Le pietre rimaste dell’immensa Cluny

Geografie della parola / 2: una visita in Borgogna, tra le rovine della grande abbazia di Cluny, e un versetto della Parola, che è capace però di suscitare anche speranza: qualcosa finisce, qualcosa comincia (a pochi minuti è sorta Taizè)
8 Luglio 2023

«Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà distrutta» (Mt 24,2): mi risuonavano nell’intimo queste parole di Gesù, dal tono apocalittico, mentre passeggiavo tra i pochi resti di quella che fu l’enorme basilica di Cluny. La più grande chiesa della cristianità medievale prima della costruzione dell’odierna san Pietro da secoli è ormai poca cosa: qualche base di colonna, qualche resto di muro, alcuni manufatti artistici conservati al museo archeologico.

Della più grande e potente congregazione sorta dopo l’anno Mille, della sua immensa abbazia, che estese il suo dominio non solo religioso, ma anche economico e politico su vaste parti d’Europa, non rimangono che poche pietre… così, tra lo stupore, martellava in me quel versetto: «Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà distrutta». Certo, la violenza della rivoluzione aveva dato il colpo di grazia, aveva disperso e bruciato tesori inestimabili come la biblioteca. Eppure, quando arrivò il vento rivoluzionario, Cluny era da molti secoli decadente, dimenticata, non più né viva né vitale. Quel momento storico si era esaurito: la caduta delle pietre era solo l’ultimo segno della caduta di una vicenda umana. Forse, quel versetto di Matteo, quel «Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà distrutta» non è solo riferimento al Tempio di Gerusalemme, ma è legge della storia? Nulla di umano, quand’anche nato da una radice divina, conosce l’eterno; tutto è destinato a chiudere la propria parabola. Ed è norma che ci fissa nel tempo…

Eppure, a poca distanza da Cluny, sempre nella verde Borgogna, molto tempo dopo, è nata Taizè: luogo di ripartenze e ricostruzioni, di pace e dialogo, di fraternità e di profezia. Una comunità di monaci e monache, aperte al mondo, casa di giovani, capace di dare un’impronta profonda alla spiritualità del nostro tempo.
Aggirandomi nel piccolo villaggio, dopo aver visitato i resti di Cluny, contenevo nel mio pensare la pietra che è caduta con la pietra che è stata costruita, la comunità perduta e la comunità rinata. Ognuna in risposta al suo tempo.
Dovremmo fare memoria più spesso del versetto biblico di Matteo, soprattutto quando lo sconforto della chiusura e dell’esaurimento di vicende pur nobili si va chiudendo. Non dovremmo perdere la speranza: Taizè sorge a pochi minuti da Cluny.

«KOSMOS MAKROS / CHRONOS PARADOXOS / Solo il greco sulla pietra ha parole per questo» annotava penetrante Wisława Szymborska («Nell’infinità dell’universo / il tempo è un paradosso», da Bagaglio del ritorno).

3 risposte a “Le pietre rimaste dell’immensa Cluny”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Che bello! Un ritorno alla vita pur tra le rovine di pietre, fa sperare che questo miracolo succeda ancora e di nuovo. Visitare una antica Abbazia, come St.Antonio di Ranverso, oggi museo di un tempo lontano, quasi in punta di piedi si intra tra quelle fresche mura, perfino un enorme mazzo di gigli dopo tanti giorni apparivano vivi; dalle alte finestre antiche la luce permette di leggere la storia nelle figure dai colori sbiaditi nel tempo, vita vissuta, testimonianza di uno Spirito che va ricercato oggi come allora nella vita quotidiana intorno a noi. Il dolore ne è la via, l’amore il suo colore, al suo vincastro cerchiamo forza e coraggio perché non come le pietre che possono diventare ruine, ma saldi nello spirito della fede affrontare le prove che una storia personale fa vivere ringraziando Dio di tanto passato che ancora vive nel presente

  2. Carmela Pizzonia ha detto:

    Mi piace questa idea di “geografie della Parola”…
    Mi piace questo riflettere sulla speranza e sul tempo, che vedo intrecciati, pur con la ‘vittoria’ della speranza…
    Mi piace il suo ‘girovagare’ culturale, spirituale, di fede che un po’ condivide con chi la legga…
    Grazie.

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