Ddl Zan: fu vera guerra?

Politici e schieramenti sociali mostrano di avere un drammatico terreno comune in cui nascostamente si danno la mano, al di là delle divisioni ideologiche, che rende finto lo scontro ideale
3 Novembre 2021

Il DDL Zan è stato bocciato. La votazione è stata procedurale e non contenutistica, ma di fatto rende impossibile per altri sei mesi la discussione al senato di una legge sul medesimo argomento. L’analisi dei numeri del risultato della votazione, e le voci di corridoio, dicono che circa una quarantina di senatori di destra ha votato, a sorpresa, per la continuazione dell’iter della legge, perciò è sensato parlare di almeno 50 senatori dell’area di sinistra che hanno votato contro. Franchi tiratori incrociati, che molto probabilmente trovano la vera motivazione delle loro decisioni di voto in alleanze trasversali (o mancate alleanze!) in vista dell’elezione del capo dello stato. Come spesso accade in Italia questioni etiche, ideali e di principio, anche importanti, trovano traduzione e possibilità legislativa solo se sono oggetto di “scambio” di favori politici. Cambiano i partiti, ma il meccanismo resta sempre quello.

Il bello è che, a fronte di questa probabibilissima ricostruzione delle motivazioni dell’affossamento della legge, nel paese stiamo assistendo invece, nei due campi ideologici, a reazioni uguali e contrarie, ma tutte segnate da motivazioni ideali, lasciando intendere, quindi, che il voto rappresenti l’effettiva espressione di un orientamento etico e valoriale del senato. Tanto per sottolineare quanto politica e schieramenti sociali  non si ascoltino realmente e fingano di parlarsi: decisamente autoreferenziali.

I politici sono davvero ironici quando iniziano i loro proclami con il classico: “il paese vuole”. E costantemente il paese vuole quello che loro vogliono, fino al paradosso in cui forze politiche che hanno interessi opposti sulla medesima legge, possono affermare che il paese vuole …. entrambi gli opposti! Se non fosse che legiferano sulla nostra pelle ci sarebbe davvero da ridere.

Gli schieramenti sociali, dal canto loro non perdono occasione per piegare ai loro relativi obiettivi reali, i dolori, i bisogni conculcati, le discriminazioni effettive delle persone sulla cui testa si combattono. I “pro life” hanno esultato per il voto del senato, affermando che così si arresta la deriva che distrugge la famiglia e l’educazione e si riapre la libertà dal “giogo” della cultura gender. Che esista una tendenza culturale che sostiene la cultura gender è indubitabile, ma che la famiglia e l’educazione si difendano in questo modo è falso, anche agli occhi di un bambino. Come se la famiglia fosse in crisi per colpa della cultura gender! La crisi della famiglia è ben precedente e forse appartiene alle cause del dilagare della cultura gender, non viceversa. Come se la famiglia e l’educazione non fossero già state affossate dalle scelte imprenditoriali e legislative che la medesima parte politica ha prodotto e realizzato in questi anni. Come se il turbo capitalismo non avesse peso sulla stabilità delle famiglie e sull’erosione dei valori educativi. Come se le scelte di palinsesto e di pubblicità di televisioni come mediaset non abbiano contribuito a erodere i valori etici dell’Italia già dagli anni ’80.

Dall’altro lato, i “pro gender” annunciano catastrofi liberticide e ritorni indietro di secoli per la cultura italiana, perché non è passata l’idea che il genere sia un dato puramente soggettivo, nemmeno influenzato dalla corporeità della persona. E allora andrebbe chiesto loro come mai continuano a parlare di violenza di genere, di femminici e di quote rosa? Se il genere è un dato totalmente soggettivo perché possiamo generalizzarlo, cioè renderlo oggettivo, quando ci pare e piace? Esiste una logica a cui dovremmo sottostare? Una persona di sesso femminile che si senta di genere uomo e venga violentata, percepisce questo atto come attentato all’essere donna? Se diamo un posto di quota rosa ad una persona di sesso femminile, che però si sente uomo, abbiamo davvero fatto spazio alle donne? Cerchiamo di essere coerenti!

L’impressione di tutta questa scena sociale e politica è che dei veri dolori, dei bisogni conculcati, e delle discriminazioni effettive delle persone che cercano una loro identità sessualmente non scontata non importi molto a nessuno degli attori. Crediamo davvero che oggi l’educazione affettiva e sessuale dei nostri figli sia migliorata solo perché non avremo più il gender day? Quante famiglie, che oggi esultano, sono in grado di prendere davvero in carico, o lo fanno realmente, un percorso educativo dei loro figli dal punto di vista sessuale e affettivo? Quante di loro si rendono conto che i loro stessi figli vivono questa difficoltà e fatica di identificazione? E se fosse passata la legge pensiamo davvero che gli ammiccamenti, gli sguardi, le parole sussurrate contro un gay sarebbero diminuite? Davvero pensiamo che le ferite personali e le fatiche di riconoscimento, accettazione ed espressione del proprio orientamento sessuale sarebbero state minori? Pensiamo davvero che smontando, a livello sociale, ogni sorta di differenza oggettiva di genere si consenta ad un transessuale di vivere meglio il rapporto col proprio corpo?

Il vero problema è che politici e schieramenti sociali mostrano di avere un drammatico terreno comune in cui nascostamente si danno la mano, al di là delle divisioni ideologiche, che rende finto lo scontro ideale: la scomparsa dal loro orizzonte della persona reale, colui o colei che vive sulla propria pelle la fatica di trovarsi e accettarsi a partire dalla considerazione di valore del proprio corpo. A qualsiasi schieramento apparteniamo, se non ci riconciliamo con il valore fondativo e non disponibile del proprio corpo reale e ridiamo valore alla persona intera non se ne esce.

 

5 risposte a “Ddl Zan: fu vera guerra?”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Quasi mi viene di paragonare l’esito di questa votata risposta, a quella che oggi si va chiedendo con viva voce dai giovani provenienti da tanti Paesi del mondo in raduno fervoroso e speranzoso ad attendere risposta dal meeting di leaders mondiali convenuti a Glasgow i quali si trovano a decidere morte o vita del pianeta. Come e quali interventi intraprendere per frenare quel cataclisma climatico che si sta manifestando su tutto il pianeta? questi giovani abitanti la Terra, Cop 26 è un fallimento. Questi giovani vedono, come nella favola, il re nudo: Appare chiaro come trovare soluzione sia più difficile di quanto immaginato; a prevalere vi sono interessi ritenuti fino ad oggi primi rispetto a quelli climatici, e non si ravvisa che il tempo sia scaduto e che ogni esitazione significhi discendere nel baratro. come per i ghiacci che fondono al nord, e gli incendi devastanti le foreste..Rispettando la Natura si onora la vita, e all’uomo il rispetto di se stesso.

  2. Paola Meneghello ha detto:

    È tutto un gioco delle parti, basta dividere la popolazione e creare confusione, e il bene delle persone è proprio l’ultimo pensiero; mi rendo conto di aver espresso un concetto un po’ qualunquista e di certo non illuminato, ma se bisogna toccare il fondo per risalire, allora mi rincuoro, e con fiducia mi dico che quasi ci siamo..

  3. Dario Busolini ha detto:

    Sulle interpretazioni del voto, o del mancato voto, parlamentare ognuno può dire la sua. Ciò che mi ha stupito di questa “guerra” è che su una buona metà del testo del DDL, quella riguardante le tutele contro la discriminazione delle persone, le forze politiche erano tutte sostanzialmente concordi mentre si dividevano sugli obiettivi educativi per le motivazioni richiamate anche nel pezzo. Il fatto che non si sia voluto approvare la parte condivisa, tanto più in un contesto di unità nazionale che avrebbe dovuto favorire la ricerca di una soluzione di compromesso, denota l’estrema debolezza dei nostri partiti che, sempre più distanti dalla realtà sociale e sempre meno attrezzati culturalmente e politicamente per comprenderla si attaccano, nel tentativo di mantenere un’identità di giorno in giorno più evanescente, a sterili battaglie ideologiche e tatticismi elettorali.

  4. Marco Nicolini ha detto:

    Sono un po’ perplesso sui due terzi (la seconda parte) del pezzo, che si basano sostanzialmente su mezza riga dello stesso, quella in cui si dice che “probabilmente” se 40 da una parte e 50 dall’altra hanno votato contrariamente alle indicazioni di partito, è per motivi di corsa al Quirinale. Nel resto dell’articolo, non pare si venga mai sfiorati dal dubbio che, se ci sono stati i c.d. franchi tiratori qua e là, è proprio perché il ddl andava a toccare una questione di coscienza, quella in cui appunto una situazione del genere può verificarsi, mentre è anomala quella contraria (che tutti votino secondo schieramento). Il discorso del carattere procedurale della votazione è opinabile, essa è stata consentita perché si è ritenuto che il mancato passaggio stesso all’esame degli articoli (di un ddl cui si era sostanzialmente contrari) faceva parte anche questo della sfera “sensibile” delle opinioni personali.

  5. Leila Mariani ha detto:

    Sì, sono molto grata per aver riequilibrato gli assetti ed è perfetta l’analisi sociologica e molto ben evidenziato l’aspetto esistenziale, ma a livello politico, comunque sempre ci sono sempre le eterne difficoltà e il rischio di generalizzazione e indifferenziazione quando si deve legiferare su temi che afferiscono alla sfera personale.
    Non credo potremmo mai fare che le due sfere girino in sincrono, proprio per la difficoltà di rendere pubblico una materia privata e rendere una tema privato realizzato pienamente nella sfera pubblica.

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