Nella campagna francese, la forza della ricerca

Geografie della Parola /5: in un piccolo borgo della Creuse francese, la casa di un filosofo e la domanda evangelica: «Perché non capite?»
29 Luglio 2023

Nella grande e silenziosa Creuse francese, tra colline, ruscelli, boschi e villaggi, un invito alla ricerca e alla comprensione mi si è fatto incontro in una tiepida giornata estiva: «Perché non capite quello che dico?» (Gv 8, 43, così nella versione interconfessionale, più aderente alla lettera greca). Una domanda che il maestro di Nazareth rivolge, durante un serrato e teso dialogo, ai Giudei di Gerusalemme. «Perché non capite?»: interrogativo che si fa invito, ammonimento, esortazione a cercare, a comprendere, a vivere lo sforzo dell’approfondimento, nella fiducia e anche nella fede. E così quella Parola mi si stagliava dentro, un 6 agosto, giorno della Trasfigurazione, mentre passeggiavo per un sentiero della Creuse, a Deveix, in un piccolissimo borgo, fino a fermarmi davanti a una casa che nel dolce giardino ha anche una cappella, che è pure luogo di custodia di un grande intellettuale del Novecento, Jean Guitton (1901-1999). Così, potendo entrare, parlare con il nipote che vi abita, visitare quella casa, quel giardino, quella cappella, con anche un chiostro di tre lati (il quarto lato è il mondo, secondo l’intuizione del filosofo), la domanda alla ricerca, l’invito a capire, l’esortazione a mai fermarsi mi erano eloquenti, chiari: un appello gentile.

La fede cristiana richiede anche l’uso dell’intelligenza, lo sforzo del comprendere: nel ritiro di quell’ambiente, grandi costruzioni di alleanza tra fede e ragione si erano edificate. Quel luogo, battezzato La pensée (il pensiero) da Guitton, emergeva come fecondo di costruzioni della ragione, di coraggio della ricerca — nel giorno in cui si ricordava anche la morte dell’amico Paolo VI — dove la pace, la calma, il silenzio, la bellezza della campagna francese accompagnavano la riflessione. Tutto mi sembrava invito alla risposta buona, affidata e fiduciosa, alla domanda: «Perché non capite?». Lì, dove il filosofo si faceva pittore, dove allo scrittoio si univa il cavalletto, dove le parole e i ragionamenti si accompagnavano alla pittura — dando forma artistica ad altre intuizioni, nel felice e necessario legame tra cuore e ragione, tra bellezza e verità –, sostavo davanti a due grandi acquarelli, allegorie della ‘teologia’ e della ‘filosofia’, ascoltavo chi spiegava, guardavo ammirato gli strumenti del lavoro intellettuale e del lavoro artistico.

«Così conoscerete la verità» (Gv 8, 32), dice il Nazareno nel medesimo confronto con il gruppo intellettuale di Gerusalemme; ecco, quel giorno d’estate, in una regione estranea ai grandi movimenti del turismo, dove la terra si stringe quotidianamente, in quel luogo, in una valle luminosa, all’ombra di un chiostro, sostando in preghiera, camminando nel prato, nella brezza leggera che muoveva le fronde degli alberi, nell’ospitalità ricevuta, nel silenzio gustato, ecco, lì avvertivo che la ricerca vale la pena, sempre, e che la verità è sempre da cercare, da sfiorare, da approfondire, da ammirare, da amare, da rendere in parole, in arte, in opere.

«Se vuoi essere cristiano, devi essere intelligente»: così la madre del filosofo al giovane Jean. Nell’agosto pacificato una vocazione assumeva concretezza anche per il visitatore, nella luce dell’estate, nella bellezza modesta di una casa di campagna, fucina di pensiero e di arte, nell’interrogativo senza risposta del poeta: «Che cos’è che fa tanto belle / le case le campagne e lontano le nuvole / nella luce della sera?» (Attilio Bertolucci, Fogli di un diario delle vacanze)

Jean Guitton, Teologia, cappella di Deveix

(ph Sergio Di Benedetto)

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