l’insegnamento della religione cattolica (IRC) nelle scuole, predisposte da un gruppo misto di redattori ebrei e cattolici. In tal modo, si legge sempre nel comunicato, CEI e UCEI intendono confermare l’impegno a “operare insieme per una corretta conoscenza e trasmissione della tradizione e della storia ebraica alle nuove generazioni: luogo privilegiato perché ciò avvenga è l’insegnamento scolastico della religione cattolica”. Ciò anche al fine di prevenire quei rigurgiti di antisemitismo capaci di “condizionare e deformare linguaggio, azioni, cultura e storia”.

Di particolare interesse didattico il secondo momento dell’evento, che ospiterà alcuni laboratori rivolti agli insegnanti dei diversi ordini di scuola su temi quali la storia dell’ebraismo italiano, “Gesù ebreo” e aspetti inerenti la terminologia e il linguaggio.

Il percorso di preparazione a questo importante convegno ha interessato tre anni e successive tappe, tra le quali un incontro di studio presso il monastero di Camaldoli nel dicembre 2021, cui hanno collaborato Sonia Brunetti Luzzati, Natascia Danieli, Angelo Garofalo e Marco Cassuto Morselli.

Il percorso e il suo esito sono specialmente preziosi e, per certi aspetti, unici nel loro genere nella storia dell’insegnamento di cultura religiosa della scuola italiana. Come è noto dai testi legislativi di riferimento (legge di Intesa e indicazioni nazionali per l’IRC), lo Stato assicura l’offerta dell’insegnamento della religione nelle scuole di ogni ordine e grado nell’intento di “rispondere all’esigenza di riconoscere nei percorsi scolastici il valore della cultura religiosa e il contributo che i principi del cattolicesimo offrono alla formazione globale della persona e al patrimonio storico, culturale e civile italiano […] ed europeo”. Le indicazioni nazionali richiamano altresì l’importanza della conoscenza della Bibbia, testo fondativo per ebrei e cristiani, delle “categorie fondamentali della fede ebraico-cristiana” e della “radice ebraica del cristianesimo”.

Al fine di proporre ai propri alunni e studenti un’offerta formativa sempre più inclusiva, rispettosa delle differenze e capace di integrazione culturale, è interesse della Repubblica promuovere una compartecipazione e collaborazione più qualificata ed estesa alla proposta didattica scolastica: da parte delle chiese e comunità ecclesiali cristiane con presenza secolare e accademicamente qualificata sul territorio italiano, e da parte delle comunità ebraiche, le cui radici culturali e religiose affondano ancora più anticamente dello stesso cristianesimo nel nostro paese e continente.

Dal punto di vista giuridico, il sistema flessibile e adattabile delle leggi di intesa potrebbe consentire la ricerca e sperimentazione di innovative forme di sinergia con lo Stato e la Chiesa Cattolica, in modo consistente con i principi enunciati dagli articoli 7 e 8 della Costituzione.

Dal punto di vista ecclesiale, il Card. Kurt Koch (prefetto del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani) il giorno seguente 18 gennaio – inizio dell’ottavario di preghiera – ha ricordato quanto sia vitale nell’attuale processo di riconoscimento della sinodalità quale “cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa per il terzo millennio” (Francesco), la consapevolezza che “il dialogo tra cristiani di diverse confessioni, uniti da un unico battesimo, occupa un posto speciale nel cammino sinodale” (Vademecum del Sinodo n. 5.3.7) e che “non c’è sinodalità completa senza unità tra i cristiani” (Documento di lavoro per la tappa continentale, ‘Allarga lo spazio della tua tenda’, n. 48).

Il decreto  Unitatis Redintegratio del Vaticano II rimandava già a dialogo e collaborazione negli studi teologici e culturali quali ambiti privilegiati del processo ecumenico. A partire dalla Nostra Aetate, poi, il dialogo “fraterno” con l’ebraismo – specie mediato dagli studi biblici e teologici – è sempre stato riconosciuto dotato di statuto speciale nel più ampio contesto del dialogo interreligioso, a motivo del “grande patrimonio spirituale comune”. Il recente documento del 2015 ‘Perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili’ (Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani: specialmente n. 14.15.20) definisce il dialogo tra cristianesimo ed ebraismo “sui generis intra-religioso e intra-familiare”, finalizzandolo alla collaborazione in vista della sempre maggiore conoscenza reciproca, la promozione della giustizia e della pace e il superamento di ogni forma di antisemitismo.

Come avvenuto in passato per istituti superiori di scienze religiose statali (paradigmatico l’esempio dell’ISSR ‘Italo Mancini’ di Urbino, profetica e purtroppo isolata testimonianza della possibile presenza della teologia nelle università non ecclesiastiche, secondo il modello prevalente in Europa), il coinvolgimento nel contributo all’insegnamento religioso scolastico italiano di persone e istituzioni accademiche di grande prestigio e secolare tradizione quali le facoltà teologiche della Riforma (es. la Facoltà Valdese di Teologia) e il Collegio Rabbinico Italiano – istituti che già attualmente rilasciano lauree riconosciute dallo Stato – potrebbe costituire un passo di profonda testimonianza spirituale nell’attuale contesto socio-religioso, e al contempo arricchire un servizio culturale, formativo ed educativo sempre più inclusivo e adeguato alle attuali esigenze e finalità della scuola della Repubblica.

 

Una risposta a “Ecumenismo e dialogo con l’Ebraismo a scuola”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    E’ una risposta, a come ostare nell’oggi a quei fatti di violenza che la cronaca riporta, fatti che quasi non sembrano sollevare neppure sorpresa, toccano i molti giovani che l’ignoranza a certi sentimenti e ideali non sanno pensare il domani La cultura dunque, apre , offre una possibilità di intervento negli ambiti dove si educa . Sembra quanto qui si scrive quasi una risposta a Edith Bruck, poetessa, reduce da Auschwitz e altri luoghi, che proprio ha testimoniato rivolgendosi al mondo dei giovani definendosi “un essere umano come si deve e che non sa odiare. Se potessi abbraccerei il mondo””. e ancora :” la responsabilità di tutti i mali del mondo e nostra” .Si, ma in soccorso alla debolezza umana molto aiuto deriva dalla conoscenza gli uni verso gli altri anche tra fedi diverse.

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