“La caduta di Icaro” di Bruegel e il cambio d’epoca attuale

Un quadro "vecchio" di qualche secolo dice in realtà molto dell'uomo contemporaneo e di come la Chiesa dovrebbe porsi nei suoi confronti
21 Luglio 2023

Mi piace paragonare il cambio d’epoca che stiamo vivendo al quadro La caduta di Icaro del pittore fiammingo Pieter Bruegel il Vecchio.  Datato intorno al 1558, il dipinto rappresenta un sereno panorama pastorale con sfondo mare, non molto lontano dalla riserva naturale di Capo Gallo a Sferracavallo in Palermo in cui si sintetizzano montagne e mare, campi e scogli.

Ma dov’è Icaro? Dov’è il fanciullo che, con il padre Dedalo, sta fuggendo dall’isola di Creta e di cui deve compiersi il tragico destino a causa del suo incauto e pericoloso avvicinarsi al sole con le sue ali di cera?

Il nostro sguardo spazia su tutta l’area del dipinto alla ricerca di un ragazzo provvisto di grandi ali mentre precipita dal cielo verso il mare profondo, così come l’iconografia tradizionale ci ha abituato, ma la ricerca non ha esito.

Solo il pastore volge lo sguardo in alto a scrutare qualcosa. Cosa ha visto o sentito? Il cane ai suoi piedi è seduto tranquillo; neanche lui, animale da guardia dall’udito fine, si è accorto di nulla e, come il suo padrone, volge ottusamente le spalle al mare.

Se i nostri occhi cercano dietro di loro, nelle acque cupe vicino agli scogli, notiamo in secondo piano due gambe scomposte che spuntano dal mare tra gli spruzzi e le piume.

Se infatti il titolo non ci rivelasse che si tratta dell’antico mito greco sul fanciullo che osò volare fino al sole, come farebbe l’osservatore a coglierne il soggetto? Ciò che si vede, invero, si potrebbe dire di un paesaggio costiero, con vista dall’alto, dove in primo piano salta agli occhi un contadino che solca un angusto campicello con l’aratro e il cavallo; più in basso, su un altro terrazzamento ancora più stretto, un pastore pascola le sue pecore.

Eppure Icaro che sta naufragando c’è ma quasi nessuno se ne accorge, gli spettatori sono come il cavallo, con i paraocchi intenti a fare ciò che sempre si è fatto, noncuranti della tragedia che da lì a qualche metro si sta consumando.

Un quadro che dice molto dell’uomo contemporaneo assorto dal mega sguardo generico fatto di cose da fare e poco attento ai particolari di un epoca che sta volgendo al termine.

E la Chiesa cosa fa?

Questa la solita  – e forse legittima  per certi versi – domanda che sentiamo a mò di litania quasi quotidianamente. La Chiesa vivendo nel mondo avrà le stesse difficoltà e problemi del mondo, non possiamo continuare a pensare ad una Chiesa disincarnata che addita dall’alto la giusta “via della salvezza” e che ha sempre le risposte giuste sotto pena di scomunica.

Papa Francesco ci ha abituati ad un magistero più umano ed umile paragonando la Chiesa ad un ospedale da campo o ad una sosta che rinfranca chi è in cammino e la lettera che ha accompagnato la nomina del nuovo Prefetto della Congregazione della Dottrina della fede mons. Víctor Manuel Fernández del primo luglio scorso ne da testimonianza: “custodire l’insegnamento che scaturisce dalla fede per dare ragione della nostra speranza, ma non come nemici che additano e condannano”.

Nel cambio d’epoca la Chiesa è chiamata a cambiare, come sempre è avvenuto lungo i secoli, seppur con molte difficoltà e rigidità. Il mondo attuale che, per dirla con il teologo gesuita Christoph Theobald, ha frantumato il piedistallo culturale su cui la Chiesa poggiava le sue categorie, paradossalmente può esserle di aiuto riconducendola all’essenziale e facendole abbandonare molte forme imperative di potere.

Così come nel dipinto di Bruegel, dovremmo scorgere tra le acque ciò che accade, scrutare l’orizzonte lasciando le certezze del campo. E nelle acque tempestose del nostro tempo sta avvenendo di tutto, dalla giustificazione della violenza all’inumanità di non accogliere i migranti nei nostri porti, da una Chiesa paurosa che volge le spalle all’imprevedibilità del mare ad una comunità dispersa che non sa trovare il gusto del Vangelo incarnato e vissuto pur se tra piccoli gruppi.

Sintomatico il ritorno a forme devozionali d’altri tempi – tra reliquie e quadri miracolosi pellegrinanti – che assicurano a molti giovani presbiteri i numeri necessari per eludere la domanda dell’annuncio del Vangelo agli uomini di oggi.

Essere veggenti, questo il desiderio che aveva il poeta Arthur Rimbaud, anzi farsi veggente per scorgere i segni dell’aurora e guardare l’orizzonte del futuro.

La certa speranza è che le angosce e le gioie degli uomini – così come recita il prologo del documento conciliare Gaudium et Spes – non possono mai essere diversi dalle angosce e dalle gioie dei cristiani. Tale differenza, purtroppo esistente, rivela un cristianesimo europeo stanco e assetato di vita.

5 risposte a ““La caduta di Icaro” di Bruegel e il cambio d’epoca attuale”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Il dipinto sembra Photo di oggi,tanta gente annega per mancanza di soccorso, ma anche anche in preda a odi uccide e si uccide, in stato di debolezza cerca la morte perché è privo di ogni speranza. Sono fatti che accadono oggi riportati dai giornali!, raccapriccianti ma sono realtà; sembra prevalga e sovrasti una umanità che ha scordato che un disegno di salvezza esiste; un uomo-Dio è venuto e non è stato da tutti accolto, il suo regno non è di questo mondo, Egli ha portato la Pace ma invece l’uomo sceglie un vitello d’oro orbo e idolo sordomuto, così egli si fa idolo di se stesso disponendo quali leggi dotarsi per assecondare la sua libertà di giudizio. Anche chi bada ai fatti propri indifferente di chi annega nel suo dramma, così la semplicità del pastore che si aspetta magari l’intervento dall’alto, denotano insensibilità verso un prossimo in difficoltà. La Chiesa siamo tutti e ognuno operai alla vigna in attesa di Colui che ha promesso il ritorno.

  2. Pietro Buttiglione ha detto:

    Icaro é la Chiesa?
    Con le stesse ben esplicitate motivazioni🤐😭😭 io invece sostengo che Icaro=Del Bon &C.

  3. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    La Fede e’la grande conquista ancora oggi come nel passato. Tommaso ha avuto bisogno per credere, toccare con mano il Maestro e Lui mangiare con loro da risuscitato perché lo vedessero come il Vivente. Il popolo errante si è fabbricato una figura, il vitello d’oro, quando non ha visto tornare Mose’; Cristo si e meravigliato più volte quando gli Apostoli non capivano il significato delle Parabole, pur vedendo Lui e ascoltandolo. L’uomo di oggi si realizza quasi a modello di quell’Icaro, conquistatore realizza voli spaziali, ma in realtà non si eleva più di tanto, rimane comune mortale, precipita quando in povertà e se la malattia lo aggredisce, l’angoscia lo fa morire .Sono i tesori dello spirito. che lo fanno immortale.Cristo ha dato testimonianza come mirare a più grandi traguardi, dare senso al nostro esistere . Vita immortale, un nostro capolavoro, ma orma, segno indelebile di amore trasmesso ai posteri, che non muore , persona rimasta originale, con il suo nome.

  4. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Errore di identificazione: la Chiesa cattolica non fa parte degli spettatori della Caduta di Icaro, la Chiesa cattolica e’ Icaro che cade: la superbia ,il pensare di “poter essere come Dio” ha sviato i vertici della Chiesa e ora la Chiesa cade, come Icaro, nonostante tutti i suoi “documenti sinodali”

  5. Pietro Buttiglione ha detto:

    Ispirato.
    Che contrasto tra il primo piano. Il presente.
    E quella Realtâ lontana ma incombente in-definita e proprio per questo angosciante…
    IN MEZZO l’Uomo.. cadente o forse giá CADUTO?
    Tu citi Rimbaud.. sai che la mia fede deve molto piü a Nietsche che ai tanti labelli Vatikani??
    Spero di essere il solo ma spesso oggi vivo momenti di veto panico. angosciante..
    ———–
    PS. Qualche gg fa ho provato a seguire un incontro di “Dottrina”, Verteva sul CCC.
    4 gatti, insegnanti di Religione.
    Ai quali qui chiedo: Oggi secondo voi il CCC é “up to date??”

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