La lettura della recente pubblicazione di Rocco Gumina (Giuseppe Dossetti: tra intenzione e fine. Gli anni dell’impegno politico 1943-1958, Il Pozzo di Giacobbe 2024), che scaturisce da una ricerca attenta sugli anni dell’impegno politico di Giuseppe Dossetti, oltre a dare l’opportunità di conoscere meglio la figura di un uomo impegnato nella ricerca del bene comune, e nella sua reale attuazione, consente di “toccare con mano” un modo di costruzione del fare politico orientato verso un fine autentico. Non a caso, infatti, il libro porta con sé una riflessione, non solo sull’intenzione, e quindi sulla disposizione a fare una determinata cosa, ma anche sul fine dell’azione politica di Dossetti. Ciò rende la lettura e la comprensione del pensiero dossettiano ancora più completa.
Uno dei motivi per cui questa pubblicazione si rende necessaria è sicuramente riconducibile al bisogno, forse all’urgenza, in questo tempo di crisi politica e non solo, di un recupero del pensiero di Dossetti e, quindi, anche di una possibile concretizzazione di una prassi politica ispirata. Il testo con le sue citazioni puntuali permette di riflettere sul come Dossetti si è pro-posto e quale eredità ha lasciato. E se questa eredità è stata accolta o meno.
Chi è l’erede? Ce lo siamo mai chiesti che spazio occupa l’erede? Cosa significhi ereditare? Erede, in Jacques Lacan, non è colui che riceve qualcosa da chi lo ha preceduto senza parteciparne attivamente ma è egli stesso parte attiva e pro-positiva della donazione ricevuta. L’eredità è un movimento in avanti. L’eredità non rappresenta qualcosa del passato, in questo caso Dossetti, qualcosa da collocare nel cimitero della storia ma, di più, rappresenta un movimento di base che si protrae verso il futuro e, per questo motivo, se si vuole veramente ereditare ciò che i padri e le madri ci hanno lasciato, bisogna riconquistarla, quella stessa eredità. Essa si fa e diviene un continuo movimento di conquista. Ereditare, dunque, come possibilità di ri-appropriazione di qualcosa che si va via via sempre più sbiadendo proprio perché non custodita e riconquistata. Credo che il pensiero di Dossetti, troppe volte incompreso nella storia recente, porta con sé questa necessità di riconquista.
Nel nostro dialogare quotidiano, talvolta, non facciamo differenza tra il reale e la realtà. Il reale non è la realtà. Il reale non coincide con la realtà. Eppure, si utilizzano allo stesso modo. Quale è la differenza tra reale e realtà? La realtà ha come caratteristica la permanenza, la fissità, il rimanere allo stesso modo. Il reale, diversamente dalla realtà, che rimane così com’è, esercita invece una funzione di trauma sulla realtà. Il reale è ciò che traumatizza la realtà. Ma questo suo farsi trauma è generativo, non distruttivo. Non cancella. Crea, fa crescere. È un trauma che rende viva e attiva la realtà.
Questo per dire che Dossetti, a mio parere, con la sua fonte religiosa dell’impegno politico si fa reale, cioè, traumatizza la realtà che lo circonda. Una realtà, come Gumina ben evidenzia nel libro, che violenta, nel senso di chi ne fa un cattivo uso ad esempio quello connesso all’azione cattolica sul piano politico. Infatti, la situazione storica e politica nella quale si colloca Dossetti è un ambiente in cui la Chiesa e tutto ciò che la circonda fa uso della stessa cattolicità per finalità politico-elettorali. Questo è un limite, seppur imbarazzante, da riconoscere. Dossetti, e questo è veramente illuminante, agisce diversamente e questo libro dà gli strumenti per comprenderlo. Il senso del fine è da ricercarsi, così come scrive bene l’autore, in ogni ambito o scelta della propria vita. Una vita che partendo e permanendo nella fede, si fa prossima. Si apre all’Altro, chiaramente, anche e soprattutto attraverso l’azione politica.
In questa direzione Dossetti si fa reale perché irrompe una realtà il cui desiderio era rimanere in una fissità che rischiava di danneggiare o, di più, non riconoscere le diversità che, da uomo cattolico, Dossetti, non temeva di comprendere, proteggere ed esaltare. Proprio perché il suo essere reale irrompe la realtà credo che sia opportuno ricordare che egli stesso contribuì alla costruzione di una identità tutta italiana che si esprime poi nella sua presenza alla costituente. Dossetti partecipa all’edificazione della nostra tanto amata Costituzione Italiana. È padre costituente. E oggi, dove pare che la Costituzione sia diventato oggetto di smantellamento da parte dell’attuale Governo credo sia fondamentale parlare dell’impegno politico di Dossetti. Un impegno concreto che, avendo forti punti di riferimento, valorizzava la libertà, l’uguaglianza e la diversità.
Ecco. Credo che oggi siamo eredi, sì, ma siamo anche orfani. Orfani di una visione di valori, di idee, di prospettive. La politica attuale sia nazionale sia internazionale non ci lascia ben sperare. E di questo ne siamo testimoni.
Una frase racchiude bene sia il progetto di Dossetti sia la visione che porta avanti Gumina con la sua continua e appassionata ricerca. Alcmeone, medico greco vissuto probabilmente nel VI sec. a.C., così affermava: «Gli uomini per questo muoiono, perché non possono ricongiungere il principio (arché) con la fine (télos)». Ecco, credo che Dossetti, e questa pubblicazione lo testimonia, non sia morto del tutto perché ci ha permesso di comprendere quanto sia stato capace, diversamente, di congiungere il principio con la fine e il fine. Non ci resta dunque che invenire, ovvero, trovare o ri-trovare quanto abbiamo sotterrato, talvolta consapevolmente, dimenticando.
Queste parole , ci dimostrano la verità del periodo che stiamo vivendo , i politici pensano ad arricchirsi loro , invece di pensare alla popolazione , al paese che si sta’ degradando , che si sta’ impoverendo , loro cosa fanno ? Pensano ad infamarsi fra di loro