Qualche spunto di riflessione a partire da una conversazione tra Riccardo Cristiano e Massimo Borghesi...
Il vangelo non si muove sulla logica meritocratica della perfezione.
L’intero n. 16 di Presbyterorum Ordinis è dedicato a ribadire “l’imposizione per legge” del celibato ai sacerdoti della Chiesa latina. Se la razionalità non è assente dal testo del concilio qualche domanda è necessaria.
Anche su questo tema così delicato e profondo, la posizione del Concilio deve essere rivista.
Quando il concilio descrive le funzioni dei laici, troviamo uno strano elenco di affermazioni.
Un tema in grado di rivelare del Concilio una inclinazione che ce lo rende molto inattuale
Questa immagine va letta in modo stratificato, come quando si usa “google map”
Una rilettura organica delle sintesi sinodali prodotte dalle sette diocesi della Romagna
Questo non è questo ancora il tempo delle sintesi, ma semmai dell’ascolto e della percezione.
"Mica spero che ci metta lui a tavola, ma almeno tener conto della fatica che facciamo tutti i giorni…"
A mio modo di vedere il riferimento ri-fondativo al Concilio, indicato da Zuppi, mi appare un po’ debole. Per due motivi.
Uno dei luoghi di realizzazione quasi esemplare della postura che la Chiesa può assumere nei confronti del mondo è dato, già ora, dall’ora di religione nelle scuole
Il passaggio successivo che Zuppi ci offre è forse il più interessante della sua riflessione
Lo spessore, i temi e il respiro delle parole del cardinale ne fanno quasi un manifesto programmatico della sua presidenza
Piccole tracce, piccole possibilità… criticabili, migliorabili, completabili… ma insomma da qualche parte dovremo pure iniziare.
Proviamo a scendere nel concreto e ragionare (assieme magari!) ad alta voce su ipotesi possibili per la celebrazione eucaristica.
Dobbiamo riconoscere che ci sono almeno tre elementi, che diamo per scontati, rispetto alla messa, ma che scontati non sono più
Nulla, nella fede cristiana, si dà senza che sia incarnato, cioè senza che sia vissuto realmente da quella comunità, in quel momento, in quelle condizioni.
Un’insistita sottolineatura degli aspetti faticosi della vita matrimoniale sembra dominare troppi discorsi ecclesiali, mettendo in ombra ciò che è buono, bello e gioioso del matrimonio.
Non sovrapporre ambito spirituale e ambito psicologico, non ridurre tutto a peccato: un’attenzione di cui si senta la mancanza
Questo episodio diventa importante per riflettere sul senso e il valore delle celebrazioni ecclesiali.
Dare troppo peso alla sessualità, quasi facendone l’unico elemento della vita di coppia: una preoccupazione moralistica che va superata
Connettere direttamente e univocamente una condizione interiore spirituale all’accesso al sacramento apre delle contraddizioni che sono difficilmente componibili
Una sovrapposizione tra carattere catecumenale del percorso per fidanzati e carattere proprio del matrimonio può creare qualche problema e qualche confusione.
Continuiamo nella lettura del documento pensato per i fidanzati, andando a esaminare alcuni nodi problematici: le questioni del kerigma, dei linguaggi, dell’antropologia di fondo del testo.
Fidanzati, matrimonio, catecumenato: alcune note sul recente documento vaticano(1)
Qual è il principio etico che nella coscienza di questi giudici riesce a tenere assieme le due votazioni?
La lettera di Mons. Repole sembra un po’ diversa, almeno per due aspetti comunicativi.
Non solo siamo ciò che mangiamo, ma come mangiamo rivela come siamo, anche sul piano spirituale.
Dio ci aspetta lì, dove nulla dei nostri desideri viene amputato, ma dove nulla è davvero nelle nostre mani, ma nelle mani dell’amore che ci vive dentro
Che effetto produce, sul piano comunicativo, testimoniare una fede senza dubbi?
Perché il processo di creazione delle tradizioni dei riti celebrativi deve essere considerato chiuso?
Come cristiani, la difesa di sé dall’aggressione di altri esseri umani, del proprio paese, del proprio mondo, come può essere compresa teologicamente? Fino a che punto è giusto spingersi?
L’acuta percezione del dramma Ucraino e l’inevitabilità delle difesa armata contro l’invasore russo ha portato molti teologi, filosofi e persone di fede a reinterrogarsi: esiste una guerra giusta?
Il modo di comunicare vale molto di più del contenuto che si comunica e il contenuto viene accolto solo se è in sintonia con il linguaggio usato
Nei decaloghi della generazione Z non c’è alcuna traccia di un possibile rapporto con la divinità. Ma il resto delle regole mostra qualcosa di diverso.
Se si è avvertita le necessità di una partecipazione più attiva e chiara dei sacerdoti al processo sinodale, vuol dire che la percezione diffusa è che, al momento, questa non ci sia molto. Il detto latino vale ancora: una giustificazione non richiesta è un’accusa manifesta!
Ma non è che l’assurdità del conflitto bellico e il nostro altrettanto assurdo stile di vita, “tutta comunicazione” in tempo reale e nello spazio virtuale, siano collegati?
Dovremmo riconoscere che fino a che la paura presidierà le nostre idee non riusciremo a tenere insieme maggiormente azione oggettiva e intenzione soggettiva, sacerdote e laico, Cristo e Chiesa.
La battaglia non è tra scienza razionale e fedi irrazionali, ma tra emozioni preventive, date dall’immaginazione e emozioni reali, date dall’esperienza
Se un sacro che entra in contatto col profano si distrugge, ma che sacro è?
Le forme di espressione e di elaborazione di relazioni con gli angeli, mostrano oggi aspetti molto distanti dalla angelologia classica
Come profondo amante degli animali resto spesso sconcertato dalle forme delle attenzioni umane verso di loro
La domanda sintetica sembra essere se esista o meno un “noi” ecclesiale sul piano esistenziale
Qualche indicazione sulla forma di gestione del potere nella Chiesa nell’epoca che viviamo
Per provare a includere davvero bisogna tendere ad includere tutti, non a escludere tutti.
La creatività e la fedeltà allo Spirito Santo cosa ci può suggerire per costruire una forma di gestione del potere ecclesiale adeguata al modo con cui oggi i vangeli possono essere accolti?
Come mai una così forte resistenza su una questione che riguarda nello stesso tempo il proprio corpo e la propria volontà?
Affinché possa instaurarsi un sistema di questo tipo è necessario che, sia i delinquenti che i conniventi, condividano l’impostazione di base del rapporto tra fede, equilibrio personale e sessualità
Sulla colpa si è costruita una intera teologia sacrificale, di dubbia ascendenza veramente evangelica, mentre la rabbia è sempre stata giudicata a priori come emozione cristianamente “sbagliata”
Politici e schieramenti sociali mostrano di avere un drammatico terreno comune in cui nascostamente si danno la mano, al di là delle divisioni ideologiche, che rende finto lo scontro ideale
Una fede che si ostini a non riconoscere l’efficacia dei vaccini e a invalidarne l’effetto in nome della potenza di Cristo, non è una fede cristiana.
Le domande che la violenza, mostruosamente, ci rivela sono sempre domande di un mancato amore.
La maturazione umana della persona non è un optional nello sviluppo della vita di fede e nemmeno solo un suo effetto, ma anche una sua condizione.
Sono convinto che il sinodo dovrebbe porsi la domanda se e quanto esistano davvero delle comunità cristiane.
Tutto dipende dal se, come, quando, e perché si può fare una proposta di fede. Perciò scordiamoci ricette buone per tutti.
Credo sarebbe il primo tema di cui il sinodo dovrebbe occuparsi, con gravissima urgenza, fino a ripensare daccapo la loro formazione, soprattutto umana.
Temo che, nel lato cattolico, proprio la carenza di lettura delle dinamiche sociali in atto, sia alla base dell’afonia del cristiano in politica