Profumi inediti di Vangelo…

La "Via crucis di un ragazzo gay” rende possibile raccontare, attraverso la passione omoaffettiva, qualcosa dell’amore di Dio per l’uomo e dell’amore dell’uomo per Dio.
10 Maggio 2024

«L’eros di Dio per l’uomo è insieme totalmente agape. (…) L’amore appassionato di Dio per il suo popolo – per l’uomo – è nello stesso tempo un amore che perdona. Esso è talmente grande da rivolgere Dio contro se stesso, il suo amore contro la sua giustizia. Il cristiano vede, in questo, già profilarsi velatamente il mistero della Croce: Dio ama tanto l’uomo che, facendosi uomo Egli stesso, lo segue fin nella morte e in questo modo riconcilia giustizia e amore».

Queste parole le possiamo leggere al n. 10 dell’Enciclica Deus Caritas Est – di Benedetto XVI (2005) – e ci aiutano a leggere il mistero della croce anche come espressione dell’eros di Dio, del suo amore appassionato per l’uomo: la sua vera “passione”; una tale pazzia da «rivolgere Dio contro se stesso, il suo amore contro la sua giustizia», almeno apparentemente; perché in realtà la croce «riconcilia giustizia e amore»; in Dio eros e agape coincidono.

Leggendo Via Crucis di un ragazzo gay di Luigi Testa (Castelvecchi, 2024) l’espressione erotica dell’amore non manca. Al termine del testo Luigi conclude «Ora che sono arrivato alla fine, tienimi con te. Non sarò ubbidiente come la Maddalena, non mi fermerò al tuo  “non mi toccare, non mi trattenere”. Ti toccherò, invece. Ti tratterrò. Non mi staccherò da te, e resteremo insieme per sempre nel giardino della risurrezione (…) mentre io ti tengo forte, tu mi stringi, la tua sinistra sotto il mio capo e la tua destra ad abbracciarmi. Mi accarezzi, mi chiami per nome – Dodì, l’amato mio -, e io ti bacio».

È un amore erotico maschile quello raccontato da Luigi nei confronti dell’amato Gesù; un amore diverso da quello delicato, attento e ricettivo, femminile, di Maria. Ma ci chiediamo, un amore omoerotico come quello descritto da Luigi può diventare agape? Scrive ancora Benedetto XVI nella sua Enciclica: «Anche se l’eros inizialmente è soprattutto bramoso, (…) nell’avvicinarsi poi all’altro si porrà sempre meno domande su di sé, cercherà sempre di più la felicità dell’altro, si preoccuperà sempre di più di lui, si donerà e desidererà “esserci per“ l’altro. Così il momento dell’agape si inserisce in esso» (Deus Caritas Est, 7).

L’amore per Gesù che Luigi esprime nella sua via crucis certamente segue la dinamica di alterità descritta nell’Enciclica: vuole esserci per Gesù. Forse è questa la sfumatura, il profumo inedito, che questa via crucis di un ragazzo gay ci vuole donare: non tanto la denuncia del dolore inferto dall’omofobia – e comunque anche quello – quanto la possibilità di raccontare anche attraverso la passione omoaffettiva – insieme a tante altre forme di passione, il Cantico dei Cantici docet – qualcosa dell’amore di Dio per l’uomo e dell’amore dell’uomo per Dio.

Scrive ancora Luigi nella decima stazione – Gesù spogliato, che “svuotò se stesso” (Fil 2, 7) – : «Lentamente, come in una liturgia, a scoprire piano piano il corpo dell’altro, e ad ogni passo, ad ogni centimetro di pelle nuda, uno stupore nuovo, su cui fermarsi ad adorare». Viene in mente l’episodio in cui Gionata spoglia se stesso di fronte a Davide, come segno di piena e affettuosa consegna di sé: «la vita di Giònata s’era legata alla vita di Davide, e Giònata lo amò come se stesso (…) Giònata strinse con Davide un patto (…) si tolse il mantello che indossava e lo diede a Davide e vi aggiunse i suoi abiti, la sua spada, il suo arco e la cintura (1Sam 18, 1-4)».

Luigi ci sfida, come una sfida è l’amore erotico descritto nel Cantico dei Cantici e poi ripreso da Giovanni della Croce nel Cantico Spirituale per descrivere l’amore per Dio: «Là mi offrì il suo petto, là m’insegnò scienza assai gustosa, a lui tutta mi detti, me stessa per intero; là gli promisi d’esser sua sposa». Di quale amore parla Giovanni della Croce nel rivolgersi a Gesù con le parole della sposa? Eros o Agape? È lo stesso amore di Dio, l’amore dello Sposo, che della croce fa il talamo della sua passione.

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