Giulia e Filippo: per favore allarghiamo lo sguardo!

Le reazioni di questi giorni non mi sembrano la risposta sufficiente di chi vuole davvero far sì che “non accada più”
22 Novembre 2023

Giulia è morta, uccisa da Filippo, suo ex fidanzato. Un esito quasi annunciato fin dai primi momenti di questa vicenda. La polizia ha raccolto già qualche dato di realtà: la ferocia e la premeditazione di Filippo sembrano sicuri. L’opinione pubblica ha già messo in atto la reazione sociale: sconcerto e orrore per i più distanti, rabbia e dolore per chi rivive esperienze personali, incomprensibilità generalizzata, seguita da fiaccolate, minuti di silenzio, laurea ad honorem. La politica ha già mostrato quale sarà la linea di intervento: utilizzo ideologico dell’evento unito a repressione con aumento delle pene e una materia in più da insegnare a scuola. Tutto, purtroppo, già visto e previsto.

Non riesco a togliermi dalla testa che queste reazioni non sono la risposta sufficiente di chi vuole davvero far sì che “non accada più”, come il padre di Giulia dichiara, ma siano segno della necessità di allargare lo sguardo. Abbiamo immediatamente categorizzato questa morte come “violenza di genere”. E tutte le reazioni sembrano concentrarsi sul complemento di specificazione, quel “di genere”, piuttosto che sul sostantivo “violenza”. Una per tutte, quella della sorella di Giulia: “Filippo non è un mostro, ma è figlio del patriarcato”. Ma ho l’impressione che fino a che confiniamo questa vicenda dentro a questa categoria ci sfugga parecchio delle dinamiche personali, relazionali e sociali che consentono questo evento.

Una regola ormai chiara, che la psicologia ci segnala, è che quando una reazione ad un evento è emotivamente e di fatto sproporzionata rispetto al contenuto del dato, siamo in presenza di motivazioni che affondano le radici ben al di là dell’evento stesso. Tradotto, uccidere Giulia in quel modo è ampiamente sproporzionato rispetto alla motivazione: essere stato lasciato. Perciò in Filippo si sono mosse altre dinamiche, non connesse direttamente con l’essere stato rifiutato da Giulia.

Cosa ha prodotto queste dinamiche dentro Filippo? Siamo davvero sicuri che tutte siano ascrivibili alla differenza di genere? Non lo sapremo mai con certezza, ma personalmente ho una ipotesi. Filippo e Giulia non sono vissuti su Marte, tutto ciò che hanno “respirato” in termini di relazioni, costruzione della propria identità, ricerca di un senso alla loro vita è fortemente connesso con il nostro modo attuale di stare al mondo. Sono figli di questo mondo, di questa cultura e di questa società. Fino a che tentiamo di incasellare prontamente, di proteggerci duramente e di usare strategicamente questi eventi, per evitare di farci un esame di coscienza collettivo, continueremo ad essere in parte responsabili. La lente di ingrandimento della differenza di genere è un pezzo di verità, che però non ci mobilità davvero rispetto alla violenza di fondo che questa nostra vita oggi mostra in mille modi diversi, e che è già divenuta ordinario cibo e possibilità reale per i nostri figli.

Per poter pianificare un gesto come quello di Filippo, bisogna aver ammesso dentro di sé che se la propria volontà viene frustrata, l’io stesso della persona è frantumato; bisogna avere incamerato l’idea che le pulsioni non si possono gestire e che farlo impedisce l’espandersi della propria identità; bisogna avere ammesso a sé stessi che la propria vita vale solo per la qualità, la varietà e l’intensità delle emozioni che ci permette di vivere; bisogna credere che il tempo vale solo per il presente e che il futuro non si può progettare e perciò preoccuparsene non ha senso; bisogna immaginare che la dimensione sociale, con le sue istituzioni (famiglia, scuola, stato ecc…), è solo un accessorio alla vita dell’individuo e che quando non ne avvertiamo più l’affidabilità, dobbiamo arrangiarci da soli.

Ai miei occhi è difficile non vedere come queste ammissioni e acquisizioni sono la piattaforma di base su cui moltissimo del mercato e della cultura attuale si strutturano, sono i dogmi indiscutibili in cui la maggioranza di noi vive, chi più chi meno. La frammentazione programmatica tra mente cuore e corpo di ciascuno di noi fa il gioco del mercato che, sollecitando le nostre emozioni e i nostri istinti lasciati a sé, ci spinge a comprare e vendere tutto ciò che vuole. L’investimento del senso della nostra vita solo sull’attimo presente fa il gioco di chi prende il potere, che in questo modo giustifica l’impossibilità di scelte di lungo respiro, e dietro la necessità di occuparsi dell’emergenza coltiva i propri interessi di parte. L’impossibilità di fidarci delle istituzioni produce un isolamento dei singoli che spinge inevitabilmente a trovare improbabili soluzioni individuali a problemi comuni.

E tutti questi indicatori generano una violenza strutturale inaudita, in cui ogni essere umano fatica a vedere il proprio valore di persona. Ma proprio questi sono i paletti che delimitano quasi sempre l’orizzonte antropologico con cui diamo senso alle nostre vite di oggi. Sarebbe anche troppo semplice e scontato trovarne i riferimenti concreti e puntuali nelle comunicazioni di massa in cui siamo immersi, perciò li risparmio. Trovo, piuttosto, con grande fatica esempi in cui si mostra una possibilità diversa da questi, che sono di fatto diventati i valori che viviamo e in cui i nostri figli galleggiano da mattina a sera.

Per favore, allarghiamo lo sguardo! Non uccidiamo Giulia e Filippo di nuovo. Questa vicenda parla di noi, proviamo ad avere il coraggio di fare autocritica e rimandare un po’ le nostre reazioni impulsive stando davanti al vuoto e al silenzio che resta, per provare ad ascoltarci dentro e tra di noi un po’ più a fondo.

10 risposte a “Giulia e Filippo: per favore allarghiamo lo sguardo!”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Qualcuno dice e addebita a tradizione, cultura perpetuata nel tempo citando il fatto di una Eva creata dalla costola di un Adamo, per essergli compagna. Anche in una Lettera di Paolo si legge “”il marito infatti e capo della moglie, così come Cristo e capo della Chiesa, lui che è Salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano dei loro mariti”. Precede “Nel timore di Cristo siate sottomessi gli uni agli altri”. Per accedere al matrimonio, serve fare una approfondita scuola, che ben interroghi il sentimento è l’impegno circa il credo. Che li pone entrambi uguali di fronte a Dio. Ilvincolo matrimoniale o anche di unione civile, se diventa padronanza di uno rispetto all’altro se si arriva a uccidere, mancando dell’amore vero, condiviso, cessa di esistere. Un patriarcato e esistito per convenienza di una società i cui valori valori e interessi nelle varie epoche e venuta a trasformarsi.

  2. Pietro Buttiglione ha detto:

    Ripensando stanotte al tutto:
    1) sbagliato mettere nel mirino maschilismo e paternalismo
    2) il DESIDERIO, il mio desiderio non è insopprimibile e von esso la mia gelosia
    3) la strada da battere è che L’uomo degno di qs non sa controllarsi, è attento ai degnali. SA che certe strade NON deve MAI prenderle.
    Dicesi educazione controllo di se

  3. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Chissà se anche un gesto semplice come augurare un “buongiorno anche tra fedeli uscenti da messa può anche essere costruttivo, rompere quella solitudine che oggi magari è anche cercata la cui fonte e da diffidenza, sfiducia. Perché questo sta provocando il fatto accaduto. Un modo di sentirsi in comunità, un spontaneo gesto che accaduto proprio lì sul sagrato di una chiesa e un riconoscersi se ben accetto . Costituiva, nel tempo passato, in un gesto di “buona creanza” superato così come tanto altro da un affrettarsi al chiuso della propria vita privata. Il prete che in una omelia si avalesse di un riferimento più ravvicinato alla comunità, non farebbe che a sua volta imitare il Maestro il quale mostrava di conoscere quanto esisteva nella vita di quella folla che lo stava ad ascoltare. Questo per dare vita al messaggio evangelico, a essere meglio compreso

  4. Pietro Buttiglione ha detto:

    Dalla Parola di oggi:
    “In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo:
    «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi.”
    Mi/vi chiedo:
    OGGI, a fronte di quello che succede, Gesù Cristo piangerebbe ancora???
    A fronte del FALLIMENTO del “progetto”, IF ANY, sia in che out.
    OGGI non abbiamo più il tempo x tante retroanalisi.
    Possiamo solo dichiarare fallimento.

  5. Dario Busolini ha detto:

    Tutto vero. Credevamo di essere entrati nell’era perfetta e globalizzata della fine della storia e quindi nella migliore e definitiva delle società possibili e invece sembra che questo modello stia franando dappertutto riportandoci indietro ad uno stato di permanenti e crescenti contrapposizioni e violenze tra i singoli e tra le nazioni… Detto ciò, però, proprio perché siamo tornati indietro credo che questo patriarcato, pur non essendo l’unico colpevole e forse nemmeno il principale, continui ad esistere dentro di noi maschietti come una specie di peccato originale che, stimolato da certe situazioni, potrebbe risvegliarsi d’improvviso anche in chi creda di averlo ripudiato da tempo. Dobbiamo essere più vigilanti, su noi stessi e su quello che succede intorno a noi.

    • Gian Piero Del Bono ha detto:

      Fra i maschietti colpevoli ci mette solo gli italiani bianchi, o anche gli immigrati musulmani ? Lo chiedo perche’ ,da recenti pronunciamenti della Magistratura che hanno rilasciato persone di etnia non italiana colpevoli di strupri e violenze ai danni di donne e’ stata messa come attenuante ” e’ la loro cultura” . Ricordo la signora 61enne uccisa da migrante nordafricano in un Parco a Trento. Credo non sia stato neppure messo in prigione . E’ la a loro cultura?

  6. Pietro Buttiglione ha detto:

    Segue punto 1)

    2) da una base simile quale RELAZIONE??? Io vedo due modelli a seconda se la Persona si centra sul proprio IN oppure si baricentra sull’OUT ( cercando gruppi QUALSIASI
    Con cui condividere mode/spazi/droghe/atteggiamenti di appartenenza.. do you know?)
    3) un esempio? Un mio giovane che cercava la compagna per TUTTA la vita e si vede a rifiutato con ” io nn voglio legarmi.. devo ancora divertirmi!!”7
    Concludo: scava e approfondisci e discerni e trovi la terribile mancanza di (!QUID?) che ti aiuti a VIVERE, E se trovi un travicello cui aggrapparti ci attacchi TUTTO. E guai a chi te lo toglie!!!
    Ve lo declino con il “mantra” del drogato ” TU NN MI CAPISCI” che, se lo capisci, =io ho SOLO questo cui attaccarmi.
    PS
    cfr la lettera al Corsera di ~10gg fa di una decisa al suicidio, commentata mi pare da Epicoco su un sito cristiano..

  7. Pietro Buttiglione ha detto:

    Letto. Ho capito? So poco di PSIC… e da ignorante ti chiederei di precisare meglio, dopo aver escluso qs e quello, quali sarebbero le cause generanti sulle quali noi dovremmo interrogarci..
    Detto qa, ecco il mio con-tributo;
    1)Incertezza/paura/isolamento/sentirsi soli/TUTTO quello che vedo FUORI non mi dà speranza, nn mi aiuta/dove riporre la mia FIDUCIA??
    Segue x >1000 caratteri…🤐😭😡

  8. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Un fatto cruento che non ti aspetteresti in una quotidianità di vita di normale di routine. Scoppiato improvviso come l’accaduto in Israele, come un vulcano dormiente da secoli che improvviso esplode, fatti cruenti che costringono a riflessione. Il mondo, la vita intorno ci appare pieno di pericoli, sconosciuto, più somigliante a fiction sovente proiettati, rosso il grado di emozione. Qui non basta by passare, l’accaduto ci pone di fronte alla domanda cosa è diventato il mondo nel quale stiamo vivendo!?Scopriamo di vivere in uno frammentato in tanti diversi , sconosciuti. Come in metro affollato ma dove tutti si estraniano concentrati a guardare il proprio cellulare. circondati da solitudine. Famiglia, affetti, tradizione, stagioni, tutto sparito, un fatto tribale ha riportato la storia a un suo inizio, il peggiore, di una tribale in umana civiltà.

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