Il concilio e… il celibato dei sacerdoti

L’intero n. 16 di Presbyterorum Ordinis è dedicato a ribadire “l’imposizione per legge” del celibato ai sacerdoti della Chiesa latina. Se la razionalità non è assente dal testo del concilio qualche domanda è necessaria.
29 Novembre 2022

Presbyterorum ordinis (PO) è il documento del concilio sul ministero e la vita dei sacerdoti. Viene votato in extremis, il giorno prima della chiusura del Vaticano II. L’intero n. 16 è dedicato a ribadire “l’imposizione per legge” del celibato ai sacerdoti della Chiesa latina.

Il testo impernia questo obbligo sulla “convenienza” del celibato allo stato sacerdotale, riconoscendo che tale condizione “non è certamente richiesta dalla natura stessa del sacerdozio, come risulta evidente se si pensa alla prassi della Chiesa primitiva e alla tradizione delle Chiese orientali, nelle quali vi sono degli eccellenti presbiteri coniugati”. Il concilio, quindi, ammette che la decisione della Chiesa non nasce da come Cristo ha costituito il sacramento dell’ordine, ma da una propria scelta che di per sé, non ha obbligatorietà divina e perciò può anche essere revocata.

Coerentemente, perciò, PO giustifica la scelta affermando che in questo modo “i presbiteri aderiscono più facilmente a lui con un cuore non diviso, si dedicano più liberamente in lui e per lui al servizio di Dio e degli uomini, servono con maggiore efficacia il suo regno e la sua opera di rigenerazione soprannaturale, e in tal modo si dispongono meglio a ricevere una più ampia paternità in Cristo”. Per quattro volte viene usata la logica dl compartivo di maggioranza, indicando chiaramente che con il celibato la missione del sacerdote raggiunge la potenziale perfezione.

Se la razionalità non è assente dal testo del concilio qualche domanda è necessaria. Come possono essere eccellenti preti quelli sposati nella Chiesa orientale, se la perfezione del servizio sacerdotale c’è solo con il celibato? Posto così, difficilmente si esce dall’idea che i preti sposati siano di serie b, rispetto alla loro capacità di svolgere pienamente il proprio ministero. Ricordo che Benedetto XVI nell’ottobre del 2009 ha accettato che preti anglicani sposati potessero rientrare come preti nella chiesa cattolica ed esercitare a pieno titolo il loro ministero. Che Benedetto sia andato contro il Vaticano II?

Ancora. PO 13 dichiara che “I presbiteri raggiungeranno la santità nel loro modo proprio se nello Spirito di Cristo eserciteranno le proprie funzioni con impegno sincero e instancabile”. Tradotto: il sacerdote diventa santo se fa bene il prete, al massimo grado. Ma per viverlo al massimo si deve essere celibi, perciò il celibato è necessario alla santità del prete. Poi, però, si legge Guaudium et Spes 17 e ci si accorge che la santità non può essere imposta per legge, nemmeno per legge divina: “Dio volle, infatti, lasciare l’uomo in mano al suo consiglio, che cerchi spontaneamente il suo Creatore e giunga liberamente, aderendo a lui, alla piena e beata perfezione. Perciò la dignità dell’uomo richiede che egli agisca secondo scelte consapevoli e libere, mosso cioè e determinato da convinzioni personali, e non per un cieco impulso istintivo o per mera coazione esterna”. Qualcosa non torna.

Perché, sempre PO 16 afferma che il celibato va chiesto come dono a Dio e va abbracciato liberamente dal sacerdote. Il che sembra maggiormente possibile se fosse reso facoltativo, più che obbligatorio. É pur vero che si può scegliere liberamente di stare dentro ad una regola esterna (che per ciò stesso non è più esterna), ma se questa è condizione indispensabile per essere preti, allora, per essere fedeli a GS 17, è assolutamente necessario ammettere al sacerdozio solo coloro che hanno compiuto davvero questa scelta interiore. E in effetti il concilio offre questa indicazione. Nel documento dedicato ai religiosi si dice che i candidati “non abbraccino questo stato, né vi siano ammessi, se non dopo una prova veramente sufficiente e dopo che sia stata da essi raggiunta una conveniente maturità psicologica ed affettiva” (PC 12). Ma ciò viene esplicitato solo per i religiosi, non per i sacerdoti. Sarà stato un caso?

Ancora. Il sacerdote celibe ha la possibilità di testimoniare “quel mondo futuro, presente già attraverso la fede e la carità, nel quale i figli della risurrezione non si uniscono in matrimonio” (PO 16). A dire che la vita nel Regno di Dio non ammette la sessualità. Per giustificare ciò, coerentemente, il concilio afferma che i candidati al sacerdozio “abbiano una conveniente conoscenza dei doveri e della dignità del matrimonio cristiano, ma sappiano comprendere la superiorità della verginità consacrata a Cristo” (OT 10). Testo clamorosamente smentito da S. Giovanni Paolo II nell’udienza del 14 aprile 1982: “Nelle parole di Cristo sulla continenza per il Regno dei cieli non c’è alcun cenno circa la inferiorità del matrimonio”. Le parole del Nuovo testamento “non forniscono motivo per sostenere né l’inferiorità del matrimonio, né la “superiorità” della verginità o del celibato”. Che anche S. Giovanni Paolo II sia andato contro al concilio?

 

 

 

 

 

7 risposte a “Il concilio e… il celibato dei sacerdoti”

  1. Cipriano Russo ha detto:

    La chiesa “madre” commette ingiustizia quando un prete dopo anni di fedele servizio ,per un motivo o per un altro,decide di formare una famiglia…ciò non vuol dire andare contro i suoi precedenti principi…anziché sbagliare decide nell’ onestà e questo la “madre chesa” non lo capisce…preferisce condannare…

  2. Giuseppe Del Vecchio ha detto:

    Qualcuno afferma che se i preti cattolici si sposassero la chiesa cattolica diverrebbe protestante. Nulla di ciò e vero. Chi fa questa affermazione non conosce la storia della Chiesa e la sacramentaria. Perché non sa che fino all’anno 900 c’erano nella chiefs xc fua cattolica preti sposati. Per quanto riguarda, poi, la sacramentaria il matrimonio dei preti non inficerebbe la concezione e il numero dei sacramenti. Per noi cattolici esiste la transustanziazione per i protestanti no, per noi cattolici i sacramenti sono sette per protestanti solo due. Per non parlare della mariologia che ci divide ancor più. Quindi dire che il matrimonio dei preti farebbe diventare la chiesa cattolica protestante è una grande “balla” messa in giro da tradizionalisti misogeni.

  3. Alessandro Manfridi ha detto:

    Tutti siete a conoscenza che nella stessa Chiesa Catollica ci sono preti sposati.
    Sono i sacerdoti cattolici di rito orientale che in Italia in particolare sono presenti nelle diocesi di Lungro e Piana degli Albanesi.
    Poi abbiamo i sacerdoti cattolici sposati provenienti da altre confessioni, anglicani o riformati.
    I preti cattolici di rito latino fanno liberamente la promessa di celibato per cui, se in seguito decidono di sposarsi devono ricevere la dispensa dal celibato e sono sospesi dall’esercizio del ministero. Che siano o meno stati dei buoni ministri la Chiesa chiede loro (ai preti cattolici di rito latino) una scelta. O l’Ordine o il matrimonio.

  4. Giovanni Benacus ha detto:

    Migliaia di preti ortodossi, anglicani, riformati, quotidianamente fanno il Bene e operano il Bene se la differenza, lo spartiacque, per cercare e vivere il Bene è il celibato siamo nella cacca più nera

  5. Salvo Coco ha detto:

    Buon contributo questo articolo. C’è da dire che non è solo quello del presbiterato l’unico tema su cui al concilio si sono confrontate opposte visioni di chiesa. I tradizionalisti, seppur in minoranza, hanno dato battaglia ed hanno imposto parecchi compromessi. Il risultato è stato che si sovrappongono due ecclesiologie: una tradizionalista che mirava a mantenere la gerarcologia clericalista ed una aperta alla perenne novità evangelica. Purtroppo nel post concilio questa scarsa amalgama è stata abilmente sfruttata dai conservatori per ribadire la tradizionale dottrina e per bloccare qualsiasi dinamismo conciliare. Il celibato dei presbiteri è stato uno dei temi bloccati e purtroppo stenta ancora ad essere risolto. Il problema di fondo è che rimane ancora iscritto dentro una visione clericalista e se non si debella il sistema di potere del clero basato sul sacro, difficilmente qualsiasi riforma ecclesiale potrà essere avviata.

    • Gian Piero Del Bono ha detto:

      Dunque papa Francesco ( e migliaia di vescovi) sono solo dei biechi clericali ,visto che hanno spiegato pazientemente e tante volte che il celibato dei preti non e’ e non puo’ essere in discussione
      Ma basta ! L’ ala radicale dei modernisti e’ da decenni che spinge su questo. Ma lo volete capire che il giorno in cui non ci sara’ piu’ il celibato dei preti la Chiesa cattolica diverrà identica a quella protestante ? E papa Francesco ha detto non voglio due chiese protestanti.

  6. Davide Corallini ha detto:

    Eccellenza non è uguale a perfezione e degradare “calcisticamente” i preti sposati a rango inferiore non credo sia intenzione di nessuno; credo altresì che siano due servizi oggettivamente svolti con sfumature diverse.
    Sulla Gaudium et Spes vs PO 13 non torna solo la natura dei due documenti: il secondo è proprio, specifico e indirizzato ad un servizio della Chiesa, il primo è rivolto genericamente alla Chiesa nel mondo…è un respiro diverso.
    Sul Regno di Dio…beato chi lo vedrà e saprà gioirne così com’è!

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