All’improvviso, dietro ad una curva di una stradina stretta e ripida, si apre un piano erboso e lì, nel mezzo, la vedi quasi come un’apparizione. Ti si mostra da dietro, la parte più antica e affascinante. Del 1152, in “tempore famis”, come sta scritto su un capitello. La pieve di Romena ha nella sua radice il senso profondo della fraternità che dal 1991 vi trova casa. In tempo di fame, di crisi, di carestia, la popolazione, gli artigiani locali, le maestranze lombarde e il signore della zona, erigono a Dio questo gioiello casentino, per esprimere tutto il meglio della propria creatività nella speranza di far cessare le tribolazioni.
Così l’ispirazione di Don Luigi Verdi, anima e fondatore della fraternità, nasce dalla pieve: dopo un periodo di crisi personale e spirituale, chiede al vescovo di Fiesole di poter realizzare a Romena un’innovativa esperienza di incontro e di accoglienza per chiunque, soprattutto per chi attraversa una crisi, un dolore, un sentiero interrotto. In pochi anni transitano da Romena sempre più viandanti di questo tempo, in cerca di un posto dove poter sostare, incontrare se stessi e gli altri, e riprendere il proprio cammino. Oggi è un luogo d’incontro per chiunque abbia bisogno “di un pezzo di pane, di un po’ di affetto e di sentirsi a casa da qualche parte”, come recita il motto della fraternità.
Sono stato a messa lì: un’esperienza. E già questo è una notizia. Alcune volte da solo, altre con amici credenti, una anche con un amico ateo. Ma sempre ti resta dentro qualcosa che ti tocca e ti smuove. Non so se questo dovrebbe essere il senso della liturgia, così come i teologi ce lo raccontano, ma di certo sono messe non a costo zero.
L’interno è quello di una classica pieve romanica, molto sobria però, dove gli elementi di arredo sono stati “distillati” con cura e semplicità. Il legno, la pietra, il ferro battuto. La gente si siede dove vuole, in terra, sugli scalini, sui basamenti delle colonne, ma è un disordine molto armonico e semplice dove si respira il senso dell’accoglienza per tutti, senza troppe formalità. Dove nessuno si fa problema ad abbracciarsi e a piangere, dove ci si commuove insieme e dove anche i cani al guinzaglio sembrano sentire che si può stare lì in silenzio, ma senza costrizioni.
Un acustica molto curata permette di sentire le musiche e i canti da ogni lato, ma sempre a basso volume. Canzoni certo non comuni per chi è abituato alla messa “classica” delle nostre parrocchie. Spesso canzoni nate fuori dalla liturgia, ma che “ti risuonano dentro”, come mi ha detto un amico la prima volta che le ha sentite. Canzoni dove testo e musica sono stati scelti con cura per veicolare l’accoglienza a tutti, la naturalezza dello stare insieme, la misericordia incrollabile di Dio e la speranza forte che il dolore e la morte non vincono.
Ma poi, forse per me che sono un po’ dentro alle cose liturgiche, ciò che maggiormente mi ha colpito, sono le piccole, quasi impercettibili variazioni sul canovaccio della messa, che però “parlano” molto di come a Romena si percepisca la presenza di Dio. L’espressione “Dio onnipotente” non si usa mai, sostituita sempre dalla locuzione “Tu che tutto abbracci”. Una scelta di essenzializzare la parola di Dio della domenica, leggendo il vangelo e la lettura, tra le due canoniche, che più si coordina con il tema di quella domenica. La concentrazione dell’omelia, in genere mai più di 7 – 8 minuti, su un solo tema, quello centrale del vangelo, mostrando sempre il lato della umanità piena e amorevole di Cristo. Mai invettive contro, mai difese strenue, mai sbrodolamenti teologici astratti. Sempre e solo il tentativo di mostrare come il vangelo ci offra la vita piena, in tutti i suoi aspetti, ruvidi, corposi, solidi, senza troppi fronzoli.
Don Luigi lascia sempre il posto da celebrante principale a qualche prete (ce ne sono sempre più di uno) di gruppi che sono lì in visita quella domenica e si riserva l’omelia e la parte della preghiera eucaristica in cui, con calma legge tutti i nomi delle persone per cui quella messa viene celebrata, che sono quelli dei figli morti di gruppi di genitori che a Romena fanno incontri, confronti, cammini per attraversare il lutto.
Poi, al centro della celebrazione, la scelta accurata della preghiera eucaristica, tra le otto possibili. Molto spesso la V/c che sottolinea l’amore di Cristo per gli uomini e la seconda della riconciliazione, che accentua l’unità delle persone come conseguenza del perdono di Dio. Preghiere raramente frequentate nelle nostre messe abituali, ma che cercano una mediazione più “calda” tra il trascendente e l’uomo. E alle parole della consacrazione la scelta di ritornare al testo originale dei vangeli e di Paolo in cui non c’è menzione della parola “sacrificio”, ma solo: “Questo è il mio copro offerto per voi”.
Sicuramente ai puristi della liturgia verrà da storcere il naso. Ma don Luigi conosce bene il confine minimo da tenere affinché la celebrazione sia “canonica”. E non lo oltrepassa mai. Rendendo però possibile, la presenza alle sue messe di due categorie di persone molto assenti nelle nostre parrocchie.
Da una parte le donne di mezza età. Che lì rappresentano almeno il 50 % dei presenti. Donne che, sentite intervenire durante alcuni incontri di formazione della fraternità a cui ho partecipato, hanno spesso il dente avvelenato verso una Chiesa che le ha “estromesse”, (o almeno loro si sono sentite così), proprio nel momento in cui avrebbero avuto più bisogno di essere accolte e perdonate nel loro limiti ed errori. Dall’altra alcuni uomini “pensanti”, che cioè non rinunciano ad interrogarsi senza preclusione sulla distanza tra il vangelo e la Chiesa di oggi che loro hanno incontrato, ma che non si sono arresi alla tentazione di gettare via “l’acqua e il bambino”. Di sicuro queste sono persone che non parteciperebbero facilmente alle nostre celebrazioni ordinarie, abituali. Ho direttamente incontrato persone della mia città con cui ho parlato, che hanno candidamente ammesso: “qui ci vengo a messa, da altre parti non ce la faccio proprio”.
Ma sono state soprattutto le reazioni spontanee del mio amico ateo (lui dice di esserlo, ma chissà…) mentre partecipava alla messa. Al canto d’ingresso ha sgranato gli occhi e guardandomi mi ha detto: “Ma questa è dei Nomadi”. Ho solo sorriso. All’omelia mi sussurra all’orecchio: “Ma questo come fa a fare il prete?” Gli chiedo: “perché?”. E lui: “ma è troppo normale, è umano, come fa?”. E alla comunione mi sorprende con un: “ma vè che roba!!” Gli dico: “Cosa?” E lui: “un prete che entra tra la gente e viene incontro alle persone e offre il pane. Non l’ho mai visto fare da un cattolico”. Resto stupito e lui lo vede: “Sì, lui ti viene incontro, ti viene a cercare, ti offre una possibilità, poi tu puoi dire sì o no, ma ti cerca lui”. E mentre torniamo in auto, tra discorsi molto ordinari, all’improvviso mi dice: “Qui ci torno di sicuro”.
Sono 30 anni che frequento Romena che per me è casa,pace e famiglia.Gigi è un amico luce nella mia vita e per me c’è sempre stato.Ogni domenica vado lì ed incontro tanti amici…..Grazie Gigi sei unico ti voglio bene4000
@ M.C.V.
Sorpreso dal suo commento ho cercato ovunque sul sito dove e se:
“…per i fans di Romena , la Messa come ripetizione del sacrificio di Gesu’ che si immola sulla Croce per togliere i peccati del mondo, l’ Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo…
e’ una assurdita’ preconciliare ”
NISBA! E guardi che concordo sul non focalizzare Gesû sul peccato originale!!😰
Ma a Romena vedo al centro la Sua Umanitá ( cfr il Vangelo di oggi..)
Forse xché Gil ha scritto:
“E alle parole della consacrazione la scelta di ritornare al testo originale dei vangeli e di Paolo in cui non c’è menzione della parola “sacrificio”, ma solo: “Questo è il mio corpo offerto per voi”.??
Che x me significa ” Io sto con chi soffre!!”
La Messa è perfetta, nessuno può aggiungere o togliere niente, nessuno si può sentire nella posizione di farlo se non essendo in grave errore. Vado spesso a Romena, la chiesa è splendida, il luogo magico. Ma alla Messa vado in qualsiasi altro posto. E purtroppo chi va a messa lì, spesso non va in nessun altra chiesa, e questo è segno che qualcosa non va.
La parola “sacrificio” nel testo fonte non c’è e cos’ in altre lingue si dice che Gesù si è donato….. documentatevi e cercate di scoprire quanto sia errata la nostra concezione di sacrificio diversa da quella di puro dono Lasciamo i sacrifici agli idoli!
Da quanto pare di capire per i fans della Messa di Romena , la Messa come ripetizione del sacrificio di Gesu’ che si immola sulla Croce per togliere i peccati del mondo, l’ Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo,e’ una assurdita’ preconciliare .
Dunque chiedo a costoro , alcuni anche anziani ,quando morirete , presto,davanti a chi comparirete, chi vi giudichera’ ? Cristo o Don Gigi? Chi toglie i vostri peccati, chi ha patito per voi sulla Croce Cristo o Don Gigi ? In chi credete , in Cristo l’ Unico Salvatore o in Don Gigi tanto buono e simpatico , le cui Messe sono tanto piacevoli,?Ma non pensare che tutta la liturgia che puo’ inventarsi costui, fuori dalla tradizione della Chiesa ,tradendo la Liturgia della Chiesa e’ solo umana?
È difficile aggiungere sono difronte a tanta ricchezza di umanità. Desidererei tanto una messa in cui non si parla di sacrificio ma di dono. Sono una novantatreenne che è lieta di apprendere ancora tanti valori. Grazie di cuore a questa comunità
C’è solo da ringraziare che ci siano dei luoghi come Romena e delle persone come don Gigi che ti fanno sentire comunità parte di quella chiesa che viene fuori dagli Atti degli apostoli che ti stimola ma che non ti giudica ma ti accoglie! Grazie a chi lavora per questo!!!
Dal Covid, tutte le Messe feriali.
Così ‘diatarz’ urla in Sagrestia contro alcune ‘osservanti’ xchè _parlano- tra di loro anche durante il Canone .
Un’altra volta: sceneggiata del facente funzioni Sagrestano perchè le donnette gli avevano RUBATO suoi compiti… Mai sentito il Celebrante CONTRO i ritardatari o gli ‘alieni’ ?
Ieri sera Augias commentava che in Politica è rimasta solo “quella di Cambronne”. E da noi??
Chiara Ciolini ha detto:……. a Romena…… tutto è diverso…nessuno ti giudica.
Invece tropppo spesso NOI ci sentiamo Gesù Cristi e RUBIAMO a DIO il suo giudizio.
SI’. Siamo TUTTI Cristiani. Ma che razza di Cristiani??? Qualcuno diceva. ..dovreste sui tetti…..!!!!
Servono cammini segreti e gnostici? Ma vaaaaaa… a ciapà i rat ( BG mode)
Romena è il posto del cuore…
Gigi è straordinario come straordinari e veri sono tutti coloro che incontrano Gesù vivo.
Ogni angolo di Romena profuma di Amore…ogni persona che vi giunge sperimenta l’abbraccio di Gesù, il Suo sorriso, le Sue carezze, le Sue parole la Sua tenerezza.
Quanta Bellezza!!!!
La Messa di Romena è” impregnata” di Umanità …si celebrano la Vitae la gioia nutrendosi di SPERANZA.
La Messa è la riproposizione incruenta del SACRIFICIO di nostro Signore offerto sul Calvario. Se don Luigi toglie questa parola vuol dire – mi dispiace – che non ha ancora superato la crisi che lo portò a Romena.
Sono anziana e non potrò mai andare a Romena anche se è un sogno. Ascolto don Luigi Verdi ogni sabato il Vangelo della domenica e lo ascolto più volte per meditarlo ed è molto bello per me è un grande aiuto perché anche noi anziani abbiamo bisogno di questi cambiamenti ed essere aiutati ad incontrare Gesù.
Romena è stata la mia salvezza. Vi ho trascorso sei giorni dal 26 dicembre 2011 al 1 gennaio 2012 dopo appena due mesi dalla perdita di mia figlia e lì ho trovato don Gigi e fra Giorgio ( la sua perdita mi ha profondamente addolorata ) che hanno abbracciato me e il mio dolore. Poi ho frequentato i corsi, i convegni, le veglie e ho piantato due mandorli perchè ho perso i miei due figli.
Quando posso torno a Romena perchè le omelie di don Gigi mi arrivano alla mente e al cuore e non mi distraggo mai.
Questa è la chiesa che vorrei!
Romena per me e mio marito è stata come una fonte d’acqua fresca…
Ci ha aiutati ( e continua a farlo) nella ricerca di una fede vera che tiene l’essenziale e lascia inutili formalismi e regole…
Ci sono stato tre settimane fa con alcune famiglie. Sono un frate e pretee francescano. Mi sono innamorato del luogo delle pietre, dei mandorli, del piccolo cimitero. È Chiesa. La cosa mi rimasta di più non c’è una recinzione, un cancello, tutto aperto x tutti.
Frequento e collaboro con la Fraternità di Romena da più di 25 anni, ormai. Vorrei congratularmi con te per la descrizione molto puntuale che hai fatto ed immagino anche che tu ben sappia che, come il tuo amico, suppongo, le Messe della domenica sono molto frequentate da sedicenti “atei”.
Grazie davvero di cuore.
Ognivolta che vado a Romena è un’ esperienza unica e irrepetibile.
Li’ ci sono le persone di sempre ma in quell’ atmosfera tutto è diverso. Regna l’ essenzialità, ci sentiamo piccoli davanti all’ Universo e liberi di esprimere le proprie fragilità, nessuno ti giudicare. Don Luigi Verdi ha sempre parole semplici, che arrivano a tutti, ma molto profonde e umane. Ogni volta che ci vado è un’ esperienza unica e irrepitibile.
Un esperienza unica, tocca l’anima che tu sia credente o no.
Assistere alla celebrazione della Messa in in luogo cosi’ speciale per antichità e per misticismo accresce il valore del contenuto della celebrazione ispirata anche dalla profonda sensibilità di Don Luigi Verdi.
È un’esperienza da fare assolutamente per affinare il nostro incontro con il divino
Molto umano!!! D’altra parte, chi c’è di più umano di Gesù? Penso stia tutto qui il punto della questione: riappropriamoci della nostra umanità, tutta, con i pregi, i difetti, i mostri che ci portiamo dentro, le guerre mai concluse, il bisogno di pace e la ricerca di infinito.
Ascolto spesso su Youtube e leggo su Avvenire il commento di don Luigi al vangelo domenicale; le preghiere, le sue riflessioni profonde hanno sempre il sapore di un’esperienza viva, coinvolgente, che ha la forza di arrivare al cuore e fa vibrare l’anima. Il modo leggero e sussurrato di parlare di Gesù lo rende vicino e umano. Un Dio così è certezza di consolazione, speranza e gioia.
Mi piacerebbe molto poter vivere, un giorno, l’esperienza della Pieve.
Gil ha dipinto un quadro.
Bellissimo.
Perché “umano”.
Solo su UNA parola ho storto il mio naso-no.
CANONICO.
GESÙ ci ha parlato tanto di Dio.
Ma anche dell’Uomo.
E ci ha detto:
TU sei LIBERO.
Ed io mi sento extra-canonico.
Altro.
Come Lui.
Ciao
P,S, e grazie!: xchę spesso ci fai respirare….