Mi sono chiesto: su cosa si può fissare lo sguardo nell’attuale panorama sociale, politico, ecclesiale? In questi giorni c’è l’imbarazzo della scelta.
Gli esperimenti di governo della nuova maggioranza, costantemente in bilico tra scelte necessarie e scomode, tentazioni di ‘vecchia’ politica e manovre già viste di potere, interessi di parte, ripicche ideologiche e ‘avevamo ragione noi’. I tentativi sostanzialmente insignificanti di opposizione della sinistra, che più prova a darsi ragioni e più genera disgregazione e parole a vanvera.
La guerra quasi mondiale – semplificata nel conflitto tra Russia e Ucraina – che procede imperterrita, alimentata da obiettivi oscuri ma non troppo, dove le ragioni di una pace non idealistica, ma solida e partecipata, svaniscono davanti a esigenze di guadagno e calcoli strategici, che nulla hanno a che fare con il bene dell’uomo. In questa considerazione stanno tutte le pretese politiche senza immaginazione di futuro: quelle drammaticamente involute del potere russo, che divora i suoi figli (e sta inesorabilmente anestetizzando una popolazione già scarsamente capace di reazione); certi atteggiamenti irrazionali dei politici ucraini; la gestione americana/atlantica dell’arsenale nucleare, che in questi giorni viene ridistribuito per consentire non si sa bene quale ‘prontezza’ di ‘reazione’; la pochezza europea che non riesce a intavolare discorsi di interesse comune (nel senso migliore, ma anche più necessario della parola).
Il dramma silenzioso e inesorabile della condizione climatica in cui (colpevolmente, direi) ci troviamo, che per mille ragioni – abbiamo troppe cose di cui occuparci, abbiamo perso la capacità di sdegnarci – ci trova rassegnati a ‘qualcosa’ che pare ineluttabile anche se non lo è ancora, forse. E le belle giornate inverosimili di ottobre, così come quelle che ci attendono a novembre, e forse dicembre, le viviamo spensieratamente come una vacanza inattesa, in calzoncini e maglietta (e rimandiamo l’accensione delle caldaie, con risparmio di metano e scorno di Putin, pensiamo).
E poi – ma non è nemmeno questa una novità – la constatazione che l’esperienza cristiana nel nostro mondo frenetico, pigro e impaurito sta mutando, a una velocità superiore ai cambiamenti climatici, e la pretesa di trattenere o frenare o ‘restaurare’ non genera nessun esito. Papa Francesco ci pare addirittura sconcertante quando ‘costringe’ i cattolici (e le persone capaci di attenzione) a guardare ciò che segnala la valanga in corso, per non esserne travolti e soprattutto per intravedere nuovi spazi di esistenza umana, nuove dimensioni del vangelo, nuove condizioni di società.
Ecco, mi pare di poter dire che se non vogliamo restare imprigionati in una visione catastrofica e sostanzialmente deresponsabilizzante del vivere – umano, civile, spirituale – dobbiamo uscire dalla ‘comfort zone’ dell’osservatore, che si limita a guardare e instagrammare, o a produrre tiktok simpatici. Non siamo condannati a vivere una stagione triste e a lamentarci: siamo chiamati – uno ad uno – a farci carico del bene possibile, del gesto di attenzione, della parola non superficiale. Nessuno può vivere questo tempo se non noi, uomini e donne di questa stagione della storia: anche se ci sembra inverosimile, il Vangelo può trasformare noi stessi – certo ‘a caro prezzo’ – perché l’umanità non sia abbandonata a sè stessa.
Come cantava Jovanotti tempo fa: “cosa sei disposto a perdere” delle tue paure, dei tuoi ‘rifugi sicuri’, perché resti viva e reale la passione per il creato?
Credo che tutto quanto sopra si è voluto evidenziare e verità che stiamo vivendo in una assenza di decisioni per un fare,solo opinioni e pieno il Web. Da singoli cittadini cerchiamo personalmente di fare ciò che in coscienza e intelligenza contribuisca a fare un contributo senza aspettare direttive. Sono così tanti i problemi che l’unica cosa da evitare e il fare niente, restare in attesa come i personaggi in “aspettando Godot”,noi credenti sappiamo che un Gesù Cristo si è manifestato attivo, si è speso ad attuare le attese del Padre che sono la nostra salvezza, non possiamo deluderlo,così come dai ns. genitori la fede trasmessa, perché quanto ci sforziamo di essere e fare renda la vita una cosa bella per noi. e il prossimo
Semplicemente avere occhi per ciò che sta accadendo e non sfuggire la realtà. Una scossa “interessante” in Emilia-Romagna ci fa attenti che la natura manifesta soverchia forza tale che a fronteggiarla non ci sono mezzi del pari, i danni, anni e risorse ingenti . Anziché pensare ad aumentare impianti estrattivi per aumentare il bisogno di gas, forse è meglio fermare ogni guerra, i bisogni dei poveri.si fanno ogni gg.piu gravi. Alluvioni, desertificazione, inquinamento!!Ci si renda conto che ricorrere ai vaccini è necessario che le malattie derivano anche da inquinamento, la scienza ne da conferma, Quotidianamente ricercatori denunciano , almeno a questa scienza dovremmo dare atto di verità e a non deriderla, Con che coraggio un medico non vaccinato osa proporsi al servizio di malati, arroccato in una opinione personale, invocante diritto a libertà, senza chiedere e ricevere dal paziente il dovuto consenso?
Giorni fa si ricordava col Vescovo Mario che la Fede dei ns vecchi si poteva sintetizzare così:
Sia fatta la TUA volontà, Signore!
Era il loro Mantra costante.
Se siamo IN, capiamo come da lì sorge speranza, fiducia, serenità.
Così necessarie ma così mancanti oggi.