Quanto ci preoccupiamo di prestare l'attenzione dovuta a ciò che è almeno ragionevolmente prevedibile e, quindi, ad agire di conseguenza?
Abbiamo mai pensato al presepe, alla "casa" di Gesù, come ciò che ne rivela anche le radici più profonde?
Chiediamoci dunque oggi se quell’uomo della torre o quel re possiamo essere anche noi, quando entriamo nell’ascolto profondo del nostro corpo, che ci mette in un contatto pieno di noi stessi e della realtà circostante.
Consapevoli che l'Avvento ci conduce fino al Natale, “andiamo con gioia incontro al Signore” con una prospettiva di futuro: "Siamo fatti per il cielo".
E se le sfide della cultura odierna fossero dei doni a favore di ormai ineludibili conversioni pastorali?
Se veramente vivessimo vedendo Gesù nei corpi dei carcerati, degli immigrati, dei poveri e dei malati, allora potremmo seriamente di smuovere ogni tipo di montagna...
La scorsa settimana a Ladispoli si è svolto un convegno sulle dipendenze e il disagio giovanile organizzato dalle diocesi di Porto-Santa Rufina e Civitavecchia-Tarquinia.
Proviamo a pensare alla comunità cristiana come ispirata e indirizzata dalla relazionalità comunionale di Dio, insieme al sacerdote, e non più diretta solo dallo stesso sacerdote.
In questo ambito e nel tempo di un'emergenza che è diventata purtroppo quotidianità, più che fare scaricabarile è necessario sbracciarsi tutti le maniche
Le reazioni di questi giorni non mi sembrano la risposta sufficiente di chi vuole davvero far sì che “non accada più”
Terribili fatti di cronaca ci ricordano che il mondo ha bisogno di tenerezza, come ricorda la Scrittura