Pentecoste, per ridare novità a vite e chiese

Rileggere la Parola della Pentecoste, che spinge a vite nuove, oltrepassando chiusure e paure, tenendo sullo sfondo alcuni versi di Alessandro Manzoni.
28 Maggio 2023

Rinnovare: potrebbe essere questo l’estremo lascito del Risorto, nel dono dello Spirito. Rinnovare, cioè portare novità, riportare il nuovo su ciò che è vecchio, chiuso, impaurito. Lo ricorda bene l’evangelista Giovanni: il Cristo risorto giunge «mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano». Per ridare coraggio ad animi smarriti, per rifondare i discepoli come uomini di fiducia, per ricostituire in unità ciò che la Passione aveva lacerato, per riannodare vite che si erano strappate, il Risorto arriva là dove ci sono porte chiuse e soffia lo Spirito. Da qui in poi, in piena continuità con la resurrezione, è un’altra storia, è un’altra vita: apertura, slancio, coraggio, annuncio, legami, relazioni. Nell’icona degli Atti c’è il fuoco, che restituisce parole di comunione e ricomposizione: un’unica lingua nelle diversità delle lingue o, come dice Paolo, nelle «diversità di carismi».

Rinnovare: è un compito a cui il cristiano è sempre chiamato, in una conversione esistenziale mai conclusa. È la sequela che chiama a novità: di sguardi, di prospettive, di azioni, di profezie. Ogni qual volta sentiamo la tentazione dell’immobilità, della chiusura delle porte per stare tra simili, dell’uniformità, della rassicurante continuità che diviene inerzia, farà bene riprendere le letture della Pentecoste di oggi: rinnovare le vite, le comunità, le chiese, nella fede che lo Spirito permane e ancora oggi agisce, ispira, scava, costruisce, spalanca, sfida. Ma noi crediamo a questo, o abbiamo fede in noi stessi e nelle nostre care idee immutabili, che spesso divengono ideologie?

Tutto ciò aveva capito bene Alessandro Manzoni, che in questi giorni ricordiamo per il 150esimo anniversario della sua morte. È per questo che nel suo Inno sacro più riuscito, la Pentecoste, sigilla una strofa (vv. 73-80) che diviene per il cristiano compito, speranza, ricordo e meta:

Nova franchigia annunziano
i cieli, e genti nove;
nove conquiste, e gloria
vinta in più belle prove;
nova, ai terrori immobile
e alle lusinghe infide,
pace, che il mondo irride,
ma che rapir non può.

C’è una novità solenne, ripetuta con insistenza in pochi versi: i cieli annunciano nuove libertà, nuove vittorie della fede, nuova pace: esse sono eterne, non per merito degli uomini, ma per grazia dello Spirito, che infonde coraggio, fortezza, costanza.

Che possiamo essere davvero «genti nove», come scriveva Manzoni: persone e popolo di Dio in cammino, rinnovati, spinti dall’alito dello Spirito creatore verso nuove libertà.

Una risposta a “Pentecoste, per ridare novità a vite e chiese”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Credere è impegno, una aspirazione a non allontanarsi dalla giusta via che è Cristo, la Parola di vita. Accade però, che a scuotere certa tranquillità siano accadimenti come il dover accettare prove dove c’è bisogno dell’aiuto dello Spirito Santo, dei suoi doni per che i mezzi di cui disponiamo sono insufficienti, non ci si sente doversi far carico, come nel caso di un prossimo del quale non si hanno buoni ricordi. Sono i buchi neri della vita, così come quelli scoperti esistere nell’universo stellato; che si pensa poter annullare, e invece se si ripresentano, fare appello a dovere umano non basta a farsi samaritani. La Fede e un bene prezioso, e si prova gratitudine verso quel Dio che così si manifesta nello Spirito di Cristo, dando forza alla nostra debolezza. Questa Persona della Trinità che sembra più’ difficile darle sembiante, in questi frangenti, si fa presente, necessaria a essere pregata.

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