“Verso una visione poliedrica”

Accogliere con animo paterno e materno le persone, le luci e le ombre, pure le ombre presenti in loro e nelle situazioni, è già missione...
15 Dicembre 2023

Estratto dal Discorso ai cappellani e responsabili della pastorale universitaria, promosso dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione, 24 novembre 2023.

“Il poliedro non è una figura geometrica facile. A differenza della sfera, che è liscia e comoda da maneggiare, è spigoloso, anche tagliente: ha un che di urtante, proprio come la realtà, a volte. Tuttavia, proprio questa complessità è alla base della sua bellezza, perché gli permette di riverberare la luce con tonalità e gradazioni diverse, a seconda dell’angolatura di ogni singola faccia. Una sfaccettatura restituisce una luce nitida; un’altra più sfumata; un’altra ancora un chiaroscuro. Non solo: con le sue molteplici facce un poliedro può produrre anche una diversificata proiezione di ombre. Avere una visione poliedrica, allora, implica allenare gli occhi a cogliere e apprezzare tutte queste sfumature. Del resto, l’origine stessa dei meravigliosi poliedri del mondo minerale, come i cristalli di quarzo, è il risultato di una lunghissima storia, segnata da complessi processi geologici durati centinaia di milioni di anni…

Accogliere con animo paterno e materno le persone, le luci e le ombre, pure le ombre presenti in loro e nelle situazioni, è già una missione: facilita la crescita di ciò che Dio ha seminato dentro ciascuno in modo unico e irripetibile. Ogni persona va accolta com’è e da lì comincia il dialogo; da lì il cammino; da lì il progresso… Credere nella vitalità della semina di Dio comporta il prendersi cura di ciò che cresce in silenzio e che si manifesta nei pensieri, nei desideri e negli affetti, pur a volte scomposti, dei giovani a voi affidati. Non temete di farvi carico di tutto questo. Il vostro atteggiamento non dev’essere di semplice apologetica, di domanda e risposta, di “no”… Se in un solido geometrico si tolgono gli spigoli e si cancellano le ombre, lo si riduce a una figura piatta, senza spessore e senza profondità. E oggi vediamo delle correnti ideologiche dentro la Chiesa, dove la gente va e finisce per ridursi a una figura “piatta”, senza sfumature… Ma se una persona si valorizza con sapienza per ciò che è, se ne può ricavare un’opera d’arte. Il Signore ci insegna proprio quest’arte della cura: Lui, che dal buio del caos ha creato il mondo e che dalla notte della morte è risuscitato alla vita, ci insegna a trarre il meglio dalle creature partendo dal prendersi cura di ciò che in esse vi è di più fragile e imperfetto. Perciò, davanti alle sfide formative che incontrate ogni giorno, a contatto con persone, culture, situazioni, affetti e pensieri tanto diversi e a volte problematici, non scoraggiatevi; prendetevene cura, senza ricercare risultati immediati, ma con la certa speranza che, quando si accompagnano i giovani con la vicinanza e quando si prega per loro, fioriscono delle meraviglie. Ma non fioriscono dall’uniformità: fioriscono proprio dalle differenze, che sono la loro ricchezza…

Alimentare la gioia del Vangelo nell’ambiente universitario è un’avventura, sì entusiasmante, ma anche esigente: richiede coraggio… è il coraggio che permette di gettare ponti anche sui baratri più profondi, come quelli della paura, dell’indecisione e degli alibi paralizzanti che inibiscono l’azione e alimentano il disimpegno… il peggio per un educatore è non rischiare. Quando non si rischia non c’è fecondità: questa è una regola. Quando nel travaglio di un’anima irrompe una decisione che crea qualcosa di nuovo, ribellandosi all’inerzia di una coscienza troppo calcolatrice, questo è coraggio; il coraggio che non ama i fronzoli, né mentali né emotivi, ma arriva al punto mirando al necessario, lasciando perdere tutto quanto può indebolire la forza d’urto della scelta iniziale… I giovani devono sognare e voi dovete fare il possibile per sognare, ambendo alle proporzioni di Cristo: all’altezza, alla larghezza e alla profondità del suo amore (cfr Ef 3,17-19)”.

 

Una risposta a ““Verso una visione poliedrica””

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Da oggi le coppie gay possono essere accolte e benedette dalla Chiesa. La Chiesa dunque apre anche a una galassia di umani che da diversi aspirano essere compresi nella chiesa. Una Chiesa poliedrica.?in effetti è responsabilità del Magistero dare compimento al mandato ricevuto dal Suo Signore e Maestro, ma anche ogni battezzato ha da essere fedele alla Parola secondo suo stato. Nel matrimonio Cristo ha cambiato l’acqua in vino, da intendersi anche che quella Unione uomo/donna diventa qualche cosa di più profondo, l’amore con e per il quale Cristo stesso ha percorso al calvario, implica essere capaci all’occorrenza, di sacrificio. La madre che con amore accoglie il figlio disabile, tutto questo implica presenza aiuto dell’amore di Dio che si fa sostegno ; Sue le parole “ chi non porta lasua croce non è degno di me”! Ma anche c’è un Cristo che dice:” è inevitabile che avvengano gli scandali, ma guai all’uomo a causa del quale viene lo scandalo!

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