Un luogo più di altri mi ha fatto risuonare una delle domande più nette del Vangelo: «Voi chi dite che io sia?» (Mc 8,29); è un luogo che almeno nella sua alta idealità vorrebbe essere nodo di fraternità, pace e relazione, ossia la sede dell’ONU a New York. O meglio, lo spazio che mi ha fatto emergere la domanda del Nazareno è al piano terra dell’edificio, subito dopo l’ingresso: lì si trova la prima “sala del silenzio” o “meditation room” (poi replicata molte volte nel mondo): è una piccola sala, con poche sedie, un blocco di minerale scuro illuminato dall’alto, un quadro astratto di Bo Beskow che vuole essere un invito alla riflessione. La sua installazione è stata voluta da un grande uomo politico svedese, Dag Hammarskjöld (1905-1961), segretario generale delle Nazioni Unite, figura nobile di costruttore di pace e cristiano di profonda vita interiore, capace di dare la vita per tessere sentieri di riconciliazione (la sua morte, avvenuta a causa di un incidente aereo durante una missione di pace in Africa, non è mai stata chiarita fino in fondo).
«Voi, chi dite che io sia?»: in quella sala del silenzio, dove tutte le fedi del mondo sono accolte e in qualche modo rappresentate, dove tutte le domande sull’origine, la meta e il senso del vivere trovano legittimità, anche la domanda sull’identità di Gesù di Nazareth si è fatta viva. Lì la Parola ha scosso il mio essere. Chi è quel Dio che nella piccola stanza trova la sua immagine universale e misteriosa? Come Paolo di fronte all’altare del Dio ignoto, la sosta mi chiede che volto, che identità ha Dio per me, per l’uomo del Novecento, per l’uomo di oggi, per l’uomo di sempre.
Era una domenica mattina di primavera quando entrai in quella sala: i lavori dell’Onu erano sospesi, non c’erano che due persone, oltre agli addetti alla sicurezza che si aggiravano al piano terra. Mi sono fermato a gustare il silenzio. Una forte dimensione orizzontale — per il peso del luogo, della sua storia, della sua missione — e una forte dimensione verticale si intrecciano nella meditation room: entrare in se stessi, costruire legami di pace e rispetto, tentare vie di riappacificazione e di umanità e, al tempo stesso, capire che ciò che è azione si nutre di quanto la persona vive nel proprio intimo, anche nel suo rapporto con un Mistero che, nel mio caso, aveva percorso tracce di cammino nella Palestina di 2000 anni fa.
Lì, nella stanza semplice dove si discutono i destini del mondo, permane un invito alla discesa nel sé, perché «Il viaggio più lungo è il viaggio interiore» (Dag Hammarskjöld, Diario).
(Ph dell’autore)
Quel verticale che avvolge/,intreccia/aspira il ns orizzontale mi ha ri-portato dentro un luogo nel quale ho sostato e ri-sosterei ore e ore… Dalla terrrrra .. al CIELO!!
la cappella Medicea a Firenze.
Caro Pietro, altro luogo splendido di incrocio e silenzio (quando non imperversano i turisti)!
E’ una idea di successo perché mi pare quella stanza sia presente oggi anche in altri luoghi. Certo nell’edificio ONU c’è da immaginarla quella stanza mai vuota giacché coloro che sentono la necessità di consultare una Entità di fiducia, li anche Cristo si fa presente il Suo Spirito si moltiplica nell’animo umano di coloro che rivolgono preghiera come risolvere tutti quei diversi problemi che affliggono popoli, come trovare vie di pace in armonia gli uni con gli altri nelle diversità di lingua, storia. Si forse il Dio unico si fa vicino, non come coloro alla Torre di Babele, ma come lo Spirito che come vento è entrato nel Cenacolo a illuminare menti e aprire cuori. Idea bella di un Credente questa come una Porta aperta per pensare nella ricerca di ideali di Pace. “Non preoccupatevi del domani perché il domani si preoccuperà di se stesso.A ciascun giorno basta la sua pena” (Mt) = che la guerra finisca si getti il fucile, c’è fame di Pane e di Pace
Sto gustando in modo particolare questo viaggio dei luoghi e della Parola. Spesso siamo portati alla meraviglia e allo stupore per paesaggi o opere d’ arte che incrociamo, passare dall’ emozione a quello che ci suscita profondamente quanto osservato non è scontato. Ringrazio quindi per questa sollecitazione che faccio mia in attesa di altri luoghi per questo viaggio speciale.
Gentile Francesca, grazie per la sua attenzione e vicinanza.