Parlare oggi di omosessualità – ormai dovremmo averlo capito – è tutt’altro che semplice. Questo vale, certamente, per la “gente della politica”, per cui il problema semplicemente non dovrebbe esistere e, anzi, meglio non nominarlo neppure (un po’ come Colui-che-non-deve-essere-nominato, no?), ma vale anche per la “gente di chiesa”, per cui la realtà esiste ma, in qualche caso, è semplicemente male, peccato, abominio contronatura (!), e in altri diventa subito un problema “canonistico”: come trattiamo queste coppie? Con un sacramento o una benedizione? Cosa “piacerà” di più a Dio? E avanti con Dichiarazioni, lettere, discussioni ecc.
Insomma, sembrerebbe auspicabile un testo breve, chiaro e capace di dire almeno l’essenziale di questa realtà, prima di ogni problema e (ovviamente) prima di ogni pregiudizio. Un testo tipo una canzone, magari… È così che ho immaginato di stare seduto al bar, a quattr’occhi, con un mio amico, Freddie, con l’unica preoccupazione (come avviene tra amici) di stare ad ascoltare quello che aveva da dirmi. E devo dire che ne è valsa davvero la pena.
Quanti problemi incontra ogni giorno Freddie. Lui è un omosessuale, ma il “suo” mondo non sembra averlo ancora accettato, o forse è lui stesso che non vede attorno a sé un mondo disposto ad accogliere il proprio essere. La sua coscienza gli parla chiaro: “Freddie stai attento, non dirlo a tuo padre, chissà come potrebbe far”, d’altra parte il suo giudizio già lo conosce, esattamente come quello degli altri, e da lì la sua vita vuole solo scappare. C’è sempre sua madre, però, no? Sì, “lei nel cuore già sa”, ha già capito il silenzio di Freddie, ma anche lei non sa aiutarlo, ed è costretta a prendere “in affitto due occhi diversi, per piangere lontano da tuo papà”. Quanto meno, però, Freddie sa che “lei non me lo dice, ma mi ama davvero, anche se forse non mi capisce”.
“Oh, fuori in strada che buio che c’è!”. E come dargli torto. Un buio nel quale – per tradurre Hegel – tutte le persone sono nere, nessuno è davvero visto e accolto per quello che è (forse, direbbe qualcuno, siamo tutti accettati solo come consumatori di qualcosa). È solo una la luce rimasta accesa: il vero amore di Freddie. È lui la sola speranza rimasta, l’attesa di quel bacio e il desiderio che si trasformi in qualcosa di più: “baciami forte, fino a inghiottirmi, vivrò per sempre all’interno di te”. Non è forse questo l’amore, voler diventar parte della vita di qualcuno, per sempre?
Mi cade allora lo sguardo sulle braccia di Freddie, e vedo dei tagli, poco profondi. Eccoli, simili a “fiordi dentro cui non si può navigare”, i segni con i quali Freddie prova a sentire questo mondo che non lo vede (o non lo vuole vedere). E subito penso a quante parole, quante esperienze, quanti ricordi deve portarsi dentro, come “barche che non hanno visto ancora il mare”. Anche lui vorrebbe condividere la gioia dell’amore che vive, ma non sembra esserci nessuno disposto ad ascoltarlo. Ed è allora che immagino di alzarmi, decido di scuoterlo da questa sedia, da questo tavolino, in questo bar e gli dico: “un giorno dovrai dirlo per forza a ‘sto mondo che anche tu sei in grado di amare!”. Lui mi guarda stranito, accenna un sorriso e capisco che, forse, sono proprio io quello che dev’essere svegliato perché non ha capito… Lui ha già “un cuore che aspetta, un cuore purissimo, un cuore testardo”. Perché in fondo “la poesia più bella del mondo, è un tesoro tenuto nascosto”, ed è proprio questo che mi dice Freddie: è lì, quando bacio il mio ragazzo, è “tra le sue braccia che ho trovato il mio posto”.
È proprio questo, allora, lo sforzo che andrebbe richiesto a tutti. Riconoscere la realtà, la bellezza e la singolarità di ogni relazione d’amore, sia essa eterosessuale o omosessuale, immagine e riflesso di quell’unico Dio (aggiungo io) che a sua volta si è semplicemente definito come “amore”.
È con questa convinzione che torno a casa dal mio incontro con Freddie, dopo aver sorseggiato una fresca Coca Zero, che con le sue bollicine stuzzica il palato e il naso e ti ricorda che “il mondo non ti aspetta, lui gira, ruota e cambia”. La prima cosa da fare, allora, è conoscere la realtà, prenderne coscienza. Parliamo della realtà, non del giudizio (o pregiudizio) che possiamo avere su di essa. Quante volte vorremmo dire: “Signora mia, tutto cambia e lei sta dietro!”, oppure ancora: “Ogni mito c’ha il suo me too, ma non si arresta l’ordine che si è costituito”. In altri termini, questo è il nostro mondo, la nostra epoca, cosa vogliamo fare? Perdere tempo a criticarla, come vecchi burberi ignoranti (che ignorano la realtà), o cerchiamo di farla nostra, darle una forma, rendere feconde le energie che vi sono dentro, e dare alla luce il bello e il bene anche oggi? E questo soprattutto se si tratta di persone, di amore, di coppie. Possiamo evitare di parlarne come di problemi, “condizioni”, “situazioni”, e per prima cosa riconoscerle nel loro esserci, nel loro poter-esserci e nell’essere bene che loro ci siano?
Mi ha fatto proprio bene questa chiacchierata con Freddie, e mi piace sentire ancora il retrogusto di quella Coca Zero. Chissà se e quando ci ritroveremo a bere qualcosa insieme, probabilmente sarà al prossimo concerto dei Pinguini Tattici Nucleari…
Ha fatto sorgere dubbi la proposta avanzata dal Santo Padre di misericordiosa benedizione, come in uso per la posa di una pietra a un edificio, soltanto che in questo caso anche al cittadino comune, sembra veder crollare un Tempio sacro sul quale poi non rimane che piangere come succede al popolo ebraico. La Chiesa di Cristo e il nuovo Tempio, nato dalla stessa radice, nel tempo anche questo sta subendo erosioni, tante sono le convinzioni che esso non sia abitato da una Persona vera, ma da una supposta divinità, il cui Vangelo non ha ragione di essere ritenuto pietra angolare. La pietà umana può non essere ma solo apparire un bene quando va a demolire certezze. Cristo ha invitato a seguirlo, solo Lui può leggere il cuore di chi lo prega, e infatti sempre risponde, Va e non peccare più a chi con Fede ricorreva a Lui., così è nata la Sua Chiesa, il Suo Spirito la abita e la edifica e la fa vivere
Credo che non serva conoscere altra legge che non sia quella dell’amore verso Dio. Perché tutto quanto porta a cedere alla legge della carne non porta a realizzare il vero bene se non attraverso quella illuminata di Dio . Amare il prossimo non significa condividere, approvare scelte comuni, ma ognuno nel proprio vissuto anche se da errori, può anche arrivare a scoprire perché la Legge di Dio e’ il bene per l’uomo., l’amore stesso e’ diverso e cambia la persona. Riconoscere l’altro come fratello e per questo a non essere giudice in quanto ciascuno di noi ha da rendere conto di se stesso a Dio”. in ciò che conosciamo ma anche di quanto non siamo stati capaci di amore!. La Chiesa è Madre e Maestra, e il dono che Cristo ci ha lasciato perché il suo Vangelo fosse conosciuto e vissuto.
Bellissimo articolo che fa molto riflettere. Complimenti Stefano!
Commento
Imo sta tutto nella parola RELATIVO.
Se, da testoni, si rifiuta qs. parola, si rifiuta che tutto nell’Universo, sistema LIMITATO, é relativo…. non se ne
esce!!Ma come far rientrare in UNA regola in un UNICO giudizio la multiforme realtà umana?
i.e. può l’uomo avocare a se la categoria del Giudizio? Capito nisba??
Se davvero capito il tutto…cosa resta a noi se non le braccia aperte lo spirito di comprensione l’aiuto di un consiglio? Nel rispetto della unicità e diversità di OGNI Persona.