Se l’esaurimento delle parrocchie fosse provvidenziale?

Di fronte alla progressiva consunzione della vita cristiana nelle forme stanche che trasciniamo da anni, proviamo a cambiare prospettiva e domandarci se non sia lo Spirito a volere e ad accompagnare questa crisi (salutare?)
23 Aprile 2024

Mentre si accumulano gli studi sul crollo della partecipazione attiva alla vita comunitaria tradizionale in Italia, mentre si registra ormai con sereno pessimismo la sparizione di giovani e giovani-adulti dalle comunità, mentre i sacerdoti lasciano il ministero o si ammalano di burnout (o chiedono sempre più spesso un anno sabbatico per tirare il fiato), mentre i matrimoni religiosi sono in caduta libera e le vocazioni alla vita consacrata languiscono, sembra che la ‘barca’ della parrocchia ­— che si presenta ancora come il fulcro della vita cristiana di molti—navighi di tutto incurante, a tutto impermeabile, con gli stessi ritmi, le stesse iniziative, le stesse modalità degli anni ’80-’90.
Peraltro, gioverà ricordare che associazioni e movimenti non stanno meglio: è l’età post-cristiana, o forse, meglio a-cristiana. Ma la parrocchia rimane ancora l’architrave su cui si regge la chiesa ed è la realtà che necessiterebbe primariamente di cure. Ma ciò non accade.

Nemmeno una pandemia che ha fermato la pastorale per mesi e che veniva letta come occasione propizia per rileggere il tessuto ecclesiale e rivedere in modo deciso l’organismo parrocchiale ha portato benefici, rivisitazioni, mutamenti: tutto come prima, se non peggio di prima.
Tutti i nodi di crisi della parrocchia, di cui scrivevamo tempo fa (con qualche ipotesi di lavoro) sono ancora lì. Tutto procede ancora, salvo rare eccezioni affidate alla profezia di qualche vescovo e al coraggio di qualche sacerdote e di qualche laico, come se la fede cristiana fosse fede di massa; ma poiché così non è, ci si logora, ci si dissangua, inutilmente. Energie e tempi e generosità di molti, soprattutto donne, si spendono per l’iniziazione cristiana: ma poi adolescenti e giovani mancano, mancano le giovani famiglie, manca la generazione di mezzo.
Molti cristiani pensanti, che ‘nel mondo’ hanno anche ruoli di responsabilità , che vorrebbero esperienze di fede adulta e matura, disertano le iniziative e, alla lunga, anche le liturgie. Chi rimane? Alcuni generosi, alcuni convinti, alcuni devoti, alcuni (forse) problematici, che trovano in parrocchia ambienti rassicuranti in cui contare qualcosa. L’analfabetismo religioso è ormai un dato di fatto; le categorie della vita di fede sono quelle, un po’ raffazzonate, dell’infanzia, quando ci sono.
Un’eterna infanzia spirituale (non nel senso buono di Teresa di Lisieux) sembra vincere su tutto e sembra proposta a ogni occasione.
Preghiamo, preghiamo, preghiamo per le vocazioni (sacerdotali, soprattutto: anche la preghiera ha il suo clericalismo): ma Dio non ascolta, pare, e i seminari si svuotano da decenni. Microesperienze settarie e fondamentaliste, animate da un anacronismo primariamente antropologico, solleticano minoranze scarne nella sostanza e impaurite.

Forse, dovremmo cambiare prospettiva di sguardo: se crediamo nello Spirito, se crediamo che misteriosamente la vita della chiesa è custodita dalla sua grazia, allora possiamo osare un pensiero: che l’esaurirsi della vita parrocchiale, che il suo venire meno, che il suo smobilitarsi progressivo sia provvidenziale? Che le circostanze della storia e l’azione dello Spirito decretino il finire di una forma di cristianesimo, in un’epoca mutata e in mutamento, perché essa non corrisponde più all’umanità che abita questo tempo?
Che sia lo Spirito a obbligarci a mettere mano ­– attraverso concrete esigenze quotidiane – alla forma di fede che ci trasciniamo, perché egli possa ancora agire nelle vite di uomini e donne? Che sia lo Spirito ad accompagnare lo svuotamento e la consunzione della parrocchia, perché possa nascere una forma nuova di vita cristiana di cui ancora fatichiamo a cogliere i tratti, ma che certamente ci sarà, poiché Dio non abbandona né la storia né la chiesa. E, da ciò, possiamo dire che i tentennamenti e le chiusure, i rimandi e le riproposizioni stanche si presentino come freni all’azione dello Spirito?

Il cristianesimo ha mutato forme molte volte nella storia: l’esperienza del IV secolo non è quella del VI, con l’avvento del monachesimo; quella dell’XI non è quella del XIII; quella del XV non è quella del XVI. Perché ci ostiniamo a non leggere i segni dei tempi e a mettere la testa sotto la sabbia, proponendo una vita di fede che nel suo quotidiano, essenzialmente, ricalca ancora le categorie tridentine, con qualche aggiunta ottocentesca e qualche aggiornamento (ma più sulla carta) e qualche struttura (spesso ormai di peso) novecentesca?
Nel tempo della Pasqua, sarà bene domandarci: come far battere ancora il kerigma, che è il cuore dell’annuncio evangelico, per una storia e un’umanità che è del XXI secolo? Che ha modificato paradigmi antropologici, sociali, culturali?
Abbiamo una buona notizia per questo tempo: ma oggi, nel quotidiano, troppe volte è soffocata da un apparato che stenta, zoppica, cade. E quando cade, sotto rimangono sacerdoti in crisi, laici in abbandono, ragazzi indifferenti, famiglie affaticate, consacrate e consacrati in tensione continua. Sotto le macerie, soprattutto, rimane una relazione con il Risorto che dovrebbe essere il nucleo della vita di fede.
Come possiamo pretendere che lo Spirito si pieghi alle nostre paure, alle nostre incertezze? Non dovremo forse noi alzarci alle sue visioni, ai suoi sogni, in una posizione di ascolto vero e coraggioso e, quindi, di azione docile ma anche decisa?

La legge della Pasqua è la legge fondamentale della fede cristiana, in una dinamica di morte e risurrezione in forme nuove, irriconoscibili, ma che dicono la presenza del Risorto. Perché non riusciamo a farla diventare la legge della vita ecclesiale?

42 risposte a “Se l’esaurimento delle parrocchie fosse provvidenziale?”

  1. Felici Francesco ha detto:

    Non vedo proposte concrete nell’ articolo. E se l’esaurimento non fosse delle parrocchie ma di un certo modo di essere parrocchia? La tesi del pezzo è astratta; la parrocchia è la prima linea dove si tocca la crisi, non è detto che sia la causa della crisi. Nelle parrocchie si fa ancora tanto.

    • Sergio Di Benedetto ha detto:

      Nell’articolo trova un link (“ipotesi di lavoro”) che rimanda a un precedente articolo con alcune proposte. Nei commenti trova un altro link che rimanda a una pagina che raccoglie diversi articoli sul tema.

  2. Sara Martiniello ha detto:

    Sono di famiglia di cattolici, ci sono persone che fanno attività pastorale che nelle parrocchie non vogliono essere aiutati perché hanno paura di perdere quel servizio ( servizio volontariato)
    Ci sono preti con passar del tempo lo usano come potere per ottenere tutto e dico TUTTO.
    Allora dico la chiesa dovrebbe ritornare indietro perché tutto ciò che sta succedendo e svolgendo un SINODO non abbiamo capito nulla, questo è un mio parere anche sbagliato.

  3. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Se io vivo e grazie ai miei genitori, grazie al loro dono anche della Fede ricevuta e per questo alla educazione di una Parrocchia di cui conservo una catechesi viva non solo di diplomi e medaglie, oggi sparite, come emblema di ricordo. Sapere che la vita è malgrado alterne vicende un dono come la natura ci da esempio se ne sono state rispettate le regole del creatore e si è avuto cura di non alterare la bontà dei suoi frutti per ingordigia a trarre profitto sempre più oneroso per i più poveri. Difendere il nascituro offrendo possibilità a essere accettata offrendo aiuti significa offrire libertà di scelta avendo difficoltà onerose per assicurargli la vita. Perciò un riconoscimento grato a tutto quel passato di anche povertà e sacrifici fatti con amore e Fede da tante famiglie numerose, dalle quali molti nomi di ingegni hanno contribuito a raggiungere quel livello di conoscenza fino a AI oggi che però non può vivere senza La Sapienza del cuore, un grazie per questo a Dio

  4. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    La Parrocchia va resa più aperta, non edificio di mura in una area limite della comunità li insediata, ma centro dove alla comunità viene offerto i doni contenuti nel Messaggio evangelico che non si esaurisce come corpo umano di vecchiaia, ma rimane sempre vivo rinnovandosi nel tempo di generazione in generazione finché Egli venga. Anzitutto il cristianesimo necessità della Fede di Colui che è morto per essere dono e alla nostra mortalità darci la resurrezione, la vita come Lui e il Risorto a vita nuova. Per questo il Vangelo e Buona Novella, vivendo il quel suo Spirito la vita vissuta si trasforma in altra realizzata per essere eterna. Per questo la gioia che procura il fare secondo i suoi lumi, per questo attingere anche all’intelligenza del cuore fa scoprire la verità e porla in essere a rendere l’operato utile costruttivo a se stessi e società. L’amore è elemento motore di risoluzione a problemi che restano senza soluzione, senza ricorso a questa “sapienza”

  5. Giocanni Tumolo ha detto:

    Il pesce puzza dalla testa, la chiesa si deve evolvere, basta guardarsi intorno, ci vuole una rivoluzione copernicana. Ad esempio le vocazioni è vero che non c’è né sono più ma è anche vero che ci sono uomini e famiglie convertite al cristianesimo che potrebbero mettere a disposizione i loro carismi e fare loro da sacerdoti secondo la loro vocazione, è assurdo il discorso del celibato nel 2024 questa è l’auto distribuzione della chiesa,
    Per non parlare del Vatican gate di tutti gli scandali, sacerdoti gay, sacerdoti con figli, degli investimenti e della gestione del denaro della chiesa.
    Insomma c’è da lavorare, il papa è una brava persona uomo di grande fede ma purtroppo fa parte di un sistema che lui da solo non può cambiare.
    Discorso troppo lungo ma è bene cominciare a prenderne coscienza.
    Ci vuole un movimento rivoluzionario nella chiesa altrimenti sarà la fine!

  6. Pietro Buttiglione ha detto:

    @castellazzi
    ottima osservazione che integro coaï
    SE non avesse cavalcato i POTERI di Stato & DOMINIO ( Radice Dominus) oggi ci sarebbe una CC??
    Io rispondo;
    – SI’ ma non si chiamerebbe certo cosï. E aggiungo:
    – credo che in forma diversa sia giã cosi’
    – ma credo anche che la CC debba la sua incipiente sparizione PROPRIO agli esiti di QUEL passato tuttora imperante. Ad es. alla figura travisata di Gesú ( cfr mio libro)…..
    Infine ti rispondo che che il messaggio che Gesù ci ha lasciato se ben digerito a livello PERSONALE é: porta frutto che. that is the probl) NON sono ideologie o catechismi o pre-giudizi ma solo un
    RAPPORTO PERSONALE CON LUI.

  7. Stefano Galletta ha detto:

    Assolutamente d’accordo.
    Serve innanzitutto che ogni fedele maturi una vera relazione con il Risorto e, attraverso Lui, con l’intera Trinità.
    Servono cuori innamorati di Dio, gioiosi della profondità e bellezza che la Fede dona alla vita.
    Credere in Dio e aver paura è un contro senso. I cristiani delle origini si chiamavano: ” quelli della via”, ovvero erano sempre in cammino, sempre avanti, verso il luminoso orizzonte dell’ incontro con Lui

  8. Stefano Castellazzi ha detto:

    Dirò credo una banalità e forse pure una eresia. Non pare piuttosto normale che dopo 2000 anni il cristianesimo mostri tutta la stanchezza dovuta all’età ? I vangeli narrano di vicende, luoghi e situazioni che sono lontani anni luce dalla vita moderna. Quasi più nessuno di noi può veramente immedesimarsi in quanto vi si racconta. Cose troppo lontane nel tempo che non fanno più parte della nostra esperienza quotidiana. La tecnologia di cui disponiamo ha reso la nostra vita totalmente diversa rispetto a quella della palestina di allora. Non sarà che il messaggio cominci ad essere archeologicamente anacronistico, almeno agli occhi di noi moderni occidentali?

    • Donald Emilson ha detto:

      Concordo con lei. Anzi, aggiungerei la seguente provocazione: quante religioni del passato sono oggi estinte senza che ciò importi a qualcuno?

      I credenti che ci leggono diranno: “Certo! Sono scomparse perché erano false religioni che adoravano falsi dei”.

      Eppure, per i devoti di tali religioni, esse non erano meno vere/sacre/benefiche di quanto lo sia il Cristianesimo. Ma ora eccoli lì i loro templi, ridotti a mere attrazioni turistiche.

      In conclusione, come nelle scienze naturali vi è stata nel corso del tempo un’evoluzione nel modo di spiegare il mondo (che prosegue tuttora), forse anche in campo religioso si assiste a un’analoga evoluzione.

      D’altronde, se già è difficile comprendere il creato, quanto più complesso è tentare di comprendere, per quanto umanamente possibile, il Creatore?

  9. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Indirizzati alla comunità tutta es. la Mulieris Dignitatem di Giovanni Paolo II, un elogio alle qualità e doti del genio femminile, la donna che ancora oggi grida la sua frustrazione, sulle sue spalle grava un onere non riconosciuto appieno e in seno alla famiglia e alla comunità stessa. La Chiesa Magister dovrebbe aprire la sua Cultura a comprendere meglio cosa significhi la libertà cristiana, che va conosciuta perché rivolta a tutta la persona, alle necessità del debole, come offre lumi di sapienza a problemi che in ogni tempo si ripresentano come i conflitti in atto, la vita di popoli coinvolta in povertà da condividere, le guerre distruttive di quanto si è costruito sembra follia; leggi elaborate per una convivenza pacifica tra Nazioni, ignorate a dare imperio alle armi, decisioni al più potente.e anche prepotente. La cultura’e civiltà per l’uomo, apre gli occhi ai ciechi, le parrocchie come Atenei dove l’amore è sinonimo di civiltà

  10. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Forse bisogna recuperare e fare molto spazio alla conoscenza di Gesù Cristo. Fin dall’infanzia farlo conoscere nel viverlo nel farlo vivere nel quotidiano. Se si lamenta una gioventù che sembra non trovare riferimenti e abbiamo chiese ogni tre passi, vuote ma che si fanno messe quotidiane senza fedeli, da domandarsi se non sarebbe meglio trovare e creare adunanza non per svaghi ma per parlare di Dio. Ci sono folle quando vengono organizzati incontri di spiritualita con idee a confronto. Più cultura significa sapere perché la vita concepita è un “uomo” e per questo sopprimerlo equivale a uccidere. Cosa significhi solidarietà che non è chiedere soldi, ma fare tanto altro in comunità, anche un saluto fuori dalle mura della chiesa, in pratica a cominciare come e perché vivere i 10 comandamenti significhi vivere meglio. Incontri culturali ad aprire libri che restano sconosciuti a molti e

  11. Janet Berruti ha detto:

    Personalmente guarderei con attenzione alle Messe- affollatissime- di guarigione e liberazione dei movimenti carismatici in cui si fa esperienza viva e vivificante dello Spirito Santo

  12. vincenzo costantini ha detto:

    Ci si concentra sulla parrocchia ed, eventualmente, molti puntano alla sua riforma, a renderla più attuale ed incisiva; ma la parrocchia è e rimane la cartina di tornasole, è diventata un sintomo; ed io ritengo che oggi è un’occasione, in una società in cui non esistono più luoghi di aggregazione laici significativi. E’ stato detto che nella maggior parte dei casi, quelli che noi consideriamo luoghi di aggregazione sono “non luoghi”. Penso che la parrocchia sia ancora un’opportunità non comune.
    Piuttosto il problema, secondo me, è un altro: consiste nella capacità di recuperare il kerigma in tutta la sua forza di novità e spesso di collisione, di destrutturazione. Manca, a mio avviso, il riferimento allo stile di Gesù, di accoglienza e nello stesso tempo di intransigenza nelle scelte da compiere, senza mescolamenti di vino nuovo con altre sostanze.

  13. Antonino Ciaccio ha detto:

    Gesù Cristo è veramente al centro della vita parrocchiale? La comunità parrocchiale è sempre accogliente verso il prossimo, lo sconosciuto, lo straniero? In parrocchia ci sente a casa? O forse è la casa di pochi fidati “eletti”? Serve sempre e in ogni caso essere “moderno” o “ammaliante” rasentando, a volte, il ridicolo per rendere il Vangelo allettante? La trasmissione della Fede è una modalità comunicativa o la Verità? Forse bisognerebbe iniziare a rinunciare a pizzate, partite di calcetto, happy hour, cineforum … E magari tornare all’ essenziale. I modi, le occasioni di incontro, le trovate acchiappa giovani sono importanti, ma solo se si è in grado di proporre e porre al centro Gesù il Risorto, Gesù il figlio del Dio vivente, Gesù vero Dio e vero uomo.

  14. Alberto Magi ha detto:

    Riuscirà la Chiesa -prima o poi- ad accettare che se non viene coinvolta attivamente, nella diffusione del Verbo , colei che costruisce, per grazia di Dio, la vita, – la Donna – tra non molto la rovina sarà inevitabile.

  15. Luigi magni Magni ha detto:

    Provocazione: tutti o meglio..una parte di noi dice di..essere Cristiano e Cattolico..allora la doma da x tutti è: la Nativita è da considerarsi elemento Primario della Fede Cristiana..oppure la Pasqua e risurrezione? Io direi che x morire prima bisogna nascere! Però il Natale Cristiano è diventato una Festivita consumistica…Quasi quasi non Cristiana! Il Presepe x esempio….simbolo della espressione della comunità Cristiana..viene utilizzato solo come ricorrenza e poi tutto ritorna nel cassetto e nell’oblio della Cristianità quasi fosse diventato un Ingombro annualmente ripristinarlo. Sembra essere diventato quasi una cosa ingombrante..mentre dovrebbe dai Responsabili Ecclesiastitici essere rispolverato come un Vero Perno della Fede e Cristianità Ecclesiastica e sopratutto Social Cattolica!!

  16. Roberto Piva ha detto:

    La situazione è molto seria: abbiamo una realtà di Chiesa divisa tra il Concilio di Trento, il Vaticano II e tra quelli che sono oltre il Vaticano II; quello però che è ancora più grave sembra che i nostri vescovi non abbiano o non vogliano avere l’autorevolezza per risolvere qualcosa. Credo che sarebbe ora di dare il proprio spazio a tutti e tre le diversità così chi deve cadere cadrà.

  17. Don gianni Carparelli ha detto:

    Il rinnovamento della chiesa e nel rinnovamento della liturgia. Lo diceva già Benedetto XVI. Ma Liturgia non intesa come cerimonia, altari, fiori e candele… nella liturgia c’è nascosta nei riti significanti il significato del cammino vero della chiesa come corpo di Cristo. Per questo ho scritto un libro: “smettiamola di ‘andare’ a messa” e iniziarla a vivere nel concreto quotidiano. Altrimenti cerimoniamo abitudini e la vita non cambia. Basta con le messe dove vanno pochi e spesso i pochi che ci vanno restano seduti senza poi camminare veramente nella vita facendo luce, mettendo fuoco, lievitando la storia.

    • Maria Crasso ha detto:

      ‘Fare luce, mettere fuoco, lievitare la storia…’
      Ma vogliamo avere la pazienza che è virtù dei forti aspettando la crescita di ognuno che non deve seguire i nostri progetti ma quelli di Dio?
      Perché non si deve ‘andare’ a Messa? Certi titoli altisonanti sono pericolosi. Ci crediamo o no nella transustanziazione? Dove altro andremmo a mangiare il corpo di Cristo? I risultati di luce si vedranno in paradiso, non per forza tutto e subito come vorremmo noi.

  18. Francesco Pieri ha detto:

    Finché non avremo provato ad affidare davvero le parrocchie ai diaconi non sapremo mai davvero che cosa è il clericalismo

  19. Ida Grelloni ha detto:

    La Chiesa condanna la cultura dello ‘scarto’ ma la liturgia scarta i bambini e i disabili.
    A me tutto ciò sembra poco evangelico.

  20. Ida Grelloni ha detto:

    A mio avviso sarebbe di fondamentale importanza rinnovare la liturgia.
    E credo che, se ciò non avverrà, sempre meno credenti parteciperanno alla Santa Messa.

  21. Antonino Lupo ha detto:

    Perché mettere in causa lo Spirito per sistemare ciò che si sta smarrendo ,parrocchie che se non fosse per il battesimo che si fa in tenera età imposto da genitori che forse frequentano la parrocchia per battesimo ,prima comunione, matrimonio e funerale.Tutto ciò è come un andazzo per contarsi ed avvolte forse un ipocrita se ancora ci sono parrocchiani ad accogliere megalomica mente il vescovo che fa visita ,quando la fede non si sente non si vede

  22. Admin ha detto:

    Ricordiamo ai nostri lettori che l’articolo si inserisce in un dibattito piu ampio sul tema della parrocchia, su cui hanno condiviso riflessioni e spunti diversi autori, e che trovate qui
    https://www.vinonuovo.it/attualita/il-tema/sogno-una-parrocchia-diversa/

  23. Giuseppe Gerlin ha detto:

    Se l’attuale situazione ecclesiale la vuole lo Spirito Santo, quanti problemi ci facciamo? Lasciamo che sia lo Spirito a guidarci.

  24. Dario Busolini ha detto:

    A nessun vescovo o superiore religioso può piacere l’idea di dover chiudere, proprio perché viene percepita come un’ammissione di fallimento, però il processo è di fatto già iniziato da anni, mascherato sotto una terminologia che lo nega presentandolo come una creazione di cose nuove o rinnovate, che si chiamino foranie, unità pastorali o altro. Sul mercato immobiliare, poi, si trovano istituti ed ex conventi con altre destinazioni d’uso. Cambiare è difficile e per quanto si cominci a vedere qualche parrocchia affidata a laici e/o diaconi, in mancanza di un passaggio reale ad un modello di Chiesa che sia diverso da quelli del passato è più alla portata creare la serie A e la serie B: ossia concentrare le forze che restano in alcune parrocchie più grandi, più dotate di strutture e in posizione centrale e lasciare che in quelle “periferiche” si celebri solo la messa, magari a turno, per non chiudere e salvare l’apparenza, almeno per un altro po’.

  25. Remigio Pitton ha detto:

    Si possono fare molte critiche a tutto ciò che non va nelle nostre parrocchie ma questo non sposta di una virgola i problemi. Credo sia meglio, anche se certamente più arduo e faticoso, avanzare qualche proposta nuova ed essere disposti a farsene carico, con gioia e con costanza. In fin dei conti per fare il bene, in nome di Gesù Cristo, non serve nessun mandato né dal parroco né dal Vescovo: e’ sufficiente il battesimo e una disponibilità concreta ad ascoltare e meditare la Parola di Dio. Accostare le persone con il sorriso, con una parla buona di incoraggiamento, con un consiglio fraterno, con un servizio umile e disinteressato: sono i modi di sempre per testimoniare la sequela a Gesù Cristo. Così sono sorte le prime comunità cristiane, così credo risorgeranno ancora le comunità oggi; piccoli grumi di lievito in mezzo a una pasta informe per farla lievitare tutta. È questo il mio sincero augurio, in forza del Risorto.

  26. Francesco Zava ha detto:

    In Italia i frequentatori sono sotto il 10% . I Cristiani sono una minoranza. Occorre una civiltà di Fratellanza e Amore in una pluralità di Cultura e genti diverse. Una vera ricchezza e salto di corresponsabilità e coscienza universale…..direi Cosmica. Un esame di coscienza nella gerarchia è utile ma forse tardiva. Cristo è Misericordioso provvederà ! Fiducia nel Evangelo.

  27. Pietro Buttiglione ha detto:

    Seguito..
    Vi state chiedendo: cosa cavolo c’incentra con le strutture ecclesiali?
    Tanto x provocare fatevi un giro a BG alta e censite quant0 di essa è in mano a preti &c.
    Concludo: ho cercato di spiegare xchę’ chiudere le Parrocchie è mission impossible.
    Motivi nn certo Spirituali

  28. Pietro Buttiglione ha detto:

    1) in passato il parlerei di fede da pecoroni, schiavi della minaccia dell’inferno, piû che individuale…
    2) non concordo con Avvenire xchê nn ho fiducia sulle risposte a simili domande. Quello che io so é che fin dal secolo scorso la frequenza era del 15% ( in Francia sotto il 10%.
    3) vi porgo qs riflessione su info personali.
    – tanti anni fa IBM sviluppô un nuovo S/W ma non lo lanciô fino a qu4ando non diventô diffuso..
    – idem per la tecnologia digitale. Siemens aspettô nello stesso modo.
    – oggi la rivoluzione che fa capo alle auto elettriche ( che costano meno) non sfonda, come gli altri interventi , perché :
    * Troppi sono i soldi che i circuiti finanziari hanno ancora investiti nel FOSSILE. Azzerarli comporterebbe un CRAC finanziani terribile!!
    * Quante famiglie campano sul fossile? Le mandiamo tutte sulla strada?
    .x n° caratteri devo fare nuovo post..😭😭😰

    • Maria Crasso ha detto:

      Il “passato” è fatto di grandi personaggi, non di “pecoroni”
      L’inferno esiste, è una bruttissima realtà e a temere di cascarci facevano bene i grandi santi che ora si stanno godendo la felicità del Paradiso.
      Il carbone era considerato una ricchezza e non c’erano le fissazioni green. Ho conosciuto da bambina ferrovieri che facevano i fuochisti e sono morti vecchissimi senza danni da carbone

  29. Nicola Cirillo ha detto:

    Natale del 1969 Ratzinger aveva gia’capito tutto.Buona lettura!

  30. Ornella Ferrando ha detto:

    Personalmente penso che, finché ogni battezzato non si rende conto che è un componente che forma la Chiesa e che la stessa non è formata solo da sacerdoti e religiosi, ( che devono comunque rivedere il loro ruolo di servizio senza essere più accentratori) e’ difficile farsi corresponsabili per il bene delle comunità. E il fulcro più importante è il saper ascoltare e dialogare insieme in una società che sa cambiando rapidamente.

    • Nicoletta Degli Innocenti ha detto:

      Io vado a Messa tutte le domeniche ma spesso mi sento sola in Chiesa. Da quando abito nel Lazio (sono Toscana) ho cambiato varie comunità (parrocchie) per vari motivi e a parte fugaci parentesi rivelatesi poi sempre illusorie, mi pare che quello che posso dire o pensare io non serva a niente, nella migliore delle ipotesi. Ho rinunciato a proporre e ho deciso di ubbidire. Faccio quello che mi viene chiesto, quando mi viene chiesto. In questo modo mi sento meno frustrata.

  31. Giancarlo Novarini Novarini ha detto:

    Si parla di una vita cristiana mutata, ma, credo si debba parlare della necessità di un passaggio ad una fede vera, non di tradizione, ad una fede comunitaria, condivisa, vissuta nel sociale. Nel passato c’era una fede individuale che poneva l’attenzione alla salvezza individuale, attraverso una attenzione alla legge, e non a ” vedano le VOSTRE opere buone e glorifichino Dio”. VOSTRE, non tue!!

  32. Maria Cristina Venturi ha detto:

    Nel 2013 i giovani che si dichiaravano cattolici erano il 56%, nel 2023 sono scesi al 32,7%, con il netto calo della presenza femminile passata dal 61% al 33%. I dati emergono dalla ricerca su Giovani e fede realizzata dall’Istituto Toniolo.( Avvenire)
    Qualunque altra realta’ di fronte a un crollo cosi’ drammatico si potrebbe qualche domanda, i responsabili si parrebbero qualche autocritica.
    Nella Chiesa cattolica invece si da’ la colpa di tutto a categorie astratte quali il secolarismo, l’ ateismo eccetera
    Nessuno che dice sinceramente : abbiamo fallito .

    • Maria Cristina Venturi ha detto:

      Rendiamoci conto che il futuro della Chiesa sono i giovani, che pero’ diminuiscono in maniera spaventosa.
      Inutili i maquillage e le false riforme che sono come la chirurgia estetica : la faccia della Sposa di Cristo e’ vecchia , pure coi ritocchini , e non piace a nessuno.
      Ma coloro che oggi sono al potere nella Chiesa, nella CEI ,nelle parrocchie , i catechisti , sembrano non rendersi conto delle loro gravissime responsabilita’. Nessuno fa autocritica ,la colpa e’ sempre…degli altri .

  33. Nicola Altamura ha detto:

    La parrocchia può essere della comunità solo se il pastore la cede alla comunità. Purtroppo ancor oggi la parrocchia è proprietà del parroco che ne fa il brutto e cattivo tempo. La comunità non ha voce in capitolo, qualche volta si accetta qualche consiglio ma spesso ” si fa così e basta”. Spero che il sinodo possa far prevalere il valore dei laici dandogli corresponsabilità viva nella parrocchia.

    • Salvio Scotto ha detto:

      Attenti anche a situazioni contrapposte! Ci sono laici che son peggio dei preti. È stato appunto ben specificato nell’articolo. Ma basta andare in qualsiasi parrocchia e appena ti proponi a collaborare, inizi a vedere sguardi da vipera di qua e di la, quasi come se gli levassi il feudo. Quindi meglio pochi “di fede” che frustrati dai propri insuccessi personali e rifugiati sorci nelle sagrestie.

  34. Giovanni Barbesino ha detto:

    Perché buttare via il bambino con l’acqua sporca ? Tutto vero quanto scritto, ma non tutto è da gettare via. Certo si è perso una grande occasione nel momento in cui non si è fatto nessun percorso sinodale nelle parrocchie che aiutasse a :
    1. Capire dove stanno i nodi
    2. Provare ad immaginare qualche risposta/soluzione
    3. Sperimentare che “la parrocchia è della comunità” e non di un pastore che se va bene sta lì 10 anni e più va da un’altra parte ( e quando andrà via non ne arriverà un altro)

    • Nicoletta Degli Innocenti ha detto:

      Io non ho partecipato al Sinodo nella mia diocesi perché la mia impressione forte (spero sbagliata, in quanto si basava su eventi precedenti… ma per me era quella) era che fosse una *liturgia* formale in cui i laici e le laiche dicevano esattamente quello che ci si aspettava che dicessero. Non mi andava di provare l’ennesima delusione, né di sentirmi di nuovo quella che rompe le scatole. Sono vecchia, e non mi va più. Nella Chiesa ci sto, perché è mia madre. Ma siccome mia madre non mi ascolta, o comunque io mi sento così da quasi trent’anni, ho deciso di stare zitta e da allora sto molto meglio. Non credo che la chiesa si sia persa molto.

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