Maria risponde all’annunzio dell’Angelo con un “eccomi”, piccolo e immenso, che fa sobbalzare di gioia l’intera creazione. Esso era stato preceduto nella storia della salvezza da tanti altri “eccomi”, da tante obbedienze fiduciose, da tante disponibilità alla volontà di Dio. Non c’è modo migliore di pregare che mettersi come Maria in un atteggiamento di apertura, di cuore aperto a Dio, ad accogliere la Sua volontà. Tutti possiamo pregare così, con queste poche parole: “Signore, quello che Tu vuoi, quando Tu vuoi e come Tu vuoi”.
La preghiera sa ammansire l’inquietudine di voler essere subito esauditi e la sa trasformare in disponibilità. La Vergine Maria, in quei pochi istanti dell’Annunciazione, ha saputo respingere la paura, pur presagendo che il suo “sì” le avrebbe procurato delle prove molto dure. Se nella preghiera comprendiamo che ogni giorno donato da Dio è una chiamata, allora allarghiamo il cuore e accogliamo tutto. Pregando impariamo a dire: “Quello che Tu vuoi, Signore. Promettimi solo che sarai presente ad ogni passo del mio cammino”.
Questo è l’importante: chiedere al Signore la sua presenza in ogni passo del nostro cammino: che non ci lasci soli, che non ci abbandoni nella tentazione, che non ci abbandoni nei momenti di prova e di sofferenza. Maria accompagna in preghiera tutta la vita di Gesù, fino alla morte e alla risurrezione; e poi accompagna i primi passi della Chiesa nascente (cfr At 1,14), pregando con i discepoli che hanno attraversato lo scandalo della croce e attendendo con loro il dono dello Spirito Santo.
Tutta la vita di Maria è stata impregnata di preghiera. «Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19), scrive l’evangelista Luca. Tutto ciò che le capita intorno finisce con l’avere un riflesso nel profondo del suo cuore: i giorni pieni di gioia, come i momenti più bui, quando anche lei fatica a comprendere per quali strade debba passare la Redenzione. Tutto finisce nel suo cuore, perché venga passato al vaglio della preghiera e da essa trasfigurato.